All'ombra della Gioconda

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Tratto da Sulle tracce di Leonardo (par. XI)

Con la caduta del Moro, iniziò per Leonardo un periodo di grande instabilità, di viaggi per l'Italia alla ricerca di un nuovo status o almeno di un sicuro mecenate. La situazione politica era caotica, il domani incerto. Leonardo nel 1502 lavora come ingegnere militare presso Cesare Borgia, il Principe di Machiavelli. Nel 1503 inizia "la Gioconda". Anche qui la natura trionfa, con panorami vertiginosi, specie quello di sinistra, di forme e toni già romanticamente aspri, fulvi, sintetici con tre secoli d'anticipo. Un paesaggio che sembra atto apposta per guidare lo sguardo alle mani bellissime, e poi subito al viso. La Gioconda ci guarda, ci guarda.

Per sfuggire all'incantamento dobbiamo utilizzare il nostro nuovo "sguardo profondo", e magari non guasta anche una lente l'ingrandimento. Sempre che la foto sia abbastanza grande e "giusta" nei toni, potremo gustarci la sorpresa d'una scoperta intrigante.

Consideriamo la massa argentea dei monti sottesi da un ghiacciaio, che pare sciogliersi per scivolare lentamente, discretamente verso il ponte romano, a destra della figura, scura contro i capelli scuri, fino alle prime rocce.

Proviamo a immaginare questa massa come un "volto d'ombra" sotto in cappello cardinalizio (v. seconda pagina di copertina). Potrebbe essere il ritratto di Giuliano de' Medici fratello di Leone X, che fu il secondo vero mecenate di Leonardo e risulta gli avesse commissionato il ritratto della sua protetta. Infatti c'è sul suo volto scuro il nome "Giuliano", in lettere abrase.

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Dunque, muniamoci della lente d'ingrandimento con cui esplorare ogni centimetro quadrato di questa "zona destra". Troveremo: somme, conteggi, intere frasi, a partire dai picchi nevosi, giù fino alla sottile linea della bocca, sulla quale ci sono varie firme. Quella di Leonardo si trova qua e là, molto ben mascherata, in varie grandezze, fino all'ultima: "Leonardo" sulla spalla, sopra le pieghe più chiare del mantello; "Vinci" inglobato nei primi piloni del ponte.

Non mancano, incisi come ironici microcammei nel roccione buio a metà discesa, i profili, somigliantissimi, del Salaìno (Giangiacomo Caprotti) e di Francesco Melzi, suoi allievi, ed altri; con relative firme e segni d'interferenze atte a sviarne la percezione. Viene da pensare filigrane e cartamoneta.
Un congegno davvero all'altezza del consigliere militare del Valentino, davvero machiavellico.

Ah Leonardo, spirito abissale, "specchio profondo" (Baudelaire), "la storia del mondo in un sorriso" (Carlo Pedretti). Come ci manchi con tua fantastica e gioconda carta di credito, che ti sei tenuta ben retta fino alla morte, "ritoccandola" continuamente! Non eri poi così "lento nell'esecuzione delle opere": ne hai fatte tante di cui non amo - non ancora - a conoscenza, hai vissuto molte vite in una. E ancora il tuo spirito ci accompagna con quella "bellezza che salverà il mondo."

Zanetto aveva portato da Bruxelles una nuova coerenza formale, pur nell'ambito della tradizione. La bellissima Maria, contorta nel manto gotico da un dolore senza nome, sotto il volto di un Cristo alla Van Der Weyden, uniti e come isolati da un saliente diagonale che coincide con la linea d'una collinetta.

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Deposizione della croce di Rogier Van der Weyden

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Crocefissione di Buccinasco (dal 1463 al 1495)