La falda sale, acqua alta nel metrò. Verde a 20 km all’ora in Sant’Agostino

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L’articolo di Ilaria Carra è tratto da «La Repubblica» del 2 luglio 2013

VENTI chilometri all'ora, al massimo. La metropolitana Verde è di nuovo a mollo: negli ultimi giorni, centimetro dopo centimetro, alla fermata di Sant'Agostino la falda è tornata a rialzarsi e ha allagato i binari. Tanto che i segnali lungo il tracciato obbligano i macchinisti a dimezzare la velocità del treno. «Misura precauzionale» dicono i tecnici. Rischio di effetto aquaplaning, ancora una volta, che rilancia l'urgenza dell'intervento di impermeabilizzazione della galleria rimandato da decenni.

Il tema delle infiltrazioni sotterranee sulla linea 2 è noto. Ci della M2: sono tratti che scorrono proprio è la linea in mezzo alla falda, come in un verde fiume. E la gallerie, datate e mai la più colpita impermeabilizzate, capita che dagli l'acqua non la trattengano più. Idem per il "piano ferro", quello dove scorrono i binari. E dove da anni gli allagamenti sono cronici. Un anno fa il Comune, proprietario delle stazioni gestite da Atm, aveva stanziato circa 3,3 milioni per i cantieri urgenti di risanamento: fondi con cui si è partiti dal tratto più malconcio, quello tra Piola e Lambrate, dove i lavori proseguono tuttora da mesi.
Allo stesso tempo sono state collocate oltre venti idrovore che ingurgitano acqua nei punti più critici. Come, appunto, nel tratto tra le stazioni di Sant'Agostino e Sant'Ambrogio, dove da ieri i treni devono viaggiare al rallentatore. A Sant'Agostino il rischio di finire a mollo è ben noto e piuttosto frequente: nel '98 la stazione finì in un pozzangherone profondo 40 centimetri. Oggi il rischio è di ritornare indietro nel tempo se non si interviene presto. Sono gli stessi macchinisti che viaggiando si rendono conto di scorrere su "laghi" sempre più estesi, da Famagosta a Porta Genova, da Lambrate a Cimiano.

Ieri notte un intervento extra di idrovore a Sant'Ambrogio, previsto d'urgenza dalle squadre di Atm e del Comune, potrebbe aver tamponato - ma non risolto - il problema. Alle prossime piogge, si tornerà daccapo: più che un rischio sicurezza, comunque limitato secondo gli addetti ai lavori, l'inconveniente principale è la necessità di rallentare i treni. La manutenzione straordinaria dovrà occuparsi sia del consolidamento del terreno e dei «giunti», cioè quei punti che rendono i binari «flessibili» e, allo stesso tempo, dell'impermeabilizzazione, con "iniezioni" di uno speciale materiale nelle pareti delle gallerie.