«No all'inceneritore». «Sarà emergenza rifiuti»

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A Palazzo Isimbardi dicono che non serve un nuovo impianto, ma vanno potenziati quelli esistenti. Si scontrano la Provincia e il Comune su questo tema. L'articolo è tratto dal Corriere della Sera dell'11 aprile 2007, ed è a cura di Marco Cremonesi.

"NO ALL'INCENERITORE." "SARA' EMERGENZA RIFIUTI"

di Marco Cremonesi
«Siamo esterrefatti, è una cosa assolutamente incomprensibile». Maurizio Cadeo è l'assessore comunale ai Servizi civici. Il suo stupore

Che cosa è accaduto? Nel piano per i rifiuti che la Provincia ha pubblicamente presentato lo scorso ottobre si diceva che «soltanto» con la realizzazione di un nuovo impianto di trattamento termico - quello che un tempo veniva chiamato inceneritore - si sarebbero potuti realizzare gli obiettivi del piano stesso. E cioè, la sostanziale autosufficienza di Milano e della sua provincia in tema di smaltimento.

Il via libera al nuovo impianto arrivava a coronamento di oltre 400 pagine di dati, proiezioni, valutazioni approfondite. Poi, improvvisamente, la sorpresa. La giunta provinciale approva un piano che dice una cosa ben diversa: e cioè, che gli obiettivi saranno raggiunti soltanto «con l'incremento della potenzialità impiantistica».

Insomma: dall'assoluta necessità del termovalorizzatore si è passati all'assoluta necessità di potenziamento degli impianti (più o meno) esistenti. Una novità frutto di un emendamento dei Verdi e di un altro, ma a titolo personale, dell'assessore Giansandro Barzaghi.

L'IRA DI MILANO - E così, Cadeo parla di «un atteggiamento della Provincia assolutamente incomprensibile, che va contro gli obiettivi fin qui dichiarati». Il tutto, secondo l'assessore, «per ragioni politiche che nulla hanno a che vedere con l'interesse dei cittadini. Io spero vivamente che la Provincia ci ripensi. Tra l'altro, Amsa ha presentato documentate controdeduzioni che mi auguro possano essere prese in considerazione». Per l'azienda ambientale milanese parla il direttore generale Carlo Petra: «In effetti, si parla di ampliamento degli impianti esistenti senza considerare che nello stesso piano provinciale si parla di un limite fisico che non è possibile superare. La nostra controdeduzione, insomma, è stata molto facile: le conclusioni cozzano con le premesse». Il risultato possibile è che entro il 2011 il milanese si ritrovi con mezzo milione di tonnellate di rifiuti senza una destinazione. È sempre Petra a spiegare come nasce questa stima: «I rifiuti urbani aumenteranno di 107 mila tonnellate, i fanghi dei depuratori provinciali di 100 mila, il recupero dei cosiddetti rifiuti speciali ne richiederà altre 200 mila, la riserva per il mutuo soccorso richiesta dalla Regione altre 100 mila». Risultato: 507 mila tonnellate.

«SCENARI CAMPANI» - II consigliere provinciale azzurro Max Bruschi evoca scenari campani: «È indecente che per l'opposizione assolutamente ideologica di Verdi e Rifondazione comunista si blocchi un impianto su cui tutti fino a ieri erano d'accordo». E ancora: «Come si fa a dire di no a comuni che hanno preso la decisione di provvedere allo smaltimento attraverso soluzioni moderne ed "ecocompatibili"? Il risultato è che la Regione dovrà respingere il piano». Non solo. Secondo Bruschi «il piano dei rifiuti contiene elementi grotteschi. Tecnici e consulenti strapagati hanno pensato bene di includere quali aree "immondezzabili", l'area occupata dalla scuola materna ed asilo nido di via Cinque giornate, dai giardini pubblici di via Porta, dai campi sportivi dell'oratorio e dal cimitero comunale nel comune di Solaro. E per giunta, nel piano sono dati come acquisiti progetti che non sono neanche partiti, come il raddoppio di capacità di smaltimento del termovalorizzatore di Desio».

L'argomento crea problemi anche all'interno della maggioranza di centrosinistra, che oggi si riunirà in un vertice proprio per sciogliere questo nodo. In vista dell'appuntamento, l'assessore Bruna Brambilla è più che cauta. E si limita ad osservare che «le osservazioni pervenute pongono l'esigenza di un significativo approfondimento della posizione espressa dalla giunta».