La battaglia di Anghiari

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La questione è nota.
In Palazzo Vecchio a Firenze, sulla parete est del Salone dei Cinquecento, dietro o sotto l'affresco del Vasari che raffigura la BATTAGLIA DI SCANNAGALLO, si cercano i resti della più famosa - e rimpianta - BATTAGLIA DI ANGHIARI di Leonardo da Vinci.


Con metodi non invasivi, sonde ottiche et similia, si cercano segnali di quella pittura che "colò" dalla parete quando l'opera era ancora allo stato iniziale: il gruppo detto "Lotta per il vessillo" reso famoso dall'artistica copia di Rubens, il quale utilizzò un'antica copia originale dell'epoca.


 


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Un grande artista come Rubens non poteva non "metterci del suo" e infatti la copia più fedele è ritenuta quella in possesso della Galleria degli Uffizi di mano anonima.

Si tratta comunque sempre di una forma grosso modo romboidale, con gli angoli tagliati: ed è questa che ci conviene usare per commentare l'operazione ed esprimere il nostro punto di vista.
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Pensiamo che all'epoca del lavoro la sala che l'ospitava, detta SALA GRANDE, era meno della metà dell'attuale Salone dei 500, che venne ristrutturato e ingrandito quando il Vasari dipinse la sua Battaglia. E' probabile quindi che le proporzioni e le corrispondenze tra le due pitture siano cambiate. Inoltre, a mio parere, il Vasari non aveva una mentalità così masochistica da suggerire col suo "Cerca Trova" di buttare giù il suo proprio lavoro.


Potrebbe averlo "emarginato" lasciandolo in una posizione periferica e "coprendolo" con sue adeguate figure: si sa che un affresco può venire "strappato" per posizionarlo altrove nel tempo utile a recuperare un altro più antico sottostante=tecnica nota anche nel Cinquecento anche se, al tempo, ancora imperfetta.


METODO DI RICERCA
Una volta definite le linee grafiche perimetrali, evidenziando il dettaglio molto particolare del caduto che viene tenuto per i capelli e orribilmente scannato, le LINEE FORTI restano i profili verso terra dei due cavalli bianchi rampanti e le due (di quattro) teste isolate. Più le due "GEMINI".
Abbiamo scrupolosamente cercato tra gli spazi della composizione, una controforma tale da ospitare al di sotto dell'intonaco, in modo riconoscibile all'esterno, la "losanga" ottenuta dalla copia di Firenze.


L'UNICA POSIZIONE verificata non è affatto centrale, come doveva essere, secondo le testimonianze, il gruppo vinciano di cui ci rimangono le copie: coincide bene invece con il quarto destro inferiore dell'affresco. Infatti:

A. si può riconoscere la particolare forma della testa-gola arrovesciata del caduto vinciano tra i due cavalli, inglobate nella spalla del caduto vasariano accartocciato su se stesso, con spada e scudo a terra.


B. Le linee inferiori dei cavalli si inseriscono a intarsio nei vuoti vasariani. Ecc.


C. L'elmetto con piuma rossa del soldato vasariano in basso a destra dovrebbe coincidere esattamente con il berretto rosso del mercenario Niccolò Piccinino col braccio sollevato a vibrare un colpo di spada sulle mani dei nemici che trattenevano il vessillo.


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Concludendo, secondo noi c'è da cercare nel punto giusto e TROVEREMO!



"I cavalli di Lionardo"

Tra le cose da vedere a Firenze a metà 1500, si raccomandava di andare in Palazzo Vecchio, "a dare una vista a un gruppo di cavalli e di uomini... un pezzo di battaglia di Leonardo da Vinci che vi parrà una cosa miracolosa" (lettera di Doni al Signor Lollio, 1549).


Ora, tutti sanno che l'opera fallì appena iniziata, funestata da una serie di eventi di incredibile sfortuna e imprevedibili, oltre che dalla depressione di Leonardo per la morte del padre, dello zio e per l'ostracismo furibondo dei fratellastri, oltre alla perdita di censo per la fine dei suoi primi mecenati (Ludovico il Moro e Cesare Borgia) e l'incertezza del futuro.


Restano tuttavia molti studi preparatori dai quali possiamo dedurre l'importanza artistica, filosofica, storica e morale dell'opera.
Nel piccolo disegno a penna presso l'Accademia di Venezia "Scaramucce di cavalieri e fanti" ci pare di scorgere il nucleo ispiratore del gruppo di Anghiari - la sintesi formale, criptica, del disegno, ciò che le dà una singolare, sinistra unità, è in realtà un volto orrido che pare putrefarsi sotto i nostri occhi: è la guerra, la fine dell'armonia, del benessere e spesso della vita stessa per tanti. Così la pensa ormai Leonardo.


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Molto studiato per le "dritte" che può rivelare sulle capacità fantastica di Leonardo e molto amato per la sciolta dinamicità, è il carosello di cavalli "a carboncino" della Royal Library di Windsor.


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Un mailstroom vivente.
Il cavallo con cavaliere a destra presenta un groviglio di linee nervose e potenti che creano più fisionomie sovrapposte.
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Esaminiamo solo alcune delle decine di immagini nascoste in questo studio preparatorio dominato dall'ossessione per la distruttività della guerra, l'analisi delle radici del male e delle sue conseguenze sulla vita.


- volti stupidi e feroci, un binomio quanto mai comune nelle società umane; questi mascheroni vengono sistematicamente ripresi dal Vasari che, come pittore, ne apprezzava l'effetto "espressionistico" (subliminale).





- notevole, e strano per noi, l'effetto del grande occhio con forti ciglia articolate, che si ripete, anche isolato, sulla sinistra. In realtà non era raro l'accoppiamento, per esempio in araldica alcune insegne dei Cavalieri Teutonici, nel Medioevo, riproducevano le corna a palchi dei cervi, che identificavano un cerchio centrale (simbolo di impenetrabilità). Lo stilema si ripete in varie posizioni.



    

 


L'associazione OCCHIO-SCATTO-CAVALLO si può notare anche nella già vista "Scaramuccia" dell'Accademia di Venezia, dove l'occhio (a sinistra) della figura criptica coincide con l'accoppiata cavallo/cavaliere, nel balenare della groppa equina.
I "mascheroni! espressionistici, prefigurazioni di un barocco ante litteram, intrinseci nella complessa composizione, trovano subito adepti, a cominciare dal VASARI stesso nella Battaglia:





La moda dilaga in tutta Europa, soprattutto nella grafica. Un esempio molto evidente:

       
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Georg Pencz (1500-1550)
Acquaforte Il trionfo del tempo


Tornando al cartone preparatorio per la battaglia di Anghiari, è facile riconoscere, nella posizione verticale, un leone che tiene tra le fauci un torvo individuo il quale, a sua volta, azzanna un altro:


    


- all'estrema destra, Leonardo il paradossale, l'enigmista, lo spirito burlone che si manifesta anche al centro delle umane tempeste esistenziali, ci regala un saggio autoreferenziale di espressioni grottesche:gr

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Ma tra le immagini strane non manca il look sinistro di un teschio che lo accompagna, come estrema consapevolezza della sua maturità.


 




Per comprendere la genesi di forme così tormentate, generatrici a loro volta di altre invenzioni fantasmatiche, ci possiamo riferire all'altra grande incompiuta fiorentina, quall'ADORAZIONE DEI MAGI che Leonardo "inventò" vent'anni prima.
Il mondo pagano, pieno di violenza senza speranza di redenzione, appare sullo sfondo simboleggiato da una creatura fatta di uomo, bestia e metallo: quello dello scuso, che porta immancabilmente il disegno di un volto ostile, percepito nella lontananza e nella concitazione, come l'enorme testa di un mostro.
Proprio questa alienazione, quest'ALTRO DA SE' voleva rappresentare Leonardo; uno spirito negativo cui conferire la perversa e oscena volontà di morte di cui il combattente è comunque portatore.


I CENTAURI di Leonardo


Si direbbe che Leonardo "salva il cavallo" nel senso che lo propone come essere sottoposto, appunto, a volontà aliena della cui furia diventa succube e strumento, nolente e dolente, come l'estrema contorsione del corpo testimonia.


Si confronti il gruppo dell'Adorazione con quello delsuo cartone preparatorio, dove la triade dell'Uomo/Bestia/I-dea (simboleggiata dallo scudo "animato") appare IN NUCE e si sviluppa.




Gli "scudi animati" non erano una novità per il Rinascimento, che studiava l'arte classica greca e romana. Si veda ad esempio lo "Scudo di Achille" nell'anfora attica di EXECHIAS - in genere gli scudi erano tutti notoriamente decorati e figurati.


   ACHILLE indossa l'elmo; alle sue spalle vediamo il profilo grottesco al centro dello scudo. Non è certo quello descritto da Omerot, tuttavia ha una certa vivacità apotropaica.


  L'altra metà la vediamo a destra, a rappresentare "lo scudo di Aiace". Mettendo insieme le due metà, si evidenzia la fisionomia ghignante che doveva "spaventare" il nemico a cui pochi guerriere comunque rinunciavano.


Altra forma notevole è l'accenno alla dualità. La "reiterazione del segno" nella sequenza di lotta dell'Annunciazione, diventa, nella Battaglia, la coppia di cavalieri detti GEMINI (che rimandano, curiosamente, alla figura duale nel sigillo dei cavalieri Templari):

 


    


I MISTERI DELLA BATTAGLIA DI ANGHIARI RIACCENDONO LA FEBBRE PER LEONARDO
L'articolo, tratto dal <<Corriere della Sera>>del 13 marzo 2012, è di Armando Torno


Leonardo morì ad Amboise nel 1519. Forse è meglio dire che se ne andò il corpo, ma lo spirito fuggì e vaga ancora dispensando fascino, suggestioni. Turba senza requie la nostra fantasia. È irresistibile. Se così non fosse, Bill Gates non avrebbe cercato disperatamente reliquie leonardesche e quasi nessuno si preoccuperebbe di ritrovare a Firenze, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, quella sua Battaglia di Anghiari sotto un dipinto di Giorgio Vasari. Antiche fonti testimoniano che fu realizzata con l'encausto, tecnica pittorica che il maestro trovò nella Historia naturalis di Plinio il Vecchio. Maurizio Seracini, professore a San Diego, la sta inse­guendo da trentasette anni. Basta una traccia sotto l'opera del Vasari, quel nero di cui tutti parlano, unito a resti di lacca rossa o a uno strato di beige o a un'intercapedine per far esplodere le ipotesi.


La Battaglia di Anghiari è l'ultimo capitolo di una storia infinita. O meglio: della febbre leonardesca che ha colpito il mondo attuale. Interroghiamo le reliquie del sommo da mezzo millennio per decifrare la Gioconda; e, forse, conviene credere a quel racconto che narra di Raffaello in lacrime dopo averla vista. Dinanzi ai suoi disegni si turba la tecnica moderna, dal primo carro armato al sommergibile, dalle macchine per volare alla bicicletta che saltò fuori durante un restauro del Codice Atlantico. E che dire agli ottanta milioni di lettori di Dan Brown? Non credono forse gli estimatori de Il Codice da Vinci che ne L'ultima Cena Leonardo voglia inviarci un messaggio segreto?


La Battaglia di Anghiari ha trovato — giustamente — degli esperti che invitano alla prudenza. Nessuno però potrà fermare ricerche, sondaggi, ipotesi, il giallo internazionale che si sta alimentando, i non addetti ai lavori che aggiungono conferme alle loro ipotesi. Quel che Leonardo ha solo pensato è già realtà. Quel che ha lasciato interrotto diventa laboratorio. Anche di fantasie. Insomma, la battaglia per la Battaglia non è ancora cominciata. Seracini andrà avanti, e con lui quasi tutta Firenze. Che poi la pittura murale sia scomparsa o non ci sia o si vedano solo frammenti, poco conta. Lì lavorò Leonardo.