La città dei cloard nella ex stazione

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NAVIGLI - Milano
A San Cristoforo sorgerà un Villaggio della solidarietà con minialloggi, mense, luoghi di ritrovo e corsi per l'inserimento nel mondo del lavoro

L'articolo, di Ilaria Morani, è tratto da Libero del 7 febbraio 2006

«Non sarà di certo qualche milione di euro mancante a fermare dei poveri francescani. Dopo tutto non è affare di molti camminare in ogni stagione con i sandali di cuoio». Non ponete ostacoli a padre Clemente. Da anni, con la Fondazione Fratelli di San Francesco, si occupa di poveri, offrendo loro un piatto caldo, un letto, un sostegno. Il classico tipo che se c'è da combattere non si tira certo indietro. Ma ogni tanto lo sconforto prende anche lui: «Siamo una goccia nel mare», ammette, e un appello alla bontà di Milano, alla sua gente generosa vale sempre la pena farlo.

Facciamo un passo indietro. La metropoli è piena, anzi stracolma di senzatetto. A essere ottimisti saranno circa 3mila, e il numero aumenta a dismisura. Ma spesso lo spazio per accoglierli tutti non c'è. O meglio ci sarebbe potenzialmente ma va individuato, trasformato, plasmato.
«Abbiamo finalmente trovato un posto», esordisce padre Clemente. «Lo cercavamo in una zona periferica, per non dare fastidio a nessuno e per poterci espandere in libertà, se ce ne fosse il bisogno». Ed eccolo qui. Nell'area dismessa da più di 15 anni in fondo a viale Ludovico il Moro (località Molinetto di Lorenteggio). È qui che sorgerà il "Villaggetto della solidarietà ". Una piccola cittadella dedicata alla prima assistenza di centinaia, se non migliaia di senzatetto. Un quartiere fra i quartieri. Con minialloggi, servizi, mense, luoghi di ritrovo, sale adibite ai corsi di formazione e all'inserimento nel mondo del lavoro. Dove entri da povero. Ed esci come persona perfettamente reintegrata in società. Un sogno, ma anche un'esigenza sempre più sentita dai frati francescani. La storica sede di via Calvino deve essere infatti ristrutturata e i suoi 250 ospiti devono essere traslo¬cati altrove. È così che i frati - grazie anche alla collaborazione delle Ferrovie - sono andati alla ricerca di una nuova sede. «L'ottimo rapporto con le Ferrovie dello
Stato è stato determinante», spiega Padre Clemente. «L'area indi¬viduata appartiene proprio a loro. All'origine doveva essere la nuova stazione di San Cristoforo». Poi però i lavori non sono mai iniziati. E l'edificio è rimasto lì. Vittima del tempo e delle intemperie. Anche i muri in cemento hanno iniziato a mostrare i segni del tempo. Coperti di erbacce e sporco e graffiti, peggio di quelli di un vecchio rudere. Alla fine il progetto è finito nel dimenticatoio. Non tutti però si sono dimenticati di quella vecchia area degradata. «I frati hanno la memoria lunga», scherza padre Clemente.

Ed ecco che nasce l'idea. Perché non destinare quell'edificio ai frati francescani? Perché non realizzare lì il nuovo villaggio dei poveri? Da grandi lavoratori i fraticelli si mettono subito all'opera. Disegnano progetti, pensano all'organizzazione di una struttura nuova, utile, senza uguali. Sì, perchè non si tratta solo di cucinare un piatto di minestra e di rimboccare le coperte a qualche ragazzotto senza patria. Bisogna anche aiutarlo a trovare un lavoro, ma¬gari a mettere la testa a posto, a trovare famiglia, a ridiventare cittadino in piena regola.

«Innanzitutto, ci occuperemo della prima accoglienza», spiega padre Clemente. Ovvero cibo e letto. «Poi li spediamo dallo psicologo. Per certi la vita è cambiata all'improvviso e non è facile accettare la nuova situazione. C'è chi ha perso tutto». Per gli stranieri sono previsti corsi di italiano, poi stage e laboratori per inserirsi nel mondo del lavoro. Quel che il progetto descrive assomiglia a una casa famiglia. Qui c'è posto per tutti, italiani e non, per chi ha il permesso di soggiorno e chi no. «Per tutti esiste un riscatto e tutti prima o poi possono essere d'aiuto - spiega il frate - per questo affianchiamo ai clochard assi-stenti che siano da mediatori tra loro e le aziende. I nostri tecnici individuano l'area del mercato dove c'è necessità di lavoro e manodopera e preparano i nostri ospiti a rispondere alle richieste di lavoro».
La tappa finale è la completa autonomia. Sono già pronti decine di piccoli appartamenti, bilocali e trilocali dove queste persone, reintegrati nella società, potranno andare a vivere e pagare un piccolo affitto con il loro stipendio. «Nel centro di via Ludovico il Moro sono destinati gli ospiti di via Calvino che sono 200 e 4500 quelli accolti nella mensa - spiega Andrea Mascaretti, consigliere comunale di Fi - più i nuovi arrivi che seguono i flussi. I lavori inizieranno ad aprile e si spera di finire in un anno».
Ultimo scoglio, i fondi. La fondazione fa quello che può ma i­ costi sono elevati. «Ci affidiamo alla carità - è l'appello padre Clemente -.Non abbiamo risorse se non la solidarietà di chi pensa che il nostro sia un lavoro utile e buono. Mattone su mattone...»