Granpavese, l'oro di Milano

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di Milly Franco

Sono molte le città italiane ed europee che possiedono un bellissimo Duomo e un interessante Castello, un grande teatro d'Opera, eccelse creazioni d'arte. Nessun'altra però è caratterizzata, come Milano, dalla presenza del primo manufatto ambientale polifunzionale in Occidente per l'irrigazione e il trasporto sulle grandi distanze, qual'è il sistema Grande-Pavese. Se vuoi saperne di più, scarica il nostro libretto!


Paderno d'AddaLa capacità di progettarsi e costruire il proprio futuro migliore, l'organizzazione e il diritto del territorio, con solidale volontà di coordinamento ("il mondo come volontà e rappresentazione"), lo sforzo corale plurisecolare, sorretto da costanza di fede, esprimono tutta l'identità milanese tra le genti padane ed europee. Ed in tale contesto sono belli il Duomo, la Scala, il Castello e così via. Ecco dunque nella parola chiave "identità " affiorare ciò che costituisce il senso e l'urgenza del Ri-disegnare o Ri-designare, in questo scorcio tra il secondo e il terzo millennio, direttrici di consapevole sviluppo. Noi ci troviamo di fronte al problema formidabile di impostare nuove strategie di crescita compatibili con la necessità di riarmonizzare un organismo stressato qual'è questa Milano ex-da bere, che ha spesso negli ultimi tempi dato al superfluo quanto ha tolto al necessario, e qualche volta all'indispensabile.

Indispensabili sono per il cittadino milanese, la buona qualità dell'aria, dell'acqua e del cibo, la giustizia nella distribuzione del lavoro, la certezza dei diritti nella vita associativa. Oggi, tra le priorità emerge con assoluta chiarezza una quarta, salvaguardare l'identità milanese, sbiadita, oltre che dalle vicissitudini recenti, da ondate immigratorie massive, conseguenti la globalizzazione. Un segno dei tempi, in cui effetti più o meno positivi non potranno che scaturire dalla proposta di valori logistici e strutturali convincenti, perchè ben radicati nella coscienza dei cittadini e tali da reggere al civile confronto.

Nella richiesta conclamata di ri-disegnare Milano ci piace vedere in primis la sollecitazione di un reciproco impegno, di un patto tra cittadini ed amministratori il quale annunci una nuova reciproca attenzione, se non per risolvere nei brevi tempi i problemi ereditati dal passato, almeno per il riconoscimento delle priorità, sulle quali mantenere alto il livello di dialogo nella concorde ottica di scelte di sviluppo ottimali per la città "tutta".

La corretta urbanistica (inclusa la buona architettura) è il fattore che più direttamente esprime e comunica la qualità delle scelte etico-amministrative. Pertanto la scarsa vivibilità sotto il profilo ambientale e civile, discende inesorabilmente dal tradimento delle giuste opzioni dei cittadini. Dunque riteniamo che prima di sbrigliare la fantasia in qualsivoglia altra direzione, sia fondamentale rilanciare questo luogo dell'identità milanese, i Navigli appunto, in particolare il Grande col Pavese e il delta verde, tra essi disegnato, enclave che costituisce la proiezione in città d'un ancora incantevole hinterland di boschi e abbazie, mulini e manifatture protoindustriali, "dono dei Navigli". La fragile bellezza di questo territorio rappresenta oggi il maggior fattore identificativo e, con la Dà rsena, il piacere e l'orgoglio della città. È ormai acquisita in tutta Europa l'inscindibilità del binomio bene culturale/bene ambientale e la basilare importanza della storia "materiale" quale garante delle memoria.

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