Parco Sud abusi e rifiuti. La polizia sequestra l'area

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Barona L'azienda: «Siamo in regola, nessun inquinamento»
L'articolo, di Cesare Giuzzi, è tratto da il <<Corriere della Sera>> del 4 agosto 2011


Un'area di 15 mila metri quadrati sequestrata lo scorso 13 luglio. Una tettoia, una pesa per i camion, quattro container con gli uffici dell'azienda, alcuni mezzi e due grandi cumuli di macerie già bonificate. In mezzo un lungo contenzioso avviato ormai da quasi dieci anni tra Provincia, Comune e Parco Sud e Giada macchine srl, proprietaria dell'area. L'ultimo atto, appunto, il sequestro del terreno in via Bardolino 33, alla Barona, da parte della polizia provinciale. L'accusa è di aver violato il Testo unico dell'edilizia e di aver effettuato «opere abusive e deposito illegale di circa 13 mila metri cubi di rifiuti per innalzare il terreno di circa due metri, a livello del piano strada».


Nel frattempo il giudice ha concesso la possibilità di accedere all'area e utilizzare gli uffici per non bloccare l'attività dell'azienda che continua regolarmene in un terreno adiacente (civico 31). «Il monitoraggio attento e costante degli agenti della polizia provinciale sul territorio ha prodotto un altro brillante risultato sul fronte della legalità e della difesa dell'ambiente», ha commentato l'assessore alla Sicurezza della Provincia Stefano Bolognini. Ma la vicenda è e resta molto intricata.


La Giada macchine si occupa di attività di scavi e demolizioni. In via Bardolino ci sono oltre agli uffici anche tutte le attività di smaltimento della terra, di bonifica e il ciclo di trasformazione degli inerti: le macerie vengono verificate, sminuzzate e rivendute alle imprese. La stessa terra con la quale è stato «riempito» il terreno ora sotto se questro, spiega il legale dell'azienda, Piero Magri: «Nonci sono rifiuti, nessun pericolo di inquinamento. La terra era stata svuotata anni fa, qui c'era una fornace. Abbiamo sempre chiesto le autorizzazioni per i lavori di ampliamento e siamo sequestro ancora in attesa di una eventuale risposta negativa dall'ente Parco».


Alcuni reati contestati sono gli stessi per i quali già nel 2008 (il processo era partito nel 2002) i titolari sono stati assolti. E l'ultimo atto, prima del sequestro, era stato una richiesta di nuovi documenti e «osservazioni» da parte del Parco Sud alla quale i legali hanno risposto e sul quale ancora pende il giudizio: «E accanimento, non vogliono farci lavorare. Lo dicano chiaro e tondo».