In coda tra i ricordi di guerra. Il Palazzotto svela i suoi segreti

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L'antico complesso in zona Lorenteggio, ricco di alberi secolari, è appartenuto a dinastie nobiliari. La denuncia: <<Sempre più circondato da cemento>>.
Una volta all'anno apertura straordinaria dell'ex monastero
L'articolo, di Andrea Galli, è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 13 novembre 2011


Racconti di fantasmi, secolari castagni e magnolie, sui muri esterni targhette con i nomi di cavalli, un galoppatoio scomparso li preparava alle corse. C'è una campana in cima alla facciata, è quella dell'antico monastero e i fantasmi sarebbero proprio quelli dei monaci olivetani, eravamo nel 1400. In cantina si narra ci fossero imbocchi per tunnel che collegavano al Castello Sforzesco. Quanta storia. E quanto traffico. Si chiama Palazzotto del Lorenteggio.



Il Palazzotto sta in via Lorenteggio, schiacciato fra rumorose strade intasate, distributori di benzina e palazzoni-funghi di compagnie telefoniche. Oggi periferia, la zona era campagna. Un'infinità di cascine. Anche negli anni della Seconda guerra mondiale. Quando la cappella del Palazzotto, grazie alla generosità dei proprietari, diventò la chiesetta per gli abitanti. Si tennero battesimi, cresime, matrimoni. Adesso per tutti i sopravvissuti, una volta l'anno, c'è la possibilità di tornare nella chiesetta. Questa volta era ieri. Il Palazzotto è proprietà dell'ottantenne Gianni Borasio. Il commendator Borasio, che trascorre le giornate nello studio al piano terra, a leggere, avido e, curioso, ieri ha fatto celebrare l'annuale messa a suffragio per la moglie Wanda.
La cerimonia è l'occasione per aprire all'esterno la cappella e il Palazzotto, invitando i parrocchiani alla partecipazione. E così i ricordi si fondono nella preghiera. Il signor Borasio ripensa alla vita assieme a Wanda; gli altri, gli ospiti, ripensano a quegli anni là, con la chiesetta del Palazzotto unico rifugio. L'uno condivide con gli altri, e viceversa. Si torna una comunità. Cronisti passati sostengono che si sia fermato il feldmaresciallo Radetzky che allestì un quartier generale. In effetti nell'elenco dei possessori del complesso figurano anche austriaci. Nel giardino sorge un campo per le bocce, ricoperto di foglie gialle. Delle magnolie, una, straordinaria, è in mezzo al giardino, o almeno sta al centro, nel senso che calamita luce, la corteccia risulta al tatto particolarmente calda, la bellezza surclassa quella di tutte le altre, numerose, piante. Quanti secoli avrà la magnolia? Due, tre? E i castagni sono di rara grandezza. Su un balcone che affaccia sul giardino c'è una sdraio bianca, posizionata in direzione del sole al mattino. Un lungo percorso, con leggerissima salita finale, conduce dal cancello all'ingresso della villa.
I registri parrocchiali raccontano di Giuseppe, Pino, Maria, Maria Adele, Luigi appena venuti alla luce e battezzati in fretta dal curato, abbiamo detto che c'era la guerra, dunque non si poteva star lì a indugiare. Alle messe partecipavano le vedove di guerra. Una ventina, ieri, i presenti. Di allora hanno elencato la fame, la povertà, una Milano sporca, affaticata; e intanto leggende si mischiano forse a verità. Dicono che tutto questo cemento intorno è stato la conseguenza di un no deciso pronunciato dai proprietari a un politico che voleva comprare il Palazzotto, chissà se è vero o se resterà l'ennesimo segreto.