Il suono nascosto dell’acqua

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Rumori. Un articolo di Franco Fabbri tratto da La Repubblica del 18 giugno 2006.

Una città è anche definita dal suo paesaggio sonoro. E un paesaggio sonoro a sua volta è definito non solo dai suoni che ci sono, ma anche da quelli che mancano.
Dunque, una città è anche definita da suoni che mancano nel suo paesaggio sonoro. Nel caso di Milano, senza dubbio, l'acqua che scorre. Non basta qualche fontana e fontanella qualche breve tratto di Naviglio: Milano, che deve la sua storia e la sua ricchezza all'abbondanza dell'acqua che la circonda e che le passa sotto, ha pensato bene di nasconderla. Sono stato qualche giorno in una città dell'estremo Nord dell'Europa, che sorge attorno alle rapide di un fiume.

Da molto tempo una diga sbarra il fiume e le rapide sono in secca: ma due volte alla settimana le chiuse vengono aperte, il fiume si precipita giù per la gola, tutti corrono a vedere e a sentire. E poi penso a Roma, alle rapide intorno all'Isola Tiberina, o a Torino e al Po che scroscia tra Piazza Vittorio e la Gran Madre. Qui, come ahimè sappiamo, non scorre nemmeno l'aria. Benediciamo quelle poche giornate all'anno in cui tira vento e pulisce l'aria, e fa stormire le fronde degli alberi. Queste cose, sapete, non passano inosservate. Non si vive a lungo impunemente in un posto in cui niente scorre (nemmeno il traffico). Perfino Eraclito ha avuto bisogno di un fiume, per ragionare sul cambiamento. E allora, pensando a questo suono che non c'è, immaginiamo il pensiero metaforico che avrebbe suggerito al filosofo: medhén rei, niente scorre, niente cambia.

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