Viaggio nel sottosuolo di Milano

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Nascosta sotto l'asfalto di Milano c'è una città antica e misteriosa piena di storia e... di rifiuti. Ne parla Piero Lotito intervistando Gianluca Padovan, autore del libro Milano sotterranea e misteriosa, su Il Giorno del 28 febbraio 2008.

POZZI E LAGHI, ricoveri antiaerei, cripte, tunnel e passaggi segreti, rifiuti di ogni tipo e... perfino una sala cinematografica in disuso da trent'anni. C'è un'altra città nel sottosuolo di Milano, una città silenziosa, in gran parte oggi sconosciuta (meglio, inesplorata) e anche inutilizzata.

Soltanto negli ultimi vent'anni, grazie soprattutto alla passione di alcuni ricercatori dell'Associazione speleologia Cavità artificiali, si è cominciato a esplorare questa Milano Due - chiamiamola così - del sottosuolo, nella quale è scritta la storia della Milano di superficie. Il frutto di queste ricerche è ora confluito in un libro, "Milano sotterranea e misteriosa" (Mursia), scritto a quattro mani da un giallista, Ippolito Edmondo Ferrario, e dallo speleologo Gianluca Padovan, che ci racconta il suggestivo mondo sotterraneo della metropoli.

Si parla di un passaggio per un uomo a cavallo tra il Castello Sforzesco e Santa Maria delle Grazie. È proprio così?
«Fino a che non sarà esplorato, questo passaggio rimane una semplice ipotesi. E fra le ipotesi ci sono anche i collegamenti tra il Castello e il Duomo e sempre tra il Castello e la Darsena».

Che cosa, invece, è stato fin qui esplorato?
«Conosciamo il sottosuolo della stazione Centrale e di piazza Grandi. In quanto al Castello, le sue gallerie sotterranee sono state esplorate per un totale di 1 chilometro e mezzo nel solo perimetro del monumento. Allontanandosi, le abbiamo trovate interrotte dai lavori che si sono succeduti nel tempo. Ma abbiamo anche perlustrato il sottosuolo di viale Papiniano, nei primi 400 metri a partire dalla Darsena. Qui, lungo le mura spagnole, passava l'Olona. La struttura di contenimento è molto interessante: salvo un primo tratto con una piattabanda in cemento armato, il resto è tutto in mattoni, con una volta a sesto ribassato».

Che cosa si trova lì sotto?
«C'è acqua, ci sono i ratti. Finora, partendo dai tombini, abbiamo percorso poche centinaia di metri. Abbiamo visto la vecchia Fossa spagnola di Porta Romana - l'acqua è nera, ci vogliono i respiratori -, e abbiamo anche trovato una gran varietà di rifiuti: dai motorini rubati a vecchie biciclette, bidoni di plastica. In particolare, sotto viale Papiniano c'è una quantità industriale di spazzatura, che fa abbastanza schifo».

Non avrà trovato solo ratti, che cosa c'è di bello sotto le strade di Milano?
«Nel 2006 esplorammo, dietro autorizzazione del Comune, i sotterranei del parco della Villa Ottolenghi-Battyani-Finzi, nel quartiere di Gorla. Qui sopravvive un "Tempio della Notte", una struttura a pianta circolare e a doppia parete, con otto colonne di marmo bianco e copertura a cupola. Nei sotterranei della stazione Centrale, poi, c'è il vecchio cinema abbandonato, con i suoi sedili di legno».

Queste ricerche naturalmente interesseranno al Comune o ad altre istituzioni.
«Ciò che è sotto la città non interessa né al Comune né ad altre istituzioni né ai privati. L'architettura sotterranea interessa a noi, e le ricerche le pubblichiamo con gli inglesi, perché in Italia non c'è modo di farlo. Da febbraio dello scorso anno abbiamo una nostra testata, "Hypogean Archaeology", che fa parte della produzione dei British Archaeological Reports».