Fiorito il glicine secolare

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MORIVIONE: Ha 713 anni, è il più antico della Lombardia.
All'ombra dei suoi rami Leonardo ideò la Conca
L'articolo è tratto da Cronaca Qui del 1 maggio 2010



All'ombra dei suoi rami Leonardo ideò la Conca. Da Vinci e Lodovico il Moro progettarono lì il sistema per accogliere le acque del Naviglio.


Marianna Vazzana (serv. p e p.)


Bisogna sbirciare nell'angolo di un cortile per trovare il tronco robusto e nodoso, coi rami che s'intrecciano verso il cielo. Ed è al cielo che lo sguardo si ferma, incantato da miriadi di nuvole lilla.
È lo spettacolo del glicine in fiore, cuore del quartiere Morivione, il più antico di tutta la Lombardia e, forse. anche dell'intera Penisola con i suoi 713 anni di vita. Parola degli abitanti di questo vecchio borgo a due passi da viale Toscana.

 


DA LEONARDO DA VINCI...
Da secoli il risveglio dei grappoli colorati annuncia la primavera in via Verro, tra una ex locanda oggi trasformata in residence con 13 mini-appartamenti e il centro della cooperativa Morivione. Da una parte, il vaso con il fusto. Dall'altra, su un pergolato di legno, la chioma delicata e lucente. Una bellezza che risorge ogni anno e che profuma di storia. «Proprio sotto questa pianta Leonardo Da Vinci e Lodovico il Moro idearono il nuovo progetto per la Conca Fallata, che accoglie le acque del Naviglio Pavese», racconta Claudio Villani, residente nel quartiere e autore dell'opera in dvd "A spasso per la zona cinque " patrocinata dal parlamentino. "Fallata" perché i lavori restarono in stand-by per oltre duecento anni, oppure perché, secondo un'altra versione, un architetto del tempo sbagliò i calcoli rendendo l'affossamento inutilizzabile.


E, per rimediare, Lodovico il Moro chiese appunto aiuto a Leonardo parlandogli all'ombra del glicine.
I rami baciati dal sole si allungano verso i palazzi, mentre si dice che le radici nascoste camminino sottoterra per due chilometri, fino a sfiorare il Naviglio. «Una meraviglia», commenta Saverio Curci, presidente della cooperativa Morivione, i cui soci si prendono cura amorevolmente della pianta secolare.


IL BANDITO VIONE
Un arbusto speciale, fulcro del quartiere anche per un altro motivo: la leggenda racconta che intorno al 1300 un bandito di nome Alessandro Vione terrorizzasse i milanesi. Ex soldato a servizio degli Sforza, si era trasformato in ladro e spesso si intrufolava entro le mura cittadine per rubare soprattutto cibo. Finché, un giorno, le guardie degli Sforza lo scovarono pugnalandolo a morte proprio ai piedi del glicine. Per questo, passando di lì, la gente esclamava "Qui morì Vione". E quella frase ha dato il nome prima al paese e poi al quartiere, ancora adesso chiamato "Morivione".