Tony Blair avvisa: attenti al clima o sarà disastro. La volta buona per un cambiamento?

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Il riscaldamento globale prodotto dalle attività umane inquinanti non lo prende sul serio quasi nessuno, nelle stanze del potere. Eppure forse ieri è stato il giorno della svolta: il primo ministro britannico Tony Blair ha personalmente commentato i risultati di una ricerca, commissionata al suo principale consulente economico, sugli effetti dei cambiamenti climatici in corso. Blair ha usato toni drammatici, quantificando i possibili danni economici addirittura nel 20% del PIL dei paesi occidentali. Ogni paese occidentale, in pratica, diverrebbe una potenziale Argentina. Per non parlare dei paesi in via di sviluppo, che dopo il ripiegamento delle economie occidentali piomberebbero nel caos.

Perciò Blair ha annunciato un piano di interventi strutturali per dare una svolta ecologica all'economia: sia nel mercato interno, si parla di una 'tassa verde', sia sul fronte internazionale. Il pensiero va ovviamente agli Stati Uniti, di cui la Gran Bretagna è il principale partner e dove George Bush sta cocciutamente trascurando le questioni ambientali, a tutto danno del resto del mondo. L'ignoranza abissale di questa politica si è vista l'anno scorso con l'uragano Katrina: la Casa Bianca minimizza, pensando al solito allarme degli ambientalisti rompiscatole, ma l'uragano arriva e rade davvero al suolo una citta da 400.000 abitanti. Roba da nascondersi per il resto della propria vita.

Se ora si muove uno dei principali capi di stato mondiali, forse avrà la forza per determinare un reale cambiamento. Peccato che l'era Blair volga ormai al termine, avendo quest'ultimo già annunciato le proprie dimissioni nel giro di un anno. Per saperne di più si può leggere l'articolo su Repubblica.it.