Il comune di Milano pensa a un nuovo inceneritore in zona Ripamonti

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Da tempo il comune di Milano pensa a costruire un nuovo inceneritore. Per quanto queste strutture abbiano cambiato il proprio nome nel più pomposo 'termovalorizzatore', servono sempre a bruciare i rifiuti non riciclati. Perciò immettono sostanze tossiche nell'aria.
L'associazione Verdi Navigli non è pregiudizialmente contraria a questa o ad altri tipi di struttura, se realizzata bene e nel posto giusto. Chiediamo solo, come farebbe qualunque cittadino, di assicurarsi il pieno utilizzo delle strutture esistenti, e di finanziare i piani di modernizzazione, prima di investire valanghe di denaro pubblico in nuovi progetti.
Al sindaco Albertini interessano poco le istanze popolari, questo si sa. Molto meglio i comitati tecnico-politici e le ricerche universitarie, specie quando 'casualmente' confermano le intenzioni dell'amministrazione. Perciò il comune ha preso e deciso che è ora di costruire un nuovo inceneritore, nonostante quello attuale non sia affatto a pieno regime, come spiega l'articolo del Corsera che riportiamo.
Il nuovo inceneritore sarebbe localizzato in zona Ripamonti, al limite dei campi agricoli del sud milanese. Ma usare una parte dei milioni di metri quadri di aree industriali dismesse è così impossibile? E' proprio necessario consumare nuovo suolo? 

dal Corriere della Sera di lunedì 11 ottobre 2004

Nuovo inceneritore in zona Ripamonti

Il Comune: i lavori prima della fine del mandato. Sorgerà  al confine con Opera. Costo: 200 milioni. L'impianto avrà  tre linee e potrà  servire anche i comuni vicini. Albertini: tra un decennio nessun sacco di spazzatura in discarica 

di Maurizio Giannattasio
Il nuovo inceneritore di Milano sorgerà  nella zona Sud della città . In un'area compresa tra il depuratore di Milano Sud e quello di Nosedo, nel perimetro segnato da via dei Missaglia e via San Dionigi. Una possibilità  potrebbe essere il confine milanese vicino al carcere di Opera. Obiettivo: rifornire di energia il carcere e insediamenti come quello di Opera e Rozzano. Resta comunque il riserbo assoluto sul luogo, per non scatenare  polemiche e proteste. «Vogliamo pubblicare il bando di gara entro la fine del nostro mandato», dice l'assessore all'Ambiente, Domenico Zampaglione.

Occorre uno spazio di circa 130 mila metri quadrati. Palazzo Marino ha già  individuato 8 aree. «Il progetto di massima dell'impianto esiste già  - conferma l'assessore -. Tre linee come quello di Silla 2 per un costo di circa 200 milioni di euro».

L'obbiettivo è ambizioso. «Entro dieci anni - dice il sindaco Gabriele Albertini - con i due termovalorizzatori in piena funzione, Milano non manderà  più niente in discarica». 

Otto località  rigorosamente top secret. In una di queste... 
Otto località  rigorosamente top secret. In una di queste verrà  realizzato il nuovo termovalorizzatore di Milano. Tutte nella zona sud della città . Alcune sono state già  escluse a priori: impossibile avvicinarsi troppo a Linate per  via dell'altezza del camino del forno. Altre non sono state prese in  considerazione perché fuori dai confini milanesi. Quindi il campo si  restringe a un'area compresa tra il depuratore di Milano sud e quello di Nosedo, in pratica nel perimetro segnato da via dei Missaglia e via san  Dionigi.

I bookmaker puntano sul confine milanese vicino al carcere di Opera  e comunque in una zona che permetta di rifornire di energia fette  consistenti di popolazione. Lo stesso carcere, ma anche insediamenti come  quello di Opera e di Rozzano. Resta comunque il riserbo assoluto: non  occorre spingersi fino ad Acerra per capire che una scelta di questo genere  provoca sempre polemiche a non finire. È successo così con Silla 2, accadrà  sicuramente con il terzo impianto. Palazzo Marino spinge sull'acceleratore.

«Vogliamo pubblicare il bando di gara entro la fine del nostro mandato -  attacca l'assessore all'Ambiente, Domenico Zampaglione - per questo nei  prossimi giorni daremo mandato all'Amsa di realizzare uno studio per  individuare oggettivamente lo spazio migliore per il termovalorizzatore che  tenga conto non solo dell'impatto ambientale, ma anche di una logistica  complessa come quella dei trasporti». Occorre uno spazio di circa 130mila  metri quadrati. Palazzo Marino, insieme ai tecnici dell'ambiente e dell'urbanistica, ne ha già  individuati 8. Toccherà  all'Amsa puntare il dito sull'area x, anche se la decisione finale sarà  tutta «politica». «Il progetto di  massima dell'impianto esiste già  - conferma l'assessore - Tre linee come  quello di Silla 2 per un costo di circa 200 milioni di euro. Dopo lo studio  di Amsa bisogna preparare il progetto definitivo e metterlo a gara. Vogliamo  che ci sia l'aggiudicazione nel nostro mandato».

L'obbiettivo è ambizioso. «Entro dieci anni - dice il sindaco Gabriele  Albertini - con i due termovalorizzatori in piena funzione, Milano non  manderà  più niente in discarica». In realtà  le previsioni sono leggermente  differenti. La raccolta differenziata si attesta sul 35 per cento, i rifiuti  bruciati a Silla 2 rappresentano il 45 per cento e quelli in discarica sono 
il 20. Il nuovo impianto - della stessa potenza di Silla 2 - non solo  dovrebbe eliminare le discariche e bruciare i fanghi dei tre depuratori, ma  potrebbe allargare il giro di Amsa. Non è un caso che in questi ultimi mesi,  la società  di via Olgettina stia espandendosi nell'hinterland.

I contratti  fioccano. Per adesso Amsa si limita a gestire i rifiuti dei vari comuni  della fascia milanese mantenendo inalterati i luoghi di smaltimento, ma  quando sarà  pronto il terzo termovalorizzatore potrà  offrire a prezzi  concorrenziali lo smaltimento nel forno. Quindi, non solo rifiuti dei  milanesi, ma anche quelli dei comuni intorno al capoluogo.

Certo ci vorrà  del tempo. E molta prudenza. «I lavori - spiega Zampaglione - si concluderanno fine 2008, inizio 2009». Ma la vera partita politica si gioca da questo momento in poi: «Ci sarà  sicuramente un problema con i comuni limitrofi e con gli insediamenti vicino al termovalorizzatore - continua l'assessore - Ma bisogna essere razionali. Il livello tecnologico è notevolissimo. I termovalorizzatori non sono impianti che avvelenano le persone. Altrimenti non li faremmo». Per questo motivo, una volta che sarà  individuata l'area, Palazzo Marino farà  una campagna capillare di informazione: nei consigli di zona, su internet, sui mezzi di informazione. «In modo da ottenere quel consenso sufficiente per portare avanti la realizzazione».

Ultima considerazione. Estetica: «Il termovalorizzatore dovrà  essere bello - conclude Zampaglione - non deve ammazzare il territorio. Talmente bello da diventare un luogo da visitare nel week end». Forse, è chiedere troppo.