Festival della mente. A Sarzana tre giorni di incontri su processi creativi

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Un articolo tratto da Il Giorno del 29 agosto 2007 ci invita a stringere con un abbraccio il nostro fratello albero.

"SI APRE venerdì a Sarzana la quarta edizione del Festival della Mente. Dedicato ai processi creativi, prevede fino al 2 settembre una cinquantina di appuntamenti tra conferenze, workshop, spettacoli, performance, letture e laboratori per bambini e ragazzi (informazioni e prevendita online da giovedì 30 luglio sul sito http://www.festivaldellamente.it/).

Tra gli ospiti, Mario Trevi, Francesco Guccini, Paolo Poli, Michelangelo Pistoletto, Mario Botta, Oliviero Toscani, David Le Breton e Giuseppe Barbera, scrittore e ordinario di Colture arboree all'Università di Palermo, del quale anticipiamo qui un intervento.

GLI ANTICHI uomini provavano paura e rispetto di fronte agli alberi delle foreste primigenie, piante gigantesche e senza età che avevano le radici nel passato della terra e le foglie nel futuro e nell'immensità del cielo e che, ogni anno, perdendo le foglie in autunno e riacquistandole in primavera, ricordavano la ciclicità della vita e della morte.

Per questo, riconoscendone la soprannaturalità l'uomo ha reso gli alberi simboli del sacro. Dall'albero cosmico delle foreste celtiche, all'albero sacro sotto al quale Buddha ebbe l'illuminazione, alla Croce, simbolico albero del sacrificio di Cristo.

IL LEGAME tra l'uomo e l'albero è quindi antichissimo. È un rapporto che nasce nell'ambito della spiritualità ma che si fonda fin dall'inizio su utilizzazioni molto concrete: la legna per fare fuoco, riscaldarsi, cucinare, illuminare la notte, costruire la casa.

Un rapporto che più passano i secoli più diventa stretto e aumentano, piuttosto che diminuire di fronte alla concorrenza di materiali come le plastiche che si vorrebbero più moderni, le sue utilizzazioni.

Gli alberi hanno certamente funzioni produttive: la legna da ardere e da opera e i frutti sono, ben si sa, molto importanti fonti di reddito e di lavoro ma l'elenco delle produzioni di interesse economico fornite dagli alberi è molto più lungo: il carbone vegetale, il sughero, i tannini per la concia delle pelli estratti dalla corteccia, la manna che in Sicilia si ricava dalla linfa del frassino, le resine, molte spezie, la seta di cui i bachi si avvolgono dopo aver mangiato le foglie del gelso, il caucciù e nei paesi poveri del mondo, ma in tempi non lontani anche nelle nostre campagne, le frasche per foraggiare gli animali.

Prodotti molto diversi che hanno una comune caratteristica: sono inesauribili risorse rinnovabili. Se l'albero, il frutteto, il bosco che li produce viene gestito secondo principi e tecniche razionali ogni anno e per molto tempo la produzione è assicurata. Inoltre gli alberi proteggono il suolo dall'erosione superficiale e dalle frane, aiutano le piogge ad infiltrarsi nel terreno fino ad alimentare le falde acquifere, frenano venti eccessivi proteggendo le colture agrarie, le loro foglie respirano gas e trattengono polveri tossiche, possono essere ottime barriere contro il rumore e conservano nel legno l'anidride carbonica che con la fotosintesi hanno sottratto all'atmosfera costituendo così un efficace alleato nella lotta vitale all'effetto serra.

Ci sono poi molte altre funzioni utili svolte dagli alberi: quelle estetiche, per esempio, nei giardini, nei parchi, nei viali alberati gli alberi abbelliscono il paesaggio e anche in questo caso non mancano di svolgere le altre funzioni che sono loro proprie come quella, molto importante soprattutto in città, di mitigare il clima raffrescando l'aria.

PER COSà Œ numerose funzioni utile e concrete, non solo quindi per esigenze spirituali come è oggi di moda in America nelle comunità neo-hippy, gli alberi andrebbero abbracciati per ringraziarli e proteggerli. Lo ha fatto il nonno del premio Nobel Saramago, il grande scrittore portoghese, che prima di morire scese nel frutteto ad abbracciare i cari alberi che aveva coltivato e gli erano stati compagni di vita, il poeta Rainer Maria Rilke che avvertiva «dall'interno dell'albero, vibrazioni quasi impercettibili... un messaggio così tenue e così esteso al tempo stesso... era trasportato dall'altro lato della natura».

Lo hanno fatto i contadini del movimento Chipko (che vuoi dire proprio «abbraccia l'albero») nel Nord dell'India, per impedire che venissero tagliati gli alberi che forniscono il foraggio alle loro capre. Gli alberi, che non hanno nulla che assomigli a un sistema nervoso, non se ne saranno probabilmente accorti ma salvati dall'uomo, piantati e ripiantati, difesi dall'urbanizzazione inconsulta e dagli incendi criminali continueranno generosamente a svolgere le loro funzioni, ad assicurare il nostro presente e il nostro futuro."