I Navigli di Milano

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Paesaggio. L'articolo è tratto da ItaliaNostra, ottobre 1995

Sono da secoli tra i simboli della città e la loro tutela pareva assicurata, dopo il vincolo paesaggistico apposto di recente. Eppure...

L’applicazione di due leggi regionali della Lombardia (n. 57/85 e 54/86) e dello strumento paesistico previsto dalla legge 431/85 (Galasso) ha consentito la tutela puntuale del tessuto edilizio di Milano nella vasta area compresa tra i due Navigli Pavese e Grande a partire dalla Darsena di Porta Ticinese fino ai limiti del territorio comunale.
Si tratta di molti ettari coperti da una fitta rete di canali con stradine che li fiancheggiano e da cortine di edifici antichi, meno antichi e recenti che racchiudono isolati in cui lo spazio libero interno, utilizzato un tempo per le ortaglie, sostituite poi da capannoni della prima industrializzazione, spesso oggi è vuoto. Il tutto a poche centinaia di metri dal Duomo e quindi con consistenti valori edilizi.


I due lunghi Navigli sorti in diverse tappe tra il 1000 ed il 1400 tagliano radialmente Milano partendo dal Porto o Darsena posto contro le mura più esterne del centro antico. Lo spicchio di territorio delimitato dai due corsi d'acqua di 10-12 metri di larghezza è rimasto fino ad epoche recenti scarsamente urbanizzato proprio per la difficoltà di superare i due Navigli con due ponti successi-vi di altezza adeguata a consentire la navigazione. Questa frattura del grande anello edificato e concentrico, costituito dalle espansioni successive, consente ancora una buona ventilazione della parte più interna della città ed un legame verde con la campagna più esterna.

L'acqua dei Navigli, oltre al principale scopo dell'irrigazione dei campi, fu utilizzata fino ai primi anni del 1900 come sicuro ed economico trasporto dei materiali pesanti per la costruzione della città. Da sempre attorno al loro corso si installarono le fornaci, le stamperie, la cartiera Binda, le fabbriche di mattonelle, quelle di stoviglie e infine anche la Richard, oltre ai fabbri ed un'infinita varietà di officine meccaniche.
Proprio per la sua caratteristica insediativa di enclave fluviale, per il rapido degrado del tessuto produttivo al decadere del conseguente trasporto su acqua, per la disordinata ricostruzione in epoca postbellica di enormi e tetri palazzoni casualmente alternati al preesistente minuto tessuto edilizio, tutto il grande quartiere è finora rimasto congelato e senza una mobilità.
Il Naviglio è un vero e proprio manufatto di archeologia industriale che ha integrato in sé il territorio circostante sia agricolo che urbano, strutturandolo in una unità formale/funzionale ben definita.
Questo ha creato un paesaggio composito, espressione del vivere di un tempo, memoria storica della nostra città, che ancor oggi a fatica sopravvive nelle sue antiche forme.
Ed è per questo che in tali aree assume particolare significato la conservazione e valorizzazione delle parti di tessuto edificato legate agli usi tradizionali del Naviglio sia all'interno della città che nel contesto rurale.

L'altra importante connotazione nell'ambito urbano sottoposto a tutela è data dalla presenza di vaste aree verdi, residuali delle campagne, collocate all'interno del triangolo costituito dai Navigli Pavese e Grande e dalla Darsena che li unisce.
Esse rappresentano una connotazione residua dell'immagine originaria e della funzione dei Navigli e come tale oggetto di tutela paesistica nel contesto vincolato. A questo fine sono stati censiti sia i luoghi aperti che i volumi edificati che si sono strutturati attorno alla rete infrastrutturale formata da strade, slarghi, piazze.
Si è data, inoltre, una particolare rilevanza alla "cortina" non come semplice sequenza di facciate ma come struttura configurativa di un'immagine sedimentata, all'interno della quale si articolano i singoli prospetti ed alla quale occorre riferirsi per ricavare criteri compositivi per ogni intervento.
Nelle normative del vincolo questi elementi connotativi strutturanti il paesaggio dei Navigli (edifici, spazi, cortine) sono stati analizzati in relazione alle varie articolazioni formali secondo le quali attualmente si presentano.

Gli edifici sono stati classificati in differenti categorie di qualità ambientale: dalla A (di valore più elevato) alla E (per gli edifici inadeguati), conseguentemente le cortine sono state valutate in relazione alla qualità più alta degli edifici che la compongono.
Ogni intervento dovrà dimostrare di aver tenuto conto dei valori delle cortine perimetrali, adeguandolo alla qualità più alta espressa nell'isolato. In ogni caso per le eventuali trasformazioni o nuove costruzioni l'altezza massima di ogni edificio interno all'isolato non può superare l'altezza degli edifici della cortina stradale ed in particolare di quelli che meglio esprimono la qualità ambientale.

Parimenti anche gli spazi non interessati da volumi edificati, sia pubblici che visibili da uno spazio pubblico, sono stati identificati e normali attribuendo al piano paesistico (come strumento autorevole) la capacità di valutare l'opportunità e la modalità della loro conservazione.
Nell'aprile 1993 tutta la vasta area dei Navigli è stata vincolata ex lege 1497/39 e inserita negli elenchi delle bellezze naturali e paesistiche d'Italia. Da quel momento ogni singola trasformazione che il territorio subirà deve essere sottoposta alle autorizzazioni regionali.
Si inserisce qui l'applicazione delle due leggi regionali della Lombardia 57/85 e 54/86 volute col medesi­mo intento di articolare la tutela degli ambiti territoriali esercitata dalla perimetrazione e dalle definizioni ex art.2 della legge 1497/39 con precisazioni che ne "chiarissero i criteri e le norme da rispettarsi ai fini della protezione degli interventi paesistici del bene medesimo" (art.2) ed inoltre "può altresì indicare le aree nelle quali è vietata fino all'approvazione del piano paesistico ogni modificazione dell'assetto del territorio ...".

In sostanza la Commissione Provinciale che è incaricata di suggerire e perimetrare le aree meritevoli di tutela deve anche scrivere i criteri e le norme "finalizzate" alla valorizzazione delle qualità paesistiche del territorio, autonomamente e prioritariamente rispetto a quelle che regolano il suo uso.
La Lombardia non ha ancora adottato un piano paesistico, per quanto alla fine degli anni ‘80 fosse stato predisposto un piano quadro che seguiva un lungo lavoro di analisi e proposte di tutela elaborate dalle Province ed estese a tutto il territorio regionale. Le conclusioni operative che il piano paesistico (presentato alla giunta regionale nel 1990) traeva dagli studi provinciali sembrarono sommarie e non esaustive della tutela.
Il territorio della Lombardia è comunque interessato per il 20% da parchi e per la quasi totalità di questi ambiti la Regione ha approvato un piano che ha valore paesistico. Per gli ambiti invece tutelati dalla legge 1497/39 la Regione ha individuato nei "criteri e norme" di gestione del vincolo una strategia di salvaguardia dei valori paesistici.

Per tornare all'area dei Navigli con l'approvazione dei "criteri" e delle "normative" di utilizzo del vincolo 1497/39 devono essere profondamente riveduti i progetti di intervento già predisposti e all'esame dell'Amministrazione comunale, laddove insistano su spazi liberi ove è prevista la conservazione del verde o interessino con interventi di forte trasformazione o sostituzione le cortine edificate di pregio ambientale. Purtroppo la tutela di questa area si scontra coi contenuti urbanistici della variante al piano regolatore di Milano del 1980. Per queste aree, infatti, dopo un generico riconoscimento dei valori ambientali non si è ritenuto in sede di PRG di classificarle come zona A ai sensi del D.M. 2 aprile 1968, ma si è proceduto ad attribuire ad esse valori di ricostruzione degli isolati parametrati sul numero degli abitanti insediabili. Il risultato ottenuto è pari a quello dei mastodontici inserimenti edilizi operati dai famigerati "piani di ricostruzione" postbellici.

Valga per tutti l'esempio dell'edificio di via Valenza rappresentato nella fotografia in alto. Nel dicembre 1994 la Regione Lombardia adottava la delibera di approvazione definitiva dei criteri e delle norme di gestione del vincolo, esaminando nel contempo le opposizioni presentate dai privati ed accogliendone alcune con criteri esclusivamente "da condono". ItaliaNostra; ritenendo tale comportamento lesivo del paesaggio che la stessa delibera intendeva tutelare, ricorreva al TAR Lombardia ottenendo la sospensiva del provvedimento.
Alberto Ferruzzi Architetto