L'occhio umano e gli stereogrammi

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Nei decenni seguenti la Seconda guerra mondiale, venne perfezionata una tecnica ispirata agli stereogrammi, che potrebbero definirsi oggetti bidimensionali percepiti come tridimensionali.
Con una particolare ginnastica oculare, si riesce a mettere a fuoco tale immagine, diversa da quella rappresentata, visibile, come si spiega nel seguente articolo pubblicato da <<Panorama>> (14 ottobre 1994).

 


stereogrammi


 

 


stereo

 



L’illusione della tridimensionalità veniva all'inizio creata da Julesz nel modo classico: usando cioè due immagini sovrapposte rappresentanti un oggetto visto da diverse angolature e osservandole con un paio di occhiali a lenti polarizzate, che permettono cioè a ciascun occhio di vedere una sola delle due immagini. Ma nel 1979 il ricercatore riuscì per la prima volta, ingannando il cervello, a ottenere lo stesso effetto anche a occhio nudo.
Uno stereogramma è costituito da strisce parallele verticali od orizzontali di immagini che sembrano identiche ma non lo sono. E anzi nelle piccole differenze tra una striscia e l'altra che si nasconde l'immagine tridimensionale. Per vederla, bisogna costringere l'occhio sinistro a guardare una striscia diversa da quello destro. Come? Incrociando o divergendo gli occhi, cioè mettendo a fuoco un punto tra gli occhi e l'immagine oppure oltre l'immagine. Il cervello fonde le due strisce in un'unica immagine, così come fa quando unisce in una sola visione quello che gli occhi vedono attraverso le lenti di un binocolo. E, grazie allo speciale trattamento subito dalle immagini, questa fusione permette di vedere l'immagine tridimensionale nascosta.

Alla semplicità di realizzazione non sempre corrisponde una facilità di visione della tridimensionalità, Ma se non si riesce la prima volta non ci si deve scoraggiare. Basta lasciar passare un po' di tempo e riprovare. «Imparare a vedere gli stereogrammi è come imparare ad andare in bicicletta» spiega Baccei «all'inizio sembra difficile. Ma se cominciate a vedere qualcosa non finirete più».