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Leonardo e l’Expo allargata
L'articolo di Gianni Ravelli è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 21 aprile 2013

Si è finalmente capito che il «gioco di squadra» è una scelta vincente, per il nostro Paese e per Milano? Sembrerebbe di sì, a giudicare dall'accordo fra la Milano dell'Expo e la Verona di Vinitaly, una delle maggiori fiere internazionali. Il progetto — presentato nei giorni scorsi a Verona dall'amministratore delegato di Expo 2015, Giuseppe Sala, e dal presidente di Verona Fiere, Ettore Riello, insieme alla presidente di Expo e commissario generale del Padiglione Italia, Diana Bracco — prevede un percorso di promozione e di collaborazione fra le due città. Che si tradurrà nella manifestazione «OperaWineExpo»: la formula del «Fuori Salone del Mobile», pensata per Expo e spostata a Verona. I temi: il vino, l'agroalimentare, l'opera lirica.

Le due città mettono insieme punti di forza ed eccellenze per diventare più attraenti nei confronti del turismo internazionale e per convincere i visitatori di Expo a fermarsi qualche giorno in più, spostandosi nella città veneta.
Decisione saggia, da estendere anche ad altre città: perché Expo si trasformi in una promozione di tutto il Paese. E così avvenga anche a Milano: con il coinvolgimento delle sue migliori energie. Come, ad esempio, per il progetto di itinerari leonardeschi per Expo, annunciato qualche settimana fa, insieme a una grande mostra. Un buon inizio: ma si potrebbe fare di più. Da queste pagine, già nel 2006 proponevamo di trasformare Milano nella città di Leonardo, con una serie di iniziative: la segnalazione — con una grafica evidente — dei luoghi direttamente o indirettamente legati a Leonardo, dal Cenacolo all'Ambrosiana, dal Castello Sforzesco al Museo della Scienza e della tecnologia, da Santa Maria delle Grazie alla chiusa di San Marco; l'organizzazione di percorsi turistici urbani ed extraurbani, fino a Vaprio d'Adda; grandi simboli leonardeschi nelle stazioni e negli aeroporti; uno spettacolo «visuale», da esportare nei Paesi europei ed extraeuropei, sull'artista italiano più popolare a livello planetario; borse di studio intitolate a Leonardo e destinate a giovani designer di tutto il mondo e un premio annuale, e internazionale, per progettisti.

Possibile che Milano non sia in grado di competere con Amboise, la cittadina francese in cui Leonardo morì e che, pur non avendo sue tracce originali, riesce ad attrarre centinaia di migliaia di visitatori? A proposito di eccellenze milanesi, il coordinamento del «progetto Leonardo» potrebbe essere affidato alla Scuola di design del Politecnico che, negli ultimi anni, grazie all'attivismo del suo preside, Arturo Dell'Acqua Bellavitis, ha saputo tessere preziosi rapporti internazionali, soprattutto con i Paesi emergenti, e che saprebbe utilizzare, nell'operazione, un linguaggio contemporaneo, degno della capitale del design. Leonardo diventi per Milano quello che la Giulietta shakespeariana è per Verona. Non sembri irriverente il paragone. Con la cultura si può attrarre il turismo internazionale e fare business. La Francia lo insegna.