Addio Promessi Sposi. Sono acqua passata per pochi innamorati

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I LUOGHI DIMENTICATI


Hemilia Hoffer: <<Non è più la città manzoniana>>
L'articolo è tratto da <<Il Giorno>> del 13 novembre 2011

ALL’ENTRATA di Lecco, giù per la strada che conduce a quel ramo del lago di Como, c’era uno striscione che annunciava «Benvenuti nella città manzoniana».
<<L'hanno tolto da anni>> sospira Emilia Hoffer, storica guida turistica per i luoghi dello scrittore. Cammina lungo i vicoli del centro storico calpestati per trent'anni: «Un'insegnante che accompagnava gli alunni mi ha persino chiesto dov'è il ramo che ha ispirato il Manzoni.

Scrolla leggermente la testa di capelli candidi questa donna di 77 anni leghista convinta, eletta nel 2008 assessore alla cultura di Calolziocorte per meriti accertati nella dedizione alla memoria dei luoghi manzoniani. <<I primi a non conoscerli bene sono gli amministratori pubblici che si sono susseguitinegli anni. Giosuè Carducci è venuto qui nel 1891 e nonostante fosse anticlericale convento, al Manzoni ha riconosciuto la grandezza>>.

L'AUTORE DEI Promessi Sposi è un fantasma che aleggia nella città che amava e ne ha ispirato il romanzo che da un secolo e mezzo continua a rappresentare l'Italia e gli italiani. «Pensi a Collodi. E' un paese che vive sull'autore di Pinocchio. Lecco no. Io l'ho detto: se non lo volete fare per cultura, almeno fatelo per ragioni economiche. Nel borgo che stava per diventare città descritto nei Promessi Sposi, resiste l'antico rione di Pescarenico. Dai balconi delle vecchie casupole di Via deiPescatori, pendono umili vestiti ad asciugare. In vicolo Madonna c'è una targa che ricorda la casa nataled el sacerdote Giuseppe Polvari: <<Un manzoniano sfegatato. Già nel 1950 si lamentava del cattivo stato di questi luoghi>>.


In piazzetta del Pesce le auto tolgono il respiro del rione di fra Cristoforo. Un portone di secentesca memoria è sovrastato da due grifoni, quelli descritti da Alessandro Manzoni al Castello dell'Innominato. Peccato che invece della targa che lo faccia notare, c'è quella dello studio di un architetto. Il convento di Pescarenico ha 5000 visite all'anno: <<Non abbiamo soldi per rimetterlo a posto - sospira il parroco don Giuseppe - è un peccato.>> Un paio di scarpe da tennis sono appoggiate sul davanzale di una delle finestra che si affacciano sulla piccola corte dove il bambinetto Manzoni fu accolto e protetto dai frati. Fra Cristoforo qui incontrò Lucia Agnese: <<Andate alla riva del lago, vicino allo sbocco del Bione...>>. <<Questo è il masso alla foce del Bione - indica Emilia Hoffer - da qui è partita Lucia>>. Per giungervi si percorre una deliziosa stradina tra i salici piangenti nel lago.


<<ADDIO MONTI sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo, cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi...>>. Il masso di granito riporta la base del capitolo VIII:  «Questo luogo strappa gli occhi chi di meraviglia. E costa ci hanno messo? I giochi per i bambini e l'area del picnic!».
Emilia Hoffer è sconsolata come se fosse Maanzoni stesso a rivoltarsi nel Famedio: <<Nel 1996 scrissi al Comune: proprio lì dovevate mettere l'area per le grigliate?>>. Un albergo a tre stelle, due ristoranti, le barche "Lucia" a riva. Davanti a Villa Manzoni, oggi museo civico donato dalla famiglia Scola, c'è una piazzola per auto e pullman. Nella piazza del trafficato crocevia, fa sussultare il centro Meridiana costruito da Renzo Piano nel 2000 davanti  a pizzo San Marino. A Emilia Hoffer scappa detto: <<Ecco qua l'addio monti>>.
All'interno di Villa Manzoni, le sale deserte di in giorno feriale qualunque: <<Mi dica se vede delle spiegazioni>>. Le poche scritte sono solo in italiano: <<Di stranieri ne arrivano>>, conferma uno dei custodi. E pensare che i Promessi Sposi, già nel 1828, vennero tradotti in inglese, francese e danese. Tra le cartoline da comprare per ricordo, ce n'è una che raffigura Fra Cristoforo davanti al convento con Lucia, Renzo e Agnese. Ma lo stampatore ha fatto confusione: <<Il matrimonio di Renzo e Lucia>>.


<<Per una di queste stradicciole tornava bel bello dalla passeggiata verso casa...>> La Canonica di don Abbondio è una chiesetta nel rione di Olate. Nessuna targa ricorda la finestrella dove si affacciò la Perpetua nella notte degli  Imbrogli. Poco distante, ad Acquate, la stradina che si arrampica tortuosa verso Germanedo è stata battezzata via Tonio e Gervasio. Questa però era la salita dei Bravi. L'assessore Hoffer non si rassegna: <<Manzoni poteva essere la ricchezza di Lecco>>. E la casa di Lucia? <<Acquate o Olate. Siccome non se ne usciva più, l'azienda turistica ha deciso per Olate>>.
L'antico portone è sovrastato da affreschi. <<Una casa di contadini con gli affreschi? Sono sicura che Manzoni, se solo lo avesse immaginato, sarebbe stato più preciso>>.