Finora inaccessibile al pubblico, inaugurato nella sala San Satiro
Finora inaccessibile al pubblico, inaugurato nella sala San Satiro
L’articolo, di Simone Mosca, è tratto da «La Repubblica» del 4 dicembre 2013
Il codice più antico viene prima dell'incoronazione di Carlo Magno imperatore, è del 784 e oltre a trattati di astronomia e dottrina, contiene anche un testo di Beda il Venerabile, benedettino inglese che compare anche nel Paradiso della Divina Commedia di Dante. Ma di tesori, tra 55 volumi manoscritti in pergamena tra il IX e il XVII secolo, 1200 pergamene dello stesso periodo, carte liturgiche, libri a stampa più moderni, nella nuova sede della biblioteca capitolare di Sant'Ambrogio non è difficile trovarne.
Il nuovo archivio, situato di fianco all'abside della Basilica di Sant'Ambrogio, primo piano sopra il porticato del Bramante, è stato inaugurato ieri. Era la cosiddetta sala San Satiro, che da biblioteca priva-ta è stata trasformata dagli architetti Michela Spinola e Giovanni Antonelli Dudan in una moderna sala di studio e consultazione, divisa in due spazi. Nel più grande trovano posto i volumi meno antichi, e si prevede di organizzare qui incontri e presentazioni. La sala è inoltre dedicata alla memoria dei bombardamenti de11943. I1 secondo spazio, più piccolo, è stato invece progettato per la perfetta conservazione dell'inestimabile archivio della basilica, che per secoli, era rimasto quasi inaccessibile al pubblico. «Speriamo di rimediare a questo lungo silenzio – spiega Marco Petoletti, custode dell'archivio insieme a Miriam Tessera – organizzando il prima possibile giornate aperte al pubblico».
Intanto la sala sarà aperta agli studiosi il giovedì pomeriggio, dando così la possibilità di consultare materiali che nella maggior parte dei casi non hanno ancora ricevuto pubblicazione scientifica. «Il progetto, che si presenta a Milano a pochi giorni dalla festa patronale di Sant'Ambrogio, è costato circa 80milaeuro», precisa monsignor Erminio De Scalzi, abate della basilica. Fondi messi insieme grazie a donazioni private, raccolti anche durante i tre giorni di "Flora et decora", mostra mercato che lo scorso aprile si svolse nel porticato di Ansperto, celebre ingresso della basilica. Che rimane, forse più del Duomo, il tempio milanese per antonomasia. A partire dal documento più ammirato tra quelli presentati ieri. Una pergamena del 1148. Descrive il tradizionale pranzo che ogni 17 settembre, giorno di San Satiro, l'abate era tenuto ad offrire ai canonici. Ben nove portate tra affettati, tortelli, polli dolci e piccanti.
Compare nel menù anche la prima menzione dei “Lombolos cum panicio”, carne impanata, con ogni probabilità l’originale versione della cotoletta alla milanese. Oltre a quattro lettere autografe scritte da santa Chiara e inviate ad Agnese di Boemia fra i11230 e il 1240 per appoggiarla nella sua vocazione, altro spettacolare pezzo della raccolta è il messale miniato che Gian Galeazzo Visconti donò alla basilica in occasione della sua investitura imperiale, avvenuta proprio in Sant'Ambrogio, a primo duca di Milano nel 1395. Sarà poi lo stesso Gian Galeazzo a dare avvio alla costruzione del Duomo, spogliando in parte la basilica del suo primato cittadiL’articolo, di Simone Mosca, è tratto da «La Repubblica» del 4 dicembre 201Il codice più antico viene prima dell'incoronazione di Carlo Magno imperatore, è del 784 e oltre a trattati di astronomia e dottrina, contiene anche un testo di Beda il Venerabile, benedettino inglese che compare anche nel Paradiso della Divina Commedia di Dante. Ma di tesori, tra 55 volumi manoscritti in pergamena tra il IX e il XVII secolo, 1200 pergamene dello stesso periodo, carte liturgiche, libri a stampa più moderni, nella nuova sede della biblioteca capitolare di Sant'Ambrogio non è difficile trovarne.
Il nuovo archivio, situato di fianco all'abside della Basilica di Sant'Ambrogio, primo piano sopra il porticato del Bramante, è stato inaugurato ieri. Era la cosiddetta sala San Satiro, che da biblioteca priva-ta è stata trasformata dagli architetti Michela Spinola e Giovanni Antonelli Dudan in una moderna sala di studio e consultazione, divisa in due spazi. Nel più grande trovano posto i volumi meno antichi, e si prevede di organizzare qui incontri e presentazioni. La sala è inoltre dedicata alla memoria dei bombardamenti de11943. I1 secondo spazio, più piccolo, è stato invece progettato per la perfetta conservazione dell'inestimabile archivio della basilica, che per secoli, era rimasto quasi inaccessibile al pubblico. «Speriamo di rimediare a questo lungo silenzio – spiega Marco Petoletti, custode dell'archivio insieme a Miriam Tessera – organizzando il prima possibile giornate aperte al pubblico».
Intanto la sala sarà aperta agli studiosi il giovedì pomeriggio, dando così la possibilità di consultare materiali che nella maggior parte dei casi non hanno ancora ricevuto pubblicazione scientifica. «Il progetto, che si presenta a Milano a pochi giorni dalla festa patronale di Sant'Ambrogio, è costato circa 80milaeuro», precisa monsignor Erminio De Scalzi, abate della basilica. Fondi messi insieme grazie a donazioni private, raccolti anche durante i tre giorni di "Flora et decora", mostra mercato che lo scorso aprile si svolse nel porticato di Ansperto, celebre ingresso della basilica. Che rimane, forse più del Duomo, il tempio milanese per antonomasia. A partire dal documento più ammirato tra quelli presentati ieri. Una pergamena del 1148. Descrive il tradizionale pranzo che ogni 17 settembre, giorno di San Satiro, l'abate era tenuto ad offrire ai canonici. Ben nove portate tra affettati, tortelli, polli dolci e piccanti. Compare nel menù anche la prima menzione dei “Lombolos cum panicio”, carne impanata, con ogni probabilità l’originale versione della cotoletta alla milanese.
Oltre a quattro lettere autografe scritte da santa Chiara e inviate ad Agnese di Boemia fra i11230 e il 1240 per appoggiarla nella sua vocazione, altro spettacolare pezzo della raccolta è il messale miniato che Gian Galeazzo Visconti donò alla basilica in occasione della sua investitura imperiale, avvenuta proprio in Sant'Ambrogio, a primo duca di Milano nel 1395. Sarà poi lo stesso Gian Galeazzo a dare avvio alla costruzione del Duomo, spogliando in parte la basilica del suo primato cittadino.
L’archivio di Sant’Ambrogio. Aperti a tutti secoli di storia
L’articolo è tratto da «Il Giorno» del 3 dicembre 2013
Un fondo antico di volumi manoscritti in pergamena, manoscritti cartacei di contenuto liturgico e pergamene, alcune delle quali risalgono al IX Secolo. Bolle papali originali, verbali di processi, lettere che hanno cristallizzato momenti di vita spirituale, politica, usi e costumi dall’epoca di Sant’Ambrogio. E il patrimonio dell’Archivio capitolare della Basilica di Sant’Ambrogio che da oggi è aperto al pubblico.
Rendendo accessibile per la prima volta, e in un nuovo allestimento, un vastissimo repertorio di documenti antichi che è rimasto “nascosto” ai più per 900 anni. «In questo periodo dell'anno così significativo per la nostra città – spiega monsignor Erminio De Scalzi, abate della basilica – abbiamo voluto fare un dono a Milano, nella convinzione che la carità culturale sia oggi necessaria e urgente come la carità materiale».