Cornaredo: la mamma di tutti i frigoriferi

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L'articolo è tratto da <<Sì o No>> del 26 gennaio 2007

Apparentemente la Cascina Favaglie San Rocco è una come tante, con gli edifici a doppio ordine di arcate caratteristici delle aree di diffusione dell'allevamento dei bachi da seta e della gelsicoltura, quasi nascosta dai grigi capannoni dell'area industriale tra Cornaredo e Monzoro. Imboccando il viale che porta all'ingresso dell'aia, stretti tra le pareti di un grande e moderno albergo e gli alberelli appena piantati per un progetto di rimboschimento dell'area, è però impossibile non accorgersi dell'enorme struttura in mattoni rossi, sormontata da una possente cupola, posta appena al di fuori della cascina.

Si tratta della ghiacciaia più grande e meglio conservata di tutto il Parco Agricolo Sud Milano, tra le maggiori d'Italia, trasformata da rudere abbandonato in affascinante monumento grazie al lavoro dei soci della sezione Milano Nord Ovest di Italia Nostra, che da decenni si sono impegnati in prima persona per il recupero della cascina e che ora organizzano visite guidate a tutto il complesso rurale.
"Inutilizzata dagli anni '50, la ghiacciaia era stata completamente ricoperta da alberi e arbusti ed appariva come una collinetta verde. Solo procedendo con il restauro ci siamo resi progressivamente conto delle eccezionali dimensioni e del suo grande pregio architettonico" spiegano i responsabili del progetto di recupero Giuseppe Ghidorzi e Giancarlo Rangoni.

Di forma simile a quella di quasi tutte le ghiacciaie del nostro territorio - circolare e semi interrata - la caratteristica più evidente della struttura di Cascina Favaglie è la grandezza: la grande cupola che emerge dal terreno ha un diametro di oltre 10 metri e un'altezza di 6. Proprio le ardite dimensioni della cupola hanno costituito il problema principale dei restauratori di Italia Nostra, che hanno dovuto ricostruirne l'integrità strutturale, minacciata da anni di infiltramenti di acqua e dalla spinta delle radici delle piante.

La giazzera, come viene chiamata in dialetto la ghiacciaia, rivestiva un'importanza fondamentale nella vita della cascina: al suo interno venivano accumulati neve e ghiaccio raccolti durante l'inverno. La particolare conformazione della struttura e l'isolamento fornito dai mattoni da cui era formata e dalla vegetazione che ricopriva la sommità evitavano che si sciogliessero nel corso dell'anno, permettendo così il mantenimento delle derrate alimentari, conservate su lunghe mensole poste lungo tutto il perimetro della costruzione.

La ghiacciala di Cornaredo conservava al proprio interno quantità di ghiaccio molto superiori al fabbisogno delle poche decine di persone che vivevano nella Cascina Favaglie, il ghiaccio veniva perciò tagliato e venduto all'esterno dal pittoresco personaggio dell'omm del giass, figura ormai scomparsa che prima della diffusione di massa dei frigoriferi, girava per le città con il suo carretto, fornendo un servizio indispensabile per tutte le famiglie. Il complesso della Cascina Favaglie San Rocco risale al 1830, anno in cui il duca Ferdinando Serbelloni Sfondrati, generale di cavalleria al servizio del maresciallo Radetzky, decise l'abbattimento e la successiva ricostruzione dell'ormai degradata struttura originale, risalente al 1300. L'attività agricola è cessata definitivamente negli anni '70 ed ora gli edifici rurali stanno per essere trasformati in residenze moderne, grazie ad un radicale intervento di ristrutturazione, che offrirà una nuova sede alla sezione Milano Nord Ovest di Italia Nostra.

Lo straordinario lavoro di recupero dei volontari dell'associazione ambientalista ha riguardato l'intera cascina. A partire dalla Chiesetta di San Rocco, risalente al 1300 e tutelata dalla Sovrintendenza alle Belle Arti per i suoi preziosi affreschi risalenti al tardo Quattrocento e raffiguranti, oltre al santo protettore degli appestati a cui la chiesa è dedicata, una rarissima raffigurazione della Santa Trinità, rappresentata con tre figure di Cristo, identiche ed affiancate.

L'ultima fatica di Giuseppe Ghidorzi, Giancarlo Rangoni e di tutti gli attivi soci di Italia Nostra riguarda l'ex porcilaia, i cui lavori di ristrutturazione sono quasi terminati e dove, a partire dai prossimi mesi, i vecchi stabiol, le celle in cui erano collocati i maiali, ospiteranno un suggestivo museo agricolo in cui verranno esposti attrezzi originali raccolti dai volontari in anni di ricerche in tutta Europa.