Una Rambopoli per la Barona

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Alla Barona sembra che i cittadini chiedano soprattutto di non perder tempo imboccando l'Autostrada A7, cui si accede da Piazza Maggi, per correre verso Genova a godersi il week-end. Un intervento di Emilia Franco sull'argomento, tratto da MilanoAmbiente dell'Autunno del 1988.


"Noi vogliamo cantare l'amore del pericolo... il movimento aggressivo, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno...
un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo... La poesia deve essere concepita come un violento attacco contro le forze ignote, per ridarle a prostrarsi davanti all'uomo... Noi vogliamo glorificare la guerra, vera igiene del mondo... il gesto distruttore... le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna... distruggere i musei, le biblioteche... il femminismo... lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente ed incendiaria perché vogliamo liberare questo paese dalla fetida cancrena di professori, d'archeologi, di ciceroni e d'antiquari. " (LE FIGARO, 9 febbraio 1909 - F. T. MARINETTI: FONDAZIONE E MANIFESTO DEL FUTURISMO)
Sono passati ottant'anni, durante i quali l'"igiene del mondo" ci ha regalato due guerre mondiali. Le conseguenze estreme della velocità intesa come "sviluppo tumultuoso, fine a se stesso" (vera metafora del processo canceroso); di un certo tecnicismo alienato e gratuito; i frutti della speculazione come stile di vita, predatoria anche quando si maschera, da "servizio al cittadino", sono sotto gli occhi nostri e dei nostri figli. E mentre tutto il mondo si torce nell'angoscia di piogge acide, buco nell'ozono, nucleare da fissione, scorie tossiche, montagne di rifiuti riciclati, eutrofizzazione dei mari, effetto serra", crisi di valori e identità rivelati dal sintomo-droga, con in prospettiva - last, but not least - le frontiere orripilanti dell'ingegneria genetica, affidate all'ipotesi fragile della buona volontà umana... oggi, a Milano, c'è ancora chi dichiara di rispondere ai bisogni dei cittadini con megaprogetti nel più puro stile futurista.

Secondo costoro, per esempio, alla Barona i cittadini chiedono soprattutto di non perder tempo nell'imboccare l'Autostrada A7, cui si accede da Piazza Maggi, per correre verso Genova a godersi il week-end.

Gli altri affanni della zona: carenza di servizi civili, sociali, sanitari, culturali, mancanza di lavoro, degrado del verde, delle acque superficiali, delle strutture architettoniche storiche, diffusione della droga e criminalità in genere, possono ben attendere visto che già aspettano da vent'anni. Costruire, cicatrizzare la terra, cementificare! Estirpare il malvezzo di questi abitanti in Barona e dintorni che ancora vorrebbero respirare aria non del tutto inquinata dai gas di scarico: perché proprio loro dovrebbero godere di tale risorsa così rara oggi a Milano? Via, via gli alberi e i prati inutili delle cascine!

Ma vediamo quali sono le opere che i cittadini dovranno pagarsi per transitare più rapidamente:
- sistemazione ad incrocio dell'attuale rondò di Piazza Maggi;
- strada sopraelevata lungo viale Famagosta con rampe a svolte continue per facilitare l'accesso all'A7;
- al posto dei campi e prati della cascina Monterobbio, ci sarà un polo di interscambio con parcheggio sotterraneo che dovrà giungere alla capienza di duemila vetture;
- a cavallo della strada sorgerà la nuova stazione della MM "Famagosta" le cui uscite immetteranno direttamente nei parcheggi;
- sopra la fermata ci sarà il capolinea degli autobus;
- dal lato opposto al parcheggio, un intero paese: ristoranti, locali, negozi, centri commerciali, alberghi. Tra cui magari qualche maxiresidence extrasupergalattico, in paziente attesa nei cassetti dell'occasione d'oro per vedere la luce in modo inoppugnabile: e qual migliore levatrice del prossimo "Mundial"?

Panem et circenses, dicevano i nostri avi romani: pane e giochi allo stadio; magari il pane non è ancora sicuro per tutti neanche a Milano, invece i giochi sono obbligatoti, anche per chi non ne ha alcun interesse. Nel senso che lipagherà con le tasse, ma anche col sacrificio della residua qualità di vita, se saranno costruite opere inutili con l'alibi dello sport. E le cascine? chiede l'intervistatrice, e anche noi ce lo chiediamo. Magari le tre che circondano piazza Maggi, e cioè: la Monterobbio, monumento nazionale, già documentata nel cinquecento; la cascina Ranza, dove furono scoperti oggetti d'insediamento preistorico, subito avvolti dal disinteresse e dal silenzio dei responsabili; il medioevale complesso del Moncucco sommerso dal degrado più sconfortante?

Ed eccoci quindi al punto della situazione, al busillis, al problema reale: ecco dunque il vero futurismo di alcuni amministratori, Profeti Edili della Città, costruttori di Finito, Antesignani della cultura di Re-troguardia. Esso si fonda sulla constatazione che ciò che appartiene al futuro non può appartenere al presente. Ed è per questo semplice, lapalissiano assunto che il politico/costruttore essenzialmente futurista si è sempre ben guardato dal mettere mano al recupero delle cascine. Tali piani di recupero devono restare nel futuro, luminosi come stelle, ad illuminare l'eterno presente della speculazione e dello spreco.

Infatti l'intervista, a questo punto, continua con abbondanza di futuri e di condizionali: "Non accadrà che ti soffochi il verde; l'intenzione è infatti quella di creare un parco vero e proprio con un giardino botanico - un percorso pedonale e ciclabile che collegherà la nuova area verde (aiuole?) alla zona del parco Torre Segantini, alla cascina Moncucco, anch'essa in futuro oggetto di sistemazione... dalla cascina Monterobbio... alla Cascina Chiesa Rossa (in zona 15): un percorso di vecchie cascine, insomma, che in un certo senso ha lo scopo di recuperare un aspetto (?) della Milano di un tempo." La solita favola futurista delle cascine lombarde copre col suo fascino romantico l'odore di polvere e smog. Il verde perso intorno a Piazza Maggi i cittadini se lo vadano a cercare a Genova. Nessun "orto botanico" - altra favola futurista milanese sopravvivrebbe nella bolgia di Piazza Maggi, per contrastare il maxinquinamento della Rambopoli così creata.

Ci penseranno però i nostri polmoni a filtrarlo in parte e il vicino Ospedale S. Paolo potrà, magari essere potenziato col raddoppio di Oncologia. Le donne in viale Famagosta compreranno molti più fiori ai mercatini. Il Comune pianterà nei megaparcheggi tante siepi e qualche pino, affinché non si dica che l'ecologia è trascurata dagli amministratori. E se è vero che la storia di un popolo si legge nei suoi edifici, anche questa parte del territorio milanese si avvia a non raccontare più alcuna storia.

* da Quattroruote, settembre '87 - intervista all'Assessore all'Urbanistica