«Rivogliamo il porto. Sarà la nostra cartolina per la città dell'Expo»

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David Gentili, consigliere comunale del Pd
L'articolo, di Nicola Palma, è tratto da <<Il Giorno>> dell'8 giugno 2011

NOVE SÌ. Quattro per i referendum nazionali su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Più altri cinque per i quesiti cittadini. A cominciare dalla Darsena, tema caro a David Gentili, fresco di riconferma in Consiglio comunale sui banchi del Pd. «Deve tornare bella come un tempo: il 2015 è dietro l'angolo».

Domanda da un milione di euro: come ha fatto la Darsena a ridursi in questo stato?
«La principale responsabilità è sicuramente della Giunta Albertini, che ha pensato bene di realizzare un parcheggio in uno dei luo­ghi più storici della città. E come decidere di fare un autosilo sotto il Duomo per decongestionare il traffico nel centro storico: una follia. E poi c'è la Giunta Moratti?».


Cioè?
«Beh, hanno aspettato troppo prima di prendere una decisione. Detto questo, riconosco coraggio all'ex sindaco, anche se si è mossa male giuridicamente».


Perché?
«Ha messo le aziende costruttrici nelle condizioni di poter chiedere un megarisarcimento per la cancellazione del parcheggio dal Piano comunale: 9 milioni di euro. Si poteva uscire molto prima da questa impasse, e con meno danni per le casse di Palazzo Marino».


Come?
«A fine 2008, gli avvocati dei comitati anti-box inviarono una lettera al Comune: in quella missiva, si invitava la Giunta a ricon­trattare alcune clausole contrattuali della convenzione, palesemente sbilanciate a favore dei costruttori. Non se ne fece nulla».


Oggi, a che punto siamo?
«Prima il Tar ha dato ragione al Comune, poi il Consiglio di Stato ha ribaltato il verdetto. E la Darsena è ancora un acquitrino».


Come si comporterà la nuova amministrazione?




GLI ERRORI DEL PASSATO


Una follia costruire i box sotto un luogo così storico La Moratti ha avuto coraggio ma si è mossa male giuridicamente


«Innanzitutto, vedremo se ci sono margini di movimento dal punto di vista legale. In caso contrario, cercheremo di uscirne con il minor esborso possibile».


In che modo?
«Aprendo una trattativa con i privati. Loro chiedono circa nove milioni di euro, noi vogliamo evitare che ottengano un guadagno insperato da un disastro durato anni. Sarà uno dei primi nodi da sciogliere per il nuovo assessore ai Lavori pubblici».


Come può il referendum interrompere la guerra delle carte bollate?
«I cittadini devono potersi esprimere. Del resto, già due settimane fa, hanno mostrato di gradire il nostro progetto complessivo su Darsena e Navigli, presentato in campagna elettorale».


In cosa consiste?
«Vogliamo ripristinare un rap­porto diretto tra il centro di Milano e il Parco agricolo Sud attraverso i Navigli. La Darsena, poi, tornerebbe a essere il pale della città. Il mercato comunale lì vicino potrebbe diventare il luogo dell'agricoltura a chilometro. E ancora, percorsi ciclopedonali lungo le vie d'acqua».


Ci vogliono anche i soldi, pe­rò: il referendum parla della dismissione del patrimonio immobiliare.
«Si può contare sui fondi per Expo. Del resto, non possiamo presentarci all'appuntamento del 2015 senza aver completato la riqualificazione idraulica e paesaggistica della Darsena: è il nostro biglietto da visita».


gentili