Un progetto di recupero e valorizzazione per la cascina Monterobbio

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Da tempo abbiamo elaborato, e presentato al consiglio di Zona 16 (ora 6), un progetto di recupero e valorizzazione della struttura e del territorio della cascina Monterobbio.

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CASCINA MONTEROBBIO via S. Paolino, 5 (ex via Moncucco, 51) - MILANO

ARTE e SPORT hanno improntato le attività presso la C. M. fin dal 1959, anno in cui il Comune l'acquistò insieme a 410.000 mq di terreno circostante, per poter costruire il quartiere S. Ambrogio I, prima grande isola pedonale italiana inserita in zona popolare.

La splendida campagna, varia ed articolata, ricca di presenze animali (sia di allevamento che selvatici), era una enclave di passaggio lombardo fin dentro la città , un modello dell'azione tutelare del Naviglio Grande che, a gomito della Darsena, riprendeva il corso verso Pavia e il Ticino, riconducendo l'acqua irrigua e reflua delle sue stesse rogge. Nel mirabile sistema, la Monterobbio si collocava in posizione privilegiata, all'intersezione del canale sul Lambretto Meridionale e torrente Boniforte, avendo di fronte il potente complesso ecclesiastico di Chiesa Rossa, a nord-ovest una corona di antiche cascine già parzialmente urbanizzate.

Storicamente accatastata e monitorata come "utente del Lambro Meridionale", ha visto l'alternarsi alla proprietà di famiglie nobili (come il feudatario di Cassino Scanasio), preti, uomini politici, intellettuali(ad es. il segretario di Alessandro Manzoni, che importò da Versailles le robinie per potenziare la stabilita degli argini), finanziatori del governo eccetera. Piu volte ha ospitato persone celebri, come il pittore Francesco Hayez e lo stesso Napoleone, che pare abbia dormito nella stanza degli affreschi - all'epoca ancora non ricoperti di calce - sotto l'altana.

Secoli XV - XVII
Da un semplice corpo di fabbrica iniziale a "T" sorto in epoca viscontea, probabilmente delegato al controllo delle acque a monte di Conca Fallata-Chiesa Rossa, si passa in seguito alla "casa da massaro" e all'organizzazione latifondiaria con piantate di gelso, vite e cereali, in sinergia col Mulino e "folla" (filanda) di S. Ambrogio, oggi scomparsi. La facciata ovest viene decorata con motivi a fresco, le stanze interne con scene di agroallevamento, caccia e bosco. Si aggiungono i balconcini barocchi in ferro di Toledo sul fronte principale.

Secoli XVIII
Si costruiscono i due cortili laterali, l'uno a villa con sette profonde arcature e loggiato, l'altro a rustici.

Secolo XX
Col suddetto esproprio da parte del Comune, il P. R. G. la destina a zona per spazi pubblici a parco ed area di salvaguardia ambientale (istituito il Parco della C. M. per 20.000 mq con Variante al P. R. G.), prevedendone il recupero in un ruolo di scala cittadina, "data la posizione, le dimensioni, il valore ambientale, le caratteristiche dell'organismo architettonico". Il "Piano di recupero e valorizzazione" dell'Assessorato al Demanio e Patrimonio, di concerto con l'Assessorato ai Beni ed Attività Culturali della Regione Lombardia, indica la creazione di botteghe artigiane per l'addestramento dei giovani, finalizzate al mantenimento della tradizione artigianale milanese, e l'istituzione di un Museo (CASCINE DEL COMUNE DI MILANO, Proposta per un Piano di Recupero e Valorizzazione: Tavola SETTORE SUD, Proposte di utilizzazione delle Cascine, sub capitolo IV; idem pag. 175; ALLEGATI "Schede Propositive di destinazione di uso delle cascine" n. 19, 1977).

Intanto si formula una proposta di affido all'Accademia di Belle Arti di Brera, per ospitare i corsi di Pittura di Paesaggio. Ma i fondi necessari per creare tale "succursale di Brera" non furono reperiti e la struttura andò depauperandosi e degradando, finche nel 1985 intervenne un'interpellanza di consiglieri a Palazzo Marino, che riprendeva articoli della stampa locale. A seguito di ciò, l'associazione ECOCLUB, costituitasi nei locali della Cascina Monterobbio, chiese l'attribuzione del vincolo storico-artistico sulla struttura.

Nonostante le difficoltà , un Circolo culturale si fece carico di organizzare eventi di sport (biciclettate ecc.) e una pinacoteca di quartiere aperta alla collaborazione delle scuole e degli artisti cittadini, attuando in parte i suggerimenti del Piano di Valorizzazione.

La situazione attuale. Quale futuro per la Monterobbio?

Il recupero non può prescindere dalla messa in sicurezza di alcuni punti deboli, oltre al riassetto generale con eliminazione delle superfetazioni e dell'abusivismo diffuso:
- Rischio di crollo nella stanza degli affreschi sotto l'altana, interessata da una crepa devastante;
- Rischia la sala del Circolo FERRARI (a causa della eliminazione di un tramezzo portante, avvenuta nel 1979) e tetto portico;
- Il crollo parziale del tetto ha reso fatiscente la "stalla grande" e alcuni rustici. Pericolante la scaletta a nord prima corte ecc.

Rimane aperto il discorso del Museo Etnografico, che potrebbe essere alloggiato nel corpo centrale, attualmente abitato dalla famiglia dell'agricoltore che ha lavorato per trent'anni in cascina e possiede molti antichi attrezzi. Ciò potrebbe costituire un primo "corpus in loco" del Museo, all'aperto.

Ma il vero nucleo archeologico del Museo - beninteso dopo aver predisposto idonee misure di sicurezza - potrebbe essere la dotazione di armi e attrezzi in bronzo rinvenuti nel secolo scorso in località Cascina Ranza alla Barona, e attualmente ai Civici Musei del Castello.

Si inquadrerebbe cosi logicamente l'offerta di "botteghe artigiane del metalli" suggerite anche dalla presenza dei pregevoli balconi in ferro battuto e caldeggiate nella Proposta di valorizzazione. Così come troverebbe, al centro del cortile rustico, lo sfondo ideale la scultura del Centauro e Medusa, del tutto sfavorita nella sua attuale collocazione di piazza all'Italiana - ove potrebbe essere vantaggiosamente sostituita da un manufatto più semplice, adatto ai piccoli spazi lineari dell'"anfiteatro".

Intorno al "grande bronzo" si dislocherebbero le botteghe artigiane in una credibile e prestigiosa sinergia didattica tra artigiani "anziani" e giovani apprendisti, secondo il dettato del Piano.
La DIREZIONE UNICA di "Museo Etnografico e Botteghe" potrebbe essere affidata ad un artista insigne come POMODORO, che tra l'altro ha lo studio a Rozzano, nel '600 feudo con C. M.

1 - LOCALIZZAZIONE BOTTEGHE ARTIGIANE
Principalmente nel corpo a nord del primo cortile (sui due piani).
2 - LOCALIZZAZIONE MUSEO ETNOGRAFICO
Dotazione archeologica, oggettistica storica: nel corpo centrale della cascina. Attrezzi e macchine agricole, sotto la tettoia STALLA DEI CAVALLI e parzialmente negli altri rustici, e giardino fronte ovest.
3 - FUNZIONI COLLATERALI
Reception, smistamento e sicurezza:
Il casotto giallo, addossato alla cascina decenni fa, oggi deposito di lavorazioni industriali (film di plastica) va ELIMINATO e sostituito con un prefabbricato leggero di qualità , per le funzioni di cui sopra.

Sorveglianza ed Uffici:
All'interno della STALLA DEI CAVALLI, attigua alle collezioni storiche del Museo, con ingresso dall'androne ovest e dai cortili. Sotto la tettoia c'è spazio per le macchine agricole e grandi attrezzi.

Funzioni didattiche e comunicazionali:Nella STALLA GRANDE a sud possono essere ricavati ambienti per attività di relazione, convegni e seminari.

Ristorazione e servizi socioculturali-ricreativi al quartiere:
Si propone 1'affidamento di tali funzioni al Circolo VIRGILIO FERRARI, che di fatto le svolge da circa vent'anni (oltre a pinacoteca, concorsi, terminal biciclettate nel Parco Sud, feste regionali ecc.).

Funzioni di marketing e parcheggio:
I rustici incompleti del lato est dovrebbero essere doppiati verso l'esterno da una lunga struttura in appoggio, dotata di solaio e tettoia per l'esposizione di oggettistica delle botteghe (destinata all'offerta turistica) e alle iniziative del Museo. Tettoia per parcheggio, parzialmente coperto, di servizio alla Cascina e per i visitatori.

CONCLUSIONI
Col recupero della C. M. ad un ruolo formativo e di terziario avanzato, il quartiere Sant'Ambrogio si troverebbe compreso tra più equilibrati poli culturali:


  • Da un lato, la Chiesa di S. Giovanni Bono, sigla "razionalista" del costruttore del quartiere, arch. Arrigo Arrighetti; ospita un'antica scultura lignea, la Madonna del Latte, proveniente dal demolito Mulino di S.Ambrogio, nonché tre capitelli e un camino cinquecenteschi;

  • Il recente Centro di via Barona/Boffalora guidato da Don G. Rigoldi.

  • Dall'altro, il gruppo di attività culturali/produttive insediate nella Cascina MONTEROBBIO, luogo di massima identità lombarda nel quartiere perché somma storica e matrice del territorio per svariati secoli, ed attualizzata ad opera di questa amministrazione;

  • Nonché la struttura che ospita la FINAFRICA (CARIPLO), capolavoro di Marco Zanuso (per la verità quasi inattiva).


ALLEGATI:
1 - Interpellanza 28/10/85 in Consiglio Comunale
2 - Articolo Darsena del 16/10/1985
3 - Rif/PIANO DI RECUPERO E VALORIZZAZIONE e stralcio VARIANTE P. R. G. del 19/11/92
4 - 5 - Schede iconografiche

La proposta di recupero e di valorizzazione è stata presentata al consiglio di zona 6 in data 27 maggio 2003