Ogm: il divieto della coltivazione

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L'articolo è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 23 maggio 2013

Una decisione di importanza storica per l'Italia e per l'Europa: questo rappresenta l'approvazione unanime al Senato dell'o.d.g che impegna il governo a vietare la coltivazione di Ogm nel nostro Paese, avanzando la clausola di salvaguardia in sede Ue (come già fatto da Francia, Austria, Germania, Polonia, eccetera). Si apre così con decisione la strada allo sviluppo — ben oltre la difesa — dell'agroalimentare italiano, apprezzato in tutto il mondo per i suoi pregi di tipicità, genuinità, legate ai territori e alle loro culture (e colture) millenarie.

Con l'inquinamento transgenico avremmo perduto,questo immenso patrimonio di unicità. E il coronamento di anni di lotte tenaci: dalla grande coalizione «ItaliaEuropa-liberi da Ogm», che nel 2007 raccolse da noi circa 3 milioni di firme per l'agroalimentare di qualità, al pronunciamento unanime delle Regioni (2010), alla mobilitazione degli agricoltori, degli ambientalisti, della moderna distribuzione, del mondo scientifico, dei consumatori, delle migliaia di Comuni dichiaratisi Ogm free. Tutta la vicenda esprime un dato politico rilevante: è la riprova che, quando la società civile si anima su obiettivi veri e di comune interesse, la politica, prima o poi, è «costretta» a tenerne conto. Complimenti (come si vede non ho paraocchi) al neoministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo, che è riuscita là dove aveva finora trionfato l'ignavia di molti dei suoi predecessori. E un successo netto del made in Italy.

Ora che la strada è aperta, comincia un nuovo cammino. Bisogna incentivare al massimo la ricerca per... migliorare il meglio... che già abbiamo nell'agroalimentare italiano. E il momento di sviluppare la Mas (la selezione assistita tramite marcatori molecolari), la biotecnologia benefica e amica dell'ambiente, dove l'Italia ha un know-how d'avanguardia, finora negletto per la sbornia filoOgm. Ci sono numerose piante, rese più produttive e con migliorate qualità organolettiche dei frutti, già coltivate e in commercio, con prospettive promettenti, anche perché esenti dai rischi della transgenesi. GenEticaMente — il progetto strategico della Fondazione diritti genetici, supportato con protocollo d'intesa da sette ministeri — mira a fare di Roma, proprio in quel campo, la Capitale euromediterranea della ricerca scientifica partecipata. Il ritardo, accumulato dalla politica, può ora, finalmente, essere superato.

Mario Capanna
Presidente Fondazione diritti genetici