Così rinasce la via Emilia

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ANTEPRIMA A Palazzo Pepoli si inaugurerà a novembre il nuovo museo della città di Bologna

In una sala anche un tratto dell'antica strada romana
L'articolo, di Stefano Bucci, è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 15 maggio 2011

L'idea, o forse sarebbe quasi meglio dire la necessità, di ridisegnare aggiornandolo il modello per un museo della città sembra essere diventata da qualche tempo di grande attualità. Lo dimostrano le esperienze (più o meno realizzate) per il Carnavalet di Parigi, per l'Amsterdam Historische Museum o per il Museum der Stadt di Vienna. O, rimanendo in Italia, quella legata al «MuseoTorino»: vero e proprio museo diffuso, nato su progetto di Daniele Lupo Jalla e diventato da poco tempo una realtà concreta del capoluogo piemontese.

«Quella della modernizzazione del concetto di museo della città — spiega Fabio Roversi Monaco presi-dente della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (Carisbo) — è un obbligo. Solo così è possibile avvicinare le giovani generazioni, ma anche i nuovi cittadini, a cominciare dagli immigrati, e persino chi sembra volersi dimenticare delle proprie radici». Proprio da queste considerazione ha preso forma «Genus Bononiae», il progetto di Carisbo «basato su un nuovo modo di vivere la storia, l'arte, la cultura» e destinato (fisicamente) a creare un percorso attraverso Bologna diviso in otto tappe. Tante quanti sono gli edifici compresi («ognuno di grande importanza storico artistica, ognuno con una propria destinazione»): da San Colombano (con la collezione di strumenti musicali antichi) a San Giorgio in Poggiale (con la Biblioteca d'arte), da Santa Cristina (sede della Schola di canto gregoriano) a Casa Saraceni (sede della Carisbo), da Santa Maria della Vita (che accoglie il fantastico Compianto su Cristo morto di Niccolò dell'Arca) a San Michele in Bosco (con il suo chiostro ottagonale e con il suo belvedere).

Dopo l'inaugurazione (appena lo scorso gennaio) di Palazzo Fava (che accoglie nelle stanze affrescate dai Carracci la collezione dei contemporanei, quella d'arte antica oltre a mostre tematiche e al Caffè letterario) all'appello manca ormai solo Palazzo Pepoli: l'edificio medievale (di fatto chiuso da sei anni per un lungo e complesso intervento di restauro e ampliamento), dove da novembre prenderà definitivamente corpo il i nuovo museo della città, che si snoderà dal paleolitico all'età contemporanea e che rappresenterà di fatto il fulcro dell'intero percorso legato a «Genus Bononiae».

E c'è da credere che farà una bella impressione scoprire (come ha fatto il «Corriere» in anteprima) che al piano terra di Palazzo Pepoli (accanto agli spazi che in questi giorni ospitano la mostra dedicata a Roberto Benigni e Nicoletta Braschi) è stato ricostruito un tratto dell'antica via Emilia, con le stesse pietre romane originali a lungo confinate nei Giardini Margherita. L'effetto è già da ora assicurato: anche grazie a quelle pareti a specchio che fanno da contraltare ai pannelli retroilluminati che (invece) racconteranno e documenteranno il periodo storico. La «nuova» via Emilia sarà collocata in una delle stanze trasversali, le più ampie di un percorso molto concentrato (in quella corrispondente, ma al primo piano, verrà invece ricostruita la perduta Bologna delle acque e dei canali).

Ma sono numerose le novità che offrirà Palazzo Pepoli. «Dove vogliamo concentrare 2.500 anni di storia bolognese — spiega con orgoglio Roversi Monaco —. E dimostrare che i palazzi antichi possono trovare nell'architettura contemporanea il modo migliore per tornare a vivere». Il riferimento è alla torre di cristallo a tre piani, costruita al centro di una corte originariamente aperta, che fa da collegamento tra le sale espositive (una trentina in tutto) e che è stata disegnata da un archistar come Mario Bellini, autore anche del progetto generale e dell'allestimento (quello grafico è di Italo Lupi).

Lo stesso allestimento, che con le sue bacheche enormi ed essenziali vuole essere una (evidente) citazione dell'Arte Povera stile Merz, dovrà comunque fare i conti con le necessità di questo museo globale e interattivo («Non ci sarà nessuna competizione con le altre strutture conservative e culturali — assicura il presidente della Carisbo —, ma solo grande collaborazione». E così nei suoi oltre seimila metri quadrati (di questi 3.100 saranno destinati a sede espositiva con un piano ammezzato destinato all'arte giovane più o meno nota) ci sarà tantissima multimedialità, dai touch screen al primo teatro a 3D collocato in un museo italiano.

In questo gioco tra passato e presente, tra nuove e vecchie tecnologie l'apertura del percorso museale di Palazzo Pepoli sarà però affidato al passato, sia pure «riveduto e corretto». Chi vorrà viaggiare nel «genus» di Bologna si troverà così davanti alla pianta ella città realizzata per conto di Gregorio XII nel 1575: un affresco da sempre collocato in una sala (detta appunto «Sala Bologna») degli appartamenti privati del Papa, al Vaticano. Un affresco praticamente impossibile da ammirare. Ma a Bologna il miracolo si compirà: grazie ad una copia autore, a grandezza naturale, firmati da Adam Lowe, già responsabile di quella replica, ad alta tecnologia, delle «Nozze di Cana» di Paolo Veronese ormai diventata patrimonio della Fondazione Cini di Venezia.

Info www.genusbononiae.it