I miei alunni vivono in strade-pattumiera

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A seguito della lettera pubblicata in prima pagina de "Il Giorno" il 5 febbraio 1995 è arrivata allo stesso giornale, che l'ha pubbicata, una risposta della professoressa Emilia Franco, insegnante della scuola media statale Sant'Ambrogio e partecipe del progetto educazione ambientale "Città -Campagna". Una lettera che si presenta come risposta al prefetto.

Egregio Signor Prefetto,
molti docenti, qualche giorno fa, hanno letto in classe il Suo articolo, pubblicato in prima pagina da «II Giorno».
Ella si rivolge ufficialmente al Provveditore agli Studi, in realtà a tutti gli studenti milanesi, esortandoli a farsi tramite di una azione educativa feedback tra struttura scolastica e le loro stesse famiglie, affinchè decolli il piano di raccolta differenziata dei rifiuti, «a tutto campo» sul territorio della nostra amata città.
Tale coraggiosa e decisa presa di posizione Le fa onore, signor Prefetto, come pure la democratica scelta di affidare il messaggio agli organi di stampa; e ancor più l'aver Ella compreso e dichiarato senza mezzi termini che nessuna rivoluzione culturale è possibile senza il coinvolgimento di tutto il corpo sociale: dalla base ai vertici; dai giovanissimi agli anziani; dagli studenti al Prefetto.
Purtroppo io per il momento non me la sento di leggere in classe il Suo messaggio, e provo a spiegarLe perché.
Come vedrà dalle foto allegate, nella zona dove abitano i miei alunni, le strade che uniscono il Naviglio Grande a quello Pavese, passando per le campagne, sono fiancheggiate e in alcuni punti persino interrotte da una discarica infinita di materiali d'ogni tipo, niente affatto «differenziati», di problematico recupero o rimozione. Si tratta di una realtà ormai strutturale, alimentata da centinaia di camion che ogni giorno scaricano nelle risaie e nelle rogge, sotto i cartelli con le inutili «grida» di multe da L. 2.000.000.
Il disordine alimenta il disordine: spuntano ovunque capannoni e recinzioni abusivi, da via Merula alla Fornace S. Marcaccio, Bardolino, Valpolicella.
Questa è la realta quotidiana sotto gli occhi dei miei alunni e delle loro famiglie, malgrado le continue segnalazioni di cittadini e guardie ecologiche volontarie a Comune, Regione, Provincia, Parco Sud, organi di vigilanza... eccetera.
Visitiamo queste belle cascine rinascimentali, ultimi baluardi d'agricoltura e allevamento in città, questo spicchio di campagna dove ancora nidifica qualche coppia di aironi, il lago della cava, con cigni e svasso maggiore assediati dal debordante, è puzzolente, caos della discarica, guardiamo i corsi d'acqua sempre meno frequentati da rane e nutrie, e sempre più dai topi di fogna. E i miei ragazzi, ogni volta, mi chiedono: perché nessuno interviene? '
Ci scandalizziamo perché i ragazzi confondono la realtà con la rappresentazione televisiva, ma poi pretendiamo che chiudano gli occhi davanti alle devastanti incongruenze dalle quali sono circondati, non meno inquinanti delle discariche: centomila di multa al cittadino perbene che sbaglierà a gettare il cartone con la plastica; ma l'impunità - e il lucro - garantita a chi uccide il parco agricolo e i navigli con migliaia di tonnellate di detriti incontrollabili.
Con i migliori saluti e auguri di buon lavoro.

Emilia Franco