Martina, pittrice di Brera e architetto del Pirellone è diventata artista di strada

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Per dimora ha scelto una piazza. Tutti la aiutano
L'articolo, di Bruna Bianchi, è stato tratto da <<Il Giorno>> del 18 novembre 2011


Milano
LA PAROLA che irrita di più Martina è «dormitorio»: «Vacci tu coi drogati, io ho due lauree». La nebbia che sale dai Navigli li chiude alla vista da piazzale Cantore, dove Martina Chlubnova si è presa un pezzetto di marciapiede per viverci. Da un paio di mesi ha accatastato stracci, un carrello del super, cartoni e due grosse pellicce sintetiche per la notte. Il vento freddo le sferza quel che si riesce a vedere di un viso ancora giovane e fiero.


LE SUE ORIGINI del resto sono benestanti: è nata 42 anni fa da una famiglia industriale di Brno, al sud di Praga, nella Repubblica Ceca. «Ci sono tornata qualche anno fa. Certo che ce l'ho la casa». Però vive per la strada: «Sono a Milano da 17 anni». Tira fuori i suoi disegni, mostrandoli fiera: «Mi piace dipingere volti di donne». Non sa dire se siano vere o immaginarie.


L'hanno vista dipingere dentro una pozzanghera asciutta, sulle vetrate della banca che ricopre con le sue cose raccattate in giro, sulle vetrine del bar lì accanto, persino su uno scooter parcheggiato. Dipinge Martina. Perché oltre ad essere architetto e ingegnere, e avere ristrutturato edifici storici e persino il Pirellone, è anche artista dell'incisione premiata persino in Canada.


IL SUO insegnante all'Accademia di Brera, il critico d'arte Andrea Del Guercio, nel 2002 disse di lei: «La ricerca del frammento e dei suoi valori metodologici nonché di contenuto specifico, sono il territorio di ricerca e di elaborazione di Martina con l'attenta definizione di un paesaggio proiettato oltre i nostri orizzonti terrestri». Le sue opere degli anni d'oro, asserisce Martina, sono al sicuro in un magazzino di Treviso. Sui Navigli vive da anni, ora qui ora là. Si dice che sia stata la morte della madre ad averle fatto smarrire la strada maestra. «E’ venuta in questa piazza a settembre - dice Giovanni, titolare del bar Daniel - tutto il quartiere le porta da mangiare. Abbiamo chiamato tutte le associazioni di volontariato e sono venuti». Ma Martina è sempre lì; «Ce l'avevo una casa. Il proprietario mi ha rubato i documenti e adesso non mi fido più di nessuno».


Un mese fa è andato a trovarla il consigliere del Pd Carlo Monguzzi. Martina se lo ricorda. Sulla sua pagina Facebook l'ex consigliere regionale dei Verdi la definisce una clochard antipatica, facendo risentire Federica, la migliore amica di Martina che va tutti i giorni a trovarla e si occupa di fare conoscere la sua arte, che non era quella di strada ma che adesso giocoforza lo è diventata.


PAOLINA, minuscola donna di colore che ha casa a trenta metri da lei, le annuncia il menu della cena: «Stasera ti porto riso bianco». Martina ringrazia gentile. Tra poco il bar abbasserà la serranda: «Non posso dormire sotto la tettoia della pizzeria. Ci vanno gli arabi». Ne sta alla larga, ma più di loro teme che l'Amsa o i vigili la caccino dal suo marcia-piede «Ho sentito dire - confida un inquilino della piazza - che  l'arte di Martina può essere una miniera d'oro. Brutta cosa se si approfittano di lei».