La cascina Linterno cerca una seconda vita

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Fu il rifugio di Petrarca
Le associazioni: rischia di cedere, va restaurata
L’articolo, di Luca Zorloni, è tratto da “Il Giorno” di venerdì 4 gennaio 2013



Milano
CASCINA LINTERNO è diroccata. Ha finestre sgangherate e tetti sfondati dall'umidità. Eppure è un monumento nazionale: secondo una tradizione storico-letteraria sarebbe stata dimora estiva di Francesco Petrarca durante il suo soggiorno milanese tra il 1353 e il 1361. In dote ha anche 1.500.000 euro per essere rimessa a nuovo, ma al momento la sua cera non è delle migliori, sebbene qualcosa si sia mosso.
Dall'estate sei esperti del dipartimento di scienza e tecnologia dell'ambiente costruito del Politecnico di Milano stanno diagnosticando i malanni della Linterno per stabilire un progetto di restauro che presenteranno nella primavera 2013 al Comune di Milano, proprietario dell'immobile in via fratelli Zoia 194 dal 2010. Secondo il team, coordinato dalla professoressa Lionella Scazzosi, la «situazione non è gravissima. I soldi a disposizione non sono sufficienti per un intervento complessivo, perciò ci muoveremo step by step. La Linterno sarà il modello per il restauro delle altre 60 cascine di proprietà del Comune».

Lo scorso 22 settembre sono stati resi agibili 87 metri quadri nel nucleo antico, fronte strada, quello in cui sarebbe vissuto Petrarca. Sono tornati all'associazione «Amici di Cascina Linterno», fondata nel '94. Il presidente Gianni Bianchi è fiducioso: «Nel 2014 il monumento dovrebbe essere riaperto totalmente».


AL CAPEZZALE del malato però le polemiche non si sono spente. Massimo De Rigo e Marco Righini, dell'associazione Csa, contestano al Politecnico «l'abbandono della Linterno. Le finestre sono aperte, i tetti rischiano di non reggere una nevicata. Questo vuol dire mettere in sicurezza?». Temono che la Linterno possa crollare. A quel punto, secondo loro, verrebbero meno i vincoli che la preservano, sia il monumentale sia il paesistico. Insieme al presidente di Italia Nostra Lombardia Luigi Santambrogio, il 29 novembre il Csa ha scritto alla Soprintendenza dei beni culturali per chiedere un intervento urgente. Sei giorni prima aveva presentato a Palazzo Marino il volume Milano Expo 2015 per Petrarca, con cui sostiene l'elezione del poeta a testimonial dell'evento e propone di aprire nella corte un centro studi petrarchesco.


Il soggiorno dell'aretino è il capitolo più controverso della storia della cascina e non è documentato da prove storiche inconfutabili. Gli «Amici di Cascina Linterno» e il Politecnico sostengono un restauro con o senza
Petrarca. Posizione condivisa dal consiglio di zona 7. Elena Tagliaferri (Idv) racconta che «Petrarca è stato un escamotage, basato su fondamenti ipotetici, per salvare la Linterno da bulimia edificatoria». Ora ci sono un milione di euro dal pii Calchi-Taeggi (versati nel 2008), di cui è titolare il presidente della Triennale Claudio De Albertis, e 500.000 euro, parte del contributo complessivo assegnato da Cariplo nell'ambio del progetto del distretto agricolo e culturale milanese, per recuperare la cascina. È il punto che mette tutti d’accordo: l'inverno della Linterno deve finire. Petrarca direbbe: «Zefiro torna e'l bel tempo rimena».

A seguito dell'articolo pubblicato da <<Il Giorno>>, la prof. Franco dell'associazione SA.SBEM Ludovico il Moro ha inviato la seguente lettera aperta agli amministratori e tecnici per il progetto recupero della cascina Linterno a Lorenteggio.


Milano, 5.01.13

Oggetto:
- riferimenti storici su Cascina Linterno
- articolo <<Il Giorno>> del 4.01.13 a firma Luca Zorloni


Non riesco a capire quale sia l'incertezza e l'escamotage nella presenza di Petrarca a Cascina Linterno.
Nel 1576, nella rarissima edizione delle sue Rime stampate a Lione, il curatore Revigli testimonia: "L'interno era una sua diletta solitudine assai deliziosa, poco discosta da Milano, contigua a Quarto, e vicina a Baggio". Ora quale... "escamotage" poteva essere la presentazione del luogo, dato che solo Sella Nuova risponde alla descrizione del curatore delle Rime petrarchesche, oltre alla Linterno? Andiamo avanti:

"Così detta da lui per venerazione di Linterno, già solitudine di Scipione Africano. Ed ivi anche oggidì vedesi con ammirazione, massime d'oltremontani, l'antica sua casa da lui stesso fabbricata moderatamente, e con qualche vestigio de' deliziosi passeggi di cui era arricchita nobilmente. In quel luogo vien chiamato goffamente da' villani, invece di Linterno, l'Inferno."


Bisogna dire che all'epoca la parola inferno come piano inferiore, alla latina, connotava i locali sotterranei dove erano torchi, macine, frantoi spesso collegati con cunicoli e ghiacciaie, ed ecco il qui pro quo sul termine.
Ricordiamo inoltre che il poema che Petrarca stava scrivendo in quei giorni a Milano esaltava appunto la figura di Scipione Africano, e s'intitolava, infatti, Africa. Nulla di più ovvio che intitolare la sua dimora LINTERNO che era la villa/cascina di Scipione quando si ritirò a vita privata vicino Napoli, come racconta Cicerone, e come ribadisce Cesare Cantù.

Anche MARSAND, TOMASINI e DESADE non hanno dubbi di alcun tipo su Petrarca e Linterno, e quel "parva sed apta mihi" poteva riferirsi solo a questa dimora, dato che per i suoi uffici di Consigliere di Stato e Ambasciatore conferitigli da Galeazzo e Matteo Visconti, abitava a fronte della basilica di S. Ambrogio.

Nessuna incertezza, quindi: le testimonianze storiche ci sono e tutto collima. FONTI SCRITTE E VOX POPULI. ASPETTIAMO LA METEMPSICOSI DEL POETA? (o il crollo della cascina Linterno?)

Milano: terra di cascine
Un libro-monumento dedicato interamente a 135 complessi agricoli ad ovest della città
L'articolo è tratto da Sentieri in città. Notiziario di <<Italia Nostra>>, giugno 2006


Recita il dizionario, alla voce cascina: "tipo di insediamento agricolo dell'Italia settentrionale costituito da un complesso di fabbricati raccolti intorno a un grande cortile".
L'argomento è affascinante e ci coinvolge direttamente, non solo perché Italia-Nostra gestisce san Romano e Caldera, di proprietà pubblica, all'interno dei grandi parchi dell'ovest. Queste architetture sono state i gangli linfatici di un'agricoltura fiorente, attorno alle quali si è venuta delineando, nel corso dei secoli, l'intera struttura del territorio e del paesaggio del Basso milanese irriguo.


Coinvolte anch'esse nel processo di marginalizzazione dell'agricoltura dell'area metropolitana, oggi nei loro confronti si registra un approccio culturale diverso. Nostalgia e rassegnazione lasciano il campo alla consapevolezza che si tratti di patrimonio architettonico da salvaguardare, dell'inscindibile legame tra cascina e paesaggio, delle opportunità che questi edifici offrono per il loro riutilizzo. Lo dimostrano le ferme denunce per le demolizioni, l'indignazione per l'incuria o per l'allontanamento degli agricoltori, le proposte di recupero, la nuova vita di questi fabbricati con le desti-nazioni più disparate, dal residenziale al culturale, dal sociale al religioso, dal tempo libero al commerciale, per non dire dell'adeguamento alla multifunzionalità della nuova agricoltura. Una vivacità qual-che volta sopra le righe, che vede a fianco di recuperi filologici, esercitazioni stilistiche o ricostruzioni "mantenendo l'estetica della vecchia cascina [...] in stile tipicamente lombardo".

Scendono finalmente in campo gli istituti scientifici della città: Geografia umana dell'Università Statale con un progetto di ricerca e il seminario del gennaio scorso dal titolo programmatico Perché difendere le cascine attorno a Milano? Il BEST del Politecnico con un laboratorio di restauro. Apri-pista di questa nouvelle vague gli studi di Stella Agostini - dell'istituto di Ingegneria agraria - sostenuti dal Parco agricolo sud Milano che nel frattempo ha censito circa 565 complessi.


Abbiamo bisogno di una cultura del territorio milanese attenta ai caratteri storici senza la quale sarà difficile invertire una rotta ancora in bilico tra valori territoriali non ancora compresi e scelte demiurgiche di ampliamento dell'edificato che equivocano sul concetto di innova­ione e di progresso. In ogni caso cascine e paesaggio agrario sono in agenda, e le istituzioni paiono reagire positivamente, a parte qualche scivolone.


Gianni e Angelo Bianchi sono fra coloro che hanno anticipato e favorito questo clima. La loro precedente pubblicazione Vita di cascina (2004) ha riscosso un lusinghiero successo. Ora con Le cascine di Porta Vercellina (Associazione Amici Cascina Linterno, 2006) i due fratelli passano in rassegna 135 complessi agricoli - scomparsi, in abbandono, ancora attivi o con nuove funzioni, circondati dall'edificato o in aperta campagna - in quella fetta di territorio dell'ovest cittadino, tra il Naviglio Grande, a sud, e la statale del Sempione, a nord.


Non siamo di fronte a un repertorio sistematico, ma alla volontà di identificare e di dare significato a un tema e, ancora, di raccogliere una memoria a rischio d'estinzione. Un lavoro da pionieri da cui discende la restituzione sul filo del familiare, dell'appartenenza; sotto il profilo culturale una forma di riscatto nei confronti di una `rivoluzione' territoriale subita. Gli autori sono indigeni, di Baggio, nati e vissuti in cascina, con quel mondo che ben conoscono continuano a identificarsi.


Il volume si legge e si sfoglia gradevolmente grazie a una scrittura piana e al ricco e inedito apparato d'immagini. La cartografia storica e quella odierna aiutano a localizzare edifici scomparsi e a collocare toponimi cavati dalla quotidia­nità vernacolare. La mole - oltre 440 pagine in quarto - ne fa di per sé un monumento alle cascine. Tuttavia, per evitare che da monumento si tramuti in pietra tombale, in vena di «Te se ricordet?», al volume è stato attribuito un inequivocabile taglio `politico' mettendo in luce la necessità di indagare un settore dimenticato, obbligando la città intera a fare i conti con un passato quotidianamente sotto gli occhi, ma sempre rimosso. A riprova di ciò basterà ricordare che gli autori hanno militato sotto l'insegna Linterno per sempre. La difesa di questa cascina-simbolo costituisce uno spartiacque. Ora per tutte le altre milanesi superstiti c'è una prospettiva diversa.


Gli autori si sono accollati un notevole lavoro e il coraggio di una sfida che potrebbe apparire anacronistica. L'Assessorato all'agricoltura della Provincia e il Consiglio di zona 7, contribuendo alle spese di stampa, ne hanno condiviso lo spirito. La pubblicazione è disponibile anche in formato CD.


Alberto Belotti
Vicepresidente Italia Nostra
sezione di Milano


Per informazioni e prenotazioni: Associazione Amici Cascina Linterno
Via Fratelli Zoia 194, 20152 Milano
Tel. 02 47995473 ore pasti
Fax 02 4564983
Celi. 339 2254978
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