Qui Leonardo: La tesi

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Prima del Cenacolo: grandi scuole pittoriche a confronto. Il ruolo dell'osservatore nella sincronicità fra umano e divino

Almeno cinque diverse mani si evidenziano nella decorazione della chiesetta, ma è la Crocefissione a calamitare l'attenzione. All'epoca il genere era strettamente codificato, come nel teatro sacro popolare.

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Murale in Valtellina, secolo XV

Zanetto aveva portato da Bruxelles una nuova coerenza formale, pur nell'ambito della tradizione. La bellissima Maria, contorta nel manto gotico da un dolore senza nome, sotto il volto di un Cristo alla Van Der Weyden, uniti e come isolati da un saliente diagonale che coincide con la linea d'una collinetta.

Ed ecco la sorpresa: un alone lungo la figura di Gesù, un doppio che indica lo spostamento verso il centro da una postura precedente a ginocchia fortemente angolate. Il corpo in croce si è come levato in volo nello spazio breve, ampliandolo; la luce che ora lo scandisce è già anticipo di resurrezione della carne: questo è già un corpo glorioso.

Giovanni, le mascelle serrate come a trattenere il pianto, regge un mantello del colore delle acque, cadenti ai piedi della croce, sì che par di vedere un lago di lacrime tracimare incontro al fiume di sangue del patibolo. La spalla arretra,la figura si fa piramidale, e pur nella sua marcata virilità, ci ricorda l'angelo efebo di Leonardo nel "Battesimo" del Verrocchio, quel mantello in funzione analoga, che scivola nel Giordano accanto ai piedi di Cristo.

La suggestione è moltiplicata da echi di volti gementi, che la nostra identificazione crea, "interpretando" le vistose macchie d'umidità della parete, un vero coro di anime disperate. Un plusvalore espressivo aggiunto che può essere spiegato in tanti modi (uno è la facilità della simmetrìa del volto umano) a seconda che in noi prevalga lo scienziato o il credente.

Si ha l'impressione che il dipinto, impregnato di pigmenti e sali minerali, abbia fatto da gigantesca rètina alla camera oscura della chiesetta, creando istantanee di devozione con le espressioni degli osservatori. Un fenomeno che sarebbe piaciuto a Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung, ideatori del modello psicofisico degli eventi sincronici, nel secolo scorso.

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Crocefissione di Buccinasco dal 1463 (Zanetto-Bugatto)
al 1495 (Leonardo da Vinci?)

A maggior ragione piacerebbe a Leonardo questo corale pathos scaturito dall'inconscio collettivo, che possiamo sintetizzare nelle figure "Imago A e B" di lancinante bellezza. Sono forme che non si apparentano con alcuno stile pittorico storico, mentre sembrano avere peculiarità simili a reperti sacri quali ad esempio le sindoni.

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Imago A: San Giovanni
Imago B: Maria

"O mirabile Necessità... o magna azione, quale ingegno potrà penetrare tale natura? Quale lingua fia quella che displicare possa tal meraviglia? Certo nessuna. Questo dirizza l'umano discorso alla contemplazione divina" (Codice Atlantico, 302 v.b.). Sono parole inequivocabili di Leonardo.

Egli crede con la mente e con il cuore, e considera l'anima un "indicibile capolavoro" di Dio; esprimerla nell'arte è la sua massima aspirazione; contemplare è insieme conoscenza e amore. Corpo ed anima, la creatura si pone tutta intera al centro dell'universo sotto la luce che la rivela. Irrompe sulla scena milanese, con l'arte di Leonardo, il Rinascimento.

Le altre scuole, europee e locali, ne sono modificate per sempre. D'ora in poi la vera scuola milanese sarà l'Accademia Vinciana, grande, folgorante utopia subito scompaginata dal precipitare della storia italiana. Ma il testamento spirituale di Leonardo resta: "lo... continuerò!"

E lo spettacolo di quella luce tra umano e divino continuerà, dopo di lui. Si chiamerà Caravaggio.

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Dettaglio del ritratto del Cardinale Giuliano de' Medici in un
celebre quadro di Raffaello