Una medaglia d'oro per Scrofani

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Il dirigente della polizia perse la vita il 28 giugno a causa delle ferite riportate nell'esplosione di un alloggio saturo di gas e Ciampi premia il vice questore morto in viale Cermenate. L'articolo, di Lorenza Pleuteri, è stato tratto da La Repubblica del 3 agosto 2002.

"«SE non ci avesse fatto andare tutti indietro, rimanendo lui solo in prima linea, ci sarebbero stati altri morti», dissero allora i colleghi che stavano alle spalle del vicequestore Paolo Scrofani, nel palazzo di viale Giovanni da Cermenate sventrato dall'esplosione.

«Il dottore era talmente bravo a dialogare con Santoro - volle aggiungere il pompiere Angelo Fiorentino - che io mi ero seduto sulle scale per continuare a sentirlo, perché quelle modalità di persuasione, il tono e la gestione del rapporto, divenivano per me una straordinaria esperienza professionale».

Adesso, a cinque settimane dalla tragedia, direttamente dal Quirinale arriva la notizia che un po' tutti a Milano si aspettavano. E che, generando emozione e commozione, riacutizza un dolore mai sopito.

Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, su proposta del ministero dell'Interno, ha conferito la Medaglia d'oro al valor civile alla memoria del poliziotto caduto il 28 giugno in servizio, nell'adempimento del dovere.

Le parole della motivazione sono quelle d'uso in situazioni simili, rituali, antiche. Ma a nessuno suonano scontate o retoriche. Il vicequestore Paolo Scrofani, funzionario stimato, marito e padre esemplare, appena saputo di un inquilino armato barricato in un appartamento «accorreva prontamente sul posto e, con ferma determinazione, elevata professionalità e consapevole sprezzo del pericolo, iniziava una serrata trattativa finalizzata alla resa del malvivente». Un «fulgido esempio di non comune altruismo, di eccezionale coraggio e di assoluta dedizione, spinti fino all'estremo sacrificio della vita». E, se possibile, anche oltre. «Aderendo a una sua precisa volontà », lo sottolinea sempre la motivazione del premio, gli organi sono stati espiantati e donati a cinque malati.

«Ero sicuro che il presidente Ciampi conferisse questo riconoscimento - commenta il questore Enzo Boncoraglio, con un fondo di amarezza, perché una medaglia d'oro non vale la milionesima parte di una vita - perché Paolo se lo meritava. Allo stesso modo, e la mia proposta è stata subito fatta propria dal Dipartimento di pubblica sicurezza, gli era dovuta la promozione per meriti speciali al grado di primo dirigente. La decisione del Quirinale mi dà una grande emozione.

Come sapere che tutte le persone che si sono mobilitate, per raccogliere fondi, intestare un asilo a Paolo, creare borse di studio per la figlia, stanno tendendo fede ai loro impegni. Non sono state promesse, parole al vento. La solidarietà, la vicinanza si sentono».

E dalla tragedia, continua il questore, «qualcosa si è imparato, anche se in coscienza mi sento di dire che in viale Giovanni da Cermenate non ci sono state leggerezze né omissioni». Riunendo tutti i soggetti interessati, Boncoraglio  ha cercato di affinare le modalità di intervento da attuare in caso di sfratti a rischio e situazioni critiche. «La linea scelta resta quella del dialogo e della mediazione, non della forza - spiega - ma, per le situazioni future, abbiamo messo a punto i dispositivi. Un esempio? Il gas, che in viale Giovanni da Cermenate è stato l'elemento imponderabile, verrà fatto chiudere dall'Aem prima di intervenire. Agiremo, insomma, lavorando sulla prevenzione».

E lui, Massimiliano Santoro, la causa di tutto? Le accuse ribadite dal tribunale del riesame sono da ergastolo; omicidio volontario e disastro doloso. L'avvocato che lo difende, Giuseppe De Pascale Pepe, cerca di alleggerire la posizione dell'assistito, ancora ricoverato al Niguarda e piantonato: «Non ha provocato apposta l'esplosione, non era nelle sue intenzioni. Non avrebbe mai fatto del male al fratello che stava sul pianerottolo, né ai poliziotti. E non avrebbe voluto distruggere le abitazioni degli altri inquilini, lui che stava lottando per mantenere la casa. E poi, il ragazzo è il primo a dirlo, ormai il vicequestore Paolo Scrofani lo aveva convinto a desistere. Un minuto ancora e Massimiliano sarebbe uscito»."