Cascina Monterobbio: la "camera picta" affrescata da Francesco Hayez

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Leonardo da Vinci lavorò in tempi diversi al percorso Olona da San Cristoforo a Chiesa Rossa (v. Codice Atlantico) e, come molti artisti dell’epoca (ad es. Raffaello), nei momenti di riposo si dedicava a opere di minori dimensioni, dipinte o scolpite, nelle quali ricercava soluzioni particolari ai problemi di forma, in preparazione di commesse impegnative. La parte più segreta e originale di queste sue opere riguarda studi già iniziati, che porta avanti da una composizione all’altra: può essere di tipo laico, oppure religioso; nel tipo religioso, si tratta quasi sempre della Passione di Cristo.

In San Cristoforo ci sono affreschi della Madonna delle Grazie in trono gotico (e di una Madonna del Latte) dove “traspare” una ricca figurazione esoterica di tipo ancora medioevale; in particolare il panneggio mariano porta la traccia (impronta sindonica) di Cristo e Maria. Storie della Passione sono anche in S. Maria di Chiesa Rossa. Si può parlare quindi di un “tema obbligato” per Leonardo che, di suo, aveva già effigiato Gesù sofferente, ai tempi della bottega, nelle ombre del paesaggio (Battesimo di Cristo); nei panneggio della Vergine Annunciata; in vari studi stilizzati di vesti/atteggiamenti.
 

La soluzione formale escogitata da Leonardo s’ispira alle maschere del teatro religioso, la stilizzazione del Cristo si impernia sul mascellare superiore mentre nella zona dei denti, come notiamo dalle fotografie ANTE RESTAURO, la luce scompare in una forte lacuna, stanco, tmésis, che equivale ad un NON-FINITO come zona di scambio/osmosi fra materiale corporeità e condizione metafisica della coscienza, nell’identificazione col Cristo, generando l’apparire di volti piangenti nel vuoto e sulla cornice inferiore.

Purtroppo il RESTAURO, nulla sospettando di quanto sopra, si è affrettato a “riempire il buco” annullando in parte l’effetto. Niente male; volendo, si può risistemare come l’ha concepito Leonardo. Basta guarda re il cartone magnifico di Londra, con la S. Anna, dove, a mio parere, confluì il rivoluzionario esperimento iniziato sulle ginocchia della Madonna del Latte. Mentre i volti piangenti si mimetizzano; ma basta posizionare uno specchietto (ah, Leonardo!) alla base del cartone per veder apparire una nuova sconvolgente visione, l’autopsia di un vecchio (è il nuovo “amore” del genio che, proprio in quegli anni, ottenne le autorizzazioni, l’ANATOMIA).
 

È quindi evidente che la MADONNA di Monterobbio riveste il ruolo di ANELLO DI CONGIUNZIONE fra la prima opera dove compare il primo studio ascrivibile a queste ricerche segrete (la VERGINE DELLE ROCCE) e il risultato definitivo (nella VERGINE CON S. ANNA, IL BAMBINO E L’AGNELLO). La difficoltà a ottenere questi effetti dopo la morte di Leonardo, fece sì che molti committenti combinassero sinergie tra i famuli di Leonardo (Francesco Melzi...) e i seguaci non di bottega, ma bravissimi, come ad es. Bernardino Luini per integrarvi un San Giuseppe: come nella SACRA FAMIGLIA dell’Ambrosiana.

Ma come si arriva dalla Madonna del Latte alla CAMERA PICTA di Francesco Hayez? Era di gran moda ancora nell'800 ispirarsi alle opere di Leonardo - soprattutto al Cenacolo delle Grazie.

Con l'aiuto dell'anamorfi e grande libertà di interpretazione ci ha provato Francesco Hayez nella CAMERA PICTA: ritengo che l'idea sia stata elaborata insieme ad Alessandro Manzoni, che villeggiò spesso a Monterobbio specie nel periodo in cui curò l'attecchimento delle robinie di VERSAILLES, consigliategli dalla madre. Infatti lo STRIGELLI, proprietario all'epoca, era il segretario di Manzoni, ma non ne condivideva il talento.

L'autore dei Promessi Sposi, viceversa, era in sintonia con Leonardo e la sua bella Madonna del Noterobbio; e lo era pure con Hayez, che stimava per il bellissimo ritratto ricevutone, e varie collaborazioni teatrali. Convinse così il segretario all'impegnativa commessa.

Last but not least: dove ora si trova l'opera di Leonardo, che ha anche un valore enorme perchè strategica nell'evoluzione del pensiero artistico del genio, ha corso e corre pericoli che tutti possiamo immaginare. Il suo posto è naturalmente all'Ambrosiana, col Musico e il Codice Atlantico, coi noti riferimenti ai lavori del percorso OLONA, detto Lambretto meridionale, perché va a congiungersi a sud con il Lambro. Nel 2019 ci sarà una grande mostra europea su Leonardo per il mezzo millennio dalla morte e noi potremmo presentare questa primizia (e non solo: la ricerca non dorme, è la "burocrazia", diciamo così, che frena e talvolta affossa, o peggio). Accompagnata da una edizione critica, magari una firma inedita ma brillante e sensibile come il soggetto merita, col resoconto dei restauri filologici del percorso vinciano da San Cristoforo a Chiesa Rossa (ambedue le chiese sono già state restaurate). Va riattivato il tratto ipogeo tra l'originario corpo mediano fra le corti Monterobbio, e la cripta ipogea oltre il Naviglio Pavese - oggi visibile attraverso oblò nel pavimento si Santa Maria in Chiesa Rossa (forse II sec. d.C.).