L'eleganza della tibia nell'ossario di San Bernardino

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La buona strada di Philippe Daverio

Piazza Santo Stefano al primo contatto pare innegabilmente come un caos urbanistico ed estetico non facile da decifrare. E ancorata nella memoria dei milanesi ormai anziani che lì seguivano le manifestazioni studentesche del 1968. Quindi, luogo della memoria. Ma in realtà luogo della super memoria, in quanto nella basilica di Santo Stefano fu assassinato il duca Galeazzo Maria Visconti il. 26 dicembre 1476. Li rimane un'aura di mistero che ha recentemente rivelato l'atto di nascita di Michelangelo Merisi, il Caravaggio, che d'allora non è più «da Caravaggio», ma milanese!

La chiesa affianco, San Bernardino, è ben più recente nella sua fondazione, essendo stata ricostruita nel XVIII secolo. E forse la testimonianza più vibrante della presenza spagnola allora a Milano. Il barocco che si fa rococò va ad articolarsi in un ottagono di esaltante eleganza, che si conclude in una più antica cappella laterale nella quale vennero allora allestiti i pietosi resti umani dei cimiteri urbani legati alla Ca' Granda, cioè all'Ospedale. I teschi e le tibie elegantemente disposti nelle bacheche generano un memento mori di forte commozione.
Ora che la vostra psiche è preparata, potete procedere verso la camera dove sono deposti a vista i resti mortali dei disciplini, monaci austeri che aspettano nel loro ossario severo la resurrezione dei loro corpi, e che voi intanto potete vedere nella fase di decadimento.