Il Giardino degli Aromi

Versione stampabileSegnala a un amico

(Articolo tratto da Ecoappunti del 18 dicembre 2004)

Nei boschi i ciclamini appoggiano a terra il peduncolo floreale e i loro semi, che non amano la luce s'interrano naturalmente per poter poi germogliare. Altri hanno invece bisogno di luce. I bulbi dei mughetti, dei giacinti, dei tulipani, dei narcisi, dei lillà devono passare nel clima secco del tardo autunno e poi attraversare il freddo e l'umido della neve per poter fiorire l'anno dopo.

L'accortezza della natura si spinge a spargere sulla neve, nel momento opportuno, molti semi che poi, lo scioglimento della neve, li porterà a germinare (moltissime le piante officinali che si riproducono in questo modo), come la genziana lutea e le primule. I cereali invernali (segale, frumento, orzo) seminati dopo la caduta della prima neve, producono piante resistenti con spighe ben strutturate.

Le piante hanno modi diversi per proteggere la propria specie e per diffonderla; ci sono frutti le cui pareti, disseccando, liberano precocemente i semi, altri frutti sono diffusi dalla pianta con ancora dentro i semi; i salici e i pioppi aprono le loro capsule presto e i semi volano al vento coi peletti.

Camminano, i semi, con gli animali: attaccati a volte coi frutti al loro pelo e alle zampe. O, mangiati, vengono "covati" nello stomaco e mentre i tegumenti resistono all'acido, la germinazione viene favorita dalle condizioni interne, fino all'espulsione.
Semi vengono disseminati lontani da frutti scoppiettanti.

In autunno un complesso laboratorio alchemico si mette in moto e quando le foglie ingialliscono e i semi maturano, entità minerali s'impadroniscono e diventano costituenti essenziali della sostanza organica: il liquido della proteina e l'amido dei semi diventano allora calcio, magnesio, fosforo e i tegumenti concentrati di silice e di altri minerali.

L'individualità della pianta è legata proprio a quel suo sottile procedere in cui i semi sono permeati di sostanza minerale propria solo alla sua specie, un procedere che diventa memoria per cui da una calendula nascerà sempre una calendula.Questo processo può essere sconvolto da interventi errati, da concimazioni mineralizzate errate, che richiamano fuorvianti e disutili al genere della pianta e può farla degenerare o indebolire.

Il seme dell'autunno cade in terra, nell'umido freddo dell'inverno, per ulteriori trasformazioni che avvengono nell'incontro del freddo spaziale con il calore che emana la terra dal proprio cuore di quarzo, che ha conservato il caldo dell'estate. Quindi il seme non congelerà del tutto, né s'indurirà definitivamente fino alla morte, sulla cui soglia avviene la trasformazione. Dopo Capodanno la lenta ascesa solare comincerà a far risalire la linfa degli alberi, molto ridiventerà liquido e poi l'acqua dello scioglimento delle nevi e delle piogge primaverili vivificherà il nuovo germoglio.

Aurora Betti

Tag: