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Via Magolfa, la chiesetta degli spazzacamini

Inviato da redazione il 15 Aprile 2011 - 12:00am
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Itinerari

Per cinquant'anni non si muove, poi tutto d'un tratto si scrolla gli avanzi della storia, i ruderi, gli angoli che non fanno più tendenza. La vecchia Milano va giù, si stira le rughe. «Tempus edax rerum», il tempo consuma tutte le cose. Lo diceva il poeta latino Ovidio, lo sussurrano gli anziani che sostano davanti a qualsiasi cantiere, con gli occhi sulle gru e il cuore che ricorda. La città corre e cancella.


Via Magolfa scorre accanto al Naviglio, seguiva un'antica roggia, è cambiata in cinque anni. Adesso c'è solo un'idea coperta di verde, che finge d'essere roggia, fa «vecchia Milano». Per tutta la via, case signorili, rifatte in stile, per non ferire il paesaggio: case basse e nuovi vicoli da animare. Al civico 13, Santa Maria del Sasso, una chiesina prigioniera di una proprietà privata, rimane chiusa in questa via, silenziosa fino alla piscina Argelati, avveniristica nel 1962. La chiesina, umile e graziosa lo deve proprio essere stata. Lo stile imita il gotico, tanto per richiamare il nome longobardo del via. Il campanile con la croce, vede un cielo di altri tempi. Quando sui tetti di Milano salivano gli spazzacamini, che venivano dalla Val Vigezzo, dove esiste un santuario dedicato alla Madonna del Sasso. Prima di iniziare il lavoro, entravano in chiesa per una preghiera.

La domenica mattina, poi, andavano a vendere la fuliggine al «negoziant de carisna» (fuliggine), in via Argelati 17, dove si trovavano ottimi carboncini per pittori. A pochi passi dalla «chiesetta degli spazzacamini», sopravvivono due pilastri che stanno a guardia di niente, al civico 15. Uno dei due sembra pretenzioso, mostra ancora un fregio. Si ostina ad apparire dignitoso, e invita il passante a immaginare il piccolo mondo antico dietro quel cancello, che non c'è più. La vecchia casa è stata ristrutturata e la strada mostra solo villini firmati. L'ultimo borgo che si ostinava a non cambiare. Di fronte al 21, c'era il bar-tabacchi della via, solo poche primavere fa. Pomeriggi passati a giocare a carte, a bocce, a bere vino.
Il futuro non tira a bocce, ha fretta. Sono rimasti i due alberi, e ci hanno fatto un riparo elegante per due auto. Accanto, ha trovato casa la memoria di Alda Merini (il museo è appena stato inaugurato). E la poesia abita ancora in via Magolfa.



 

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