Anche gli alberi hanno diritto a una fine dignitosa.
Alluce verde
L'articolo è tratto da <<La Repubblica>> del 29 marzo 2014
La Milano dei Lumi e delle tutele civili – dopo il registro delle coppie di fatto e il biotestamento – si regala un nuovo capitolo di civiltà: il riconoscimento del diritto degli alberi, cittadini meneghini come noi, a una morte dignitosa. Il senso della decisione di Palazzo Marino è chiaro: ogni pianta, specie quelle costrette a vivere in città, ha un’anima. Lotta per una vita con Pm10, vapori di benzene e il micidiale tarlo asiatico, cresce in un ambiente ostile andando a caccia d’acqua con le radici tra tubi, asfalto, fondamenta e gallerie della metropolitana. Senza lamentarsi. Anzi: lavorando a botte di fotosintesi clorofilliana 24 ore su 24 e sette giorni su sette per sottrarre CO2 dall’aria di Milano (la materia prima non manca) e restituendoci in cambio ossigeno puro. Ce n’è abbastanza per l’Ambrogino d’oro ad honorem.
Nell’attesa, il Comune ha fatto un primo passo tributando i giusti onori agli alberi “caduti” sul campo: ogni volta che sarà necessario abbattere una pianta malata nella cinta daziaria, un apposito sistema di cartelli e mappe online spiegherà a tutti perché si deve intervenire con la motosega. Come si fa con un amico e un prezioso pezzo di città che va perso per sempre. Visto che Milano (dati Ispra) è la seconda città più cementificata d’Italia, forse è davvero così.