Vasari

Lettera aperta al Presidente della Repubblica - TAVOLA DORIA con "Battaglia di Anghiari" in mostra al Quirinale fino al 13/1/13

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Milano, 15/12/12


Ill.mo Dr GIORGIO NAPOLITANO
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Palazzo del Quirinale – ROMA


p.c. Ministro B.A.C. Dr ORNAGHI Sede Roma   
p.c. S/segretario MIBAC Dr CECCHI Sede Roma
p.c. Mr LOUIS GODART, Consigliere c/o il Quirinale – Roma
p.c. Al Sindaco di Firenze - Pal.Vecchio
p.c. Direttore GALLERIA UFFIZI Dr NATALI
p.c. Sovrintendente OPIFICIO DELLE PIETRE DURE Dr CIATTI - Firenze


TAVOLA DORIA con "Battaglia di Anghiari" in mostra al Quirinale fino al 13/1/13

La battaglia di Anghiari

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La questione è nota.
In Palazzo Vecchio a Firenze, sulla parete est del Salone dei Cinquecento, dietro o sotto l'affresco del Vasari che raffigura la BATTAGLIA DI SCANNAGALLO, si cercano i resti della più famosa - e rimpianta - BATTAGLIA DI ANGHIARI di Leonardo da Vinci.


Con metodi non invasivi, sonde ottiche et similia, si cercano segnali di quella pittura che "colò" dalla parete quando l'opera era ancora allo stato iniziale: il gruppo detto "Lotta per il vessillo" reso famoso dall'artistica copia di Rubens, il quale utilizzò un'antica copia originale dell'epoca.


 


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Un grande artista come Rubens non poteva non "metterci del suo" e infatti la copia più fedele è ritenuta quella in possesso della Galleria degli Uffizi di mano anonima.

Si tratta comunque sempre di una forma grosso modo romboidale, con gli angoli tagliati: ed è questa che ci conviene usare per commentare l'operazione ed esprimere il nostro punto di vista.
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Pensiamo che all'epoca del lavoro la sala che l'ospitava, detta SALA GRANDE, era meno della metà dell'attuale Salone dei 500, che venne ristrutturato e ingrandito quando il Vasari dipinse la sua Battaglia. E' probabile quindi che le proporzioni e le corrispondenze tra le due pitture siano cambiate. Inoltre, a mio parere, il Vasari non aveva una mentalità così masochistica da suggerire col suo "Cerca Trova" di buttare giù il suo proprio lavoro.


Potrebbe averlo "emarginato" lasciandolo in una posizione periferica e "coprendolo" con sue adeguate figure: si sa che un affresco può venire "strappato" per posizionarlo altrove nel tempo utile a recuperare un altro più antico sottostante=tecnica nota anche nel Cinquecento anche se, al tempo, ancora imperfetta.


METODO DI RICERCA
Una volta definite le linee grafiche perimetrali, evidenziando il dettaglio molto particolare del caduto che viene tenuto per i capelli e orribilmente scannato, le LINEE FORTI restano i profili verso terra dei due cavalli bianchi rampanti e le due (di quattro) teste isolate. Più le due "GEMINI".
Abbiamo scrupolosamente cercato tra gli spazi della composizione, una controforma tale da ospitare al di sotto dell'intonaco, in modo riconoscibile all'esterno, la "losanga" ottenuta dalla copia di Firenze.


L'UNICA POSIZIONE verificata non è affatto centrale, come doveva essere, secondo le testimonianze, il gruppo vinciano di cui ci rimangono le copie: coincide bene invece con il quarto destro inferiore dell'affresco. Infatti:

A. si può riconoscere la particolare forma della testa-gola arrovesciata del caduto vinciano tra i due cavalli, inglobate nella spalla del caduto vasariano accartocciato su se stesso, con spada e scudo a terra.


B. Le linee inferiori dei cavalli si inseriscono a intarsio nei vuoti vasariani. Ecc.


C. L'elmetto con piuma rossa del soldato vasariano in basso a destra dovrebbe coincidere esattamente con il berretto rosso del mercenario Niccolò Piccinino col braccio sollevato a vibrare un colpo di spada sulle mani dei nemici che trattenevano il vessillo.


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Concludendo, secondo noi c'è da cercare nel punto giusto e TROVEREMO!



"I cavalli di Lionardo"

Tra le cose da vedere a Firenze a metà 1500, si raccomandava di andare in Palazzo Vecchio, "a dare una vista a un gruppo di cavalli e di uomini... un pezzo di battaglia di Leonardo da Vinci che vi parrà una cosa miracolosa" (lettera di Doni al Signor Lollio, 1549).


Ora, tutti sanno che l'opera fallì appena iniziata, funestata da una serie di eventi di incredibile sfortuna e imprevedibili, oltre che dalla depressione di Leonardo per la morte del padre, dello zio e per l'ostracismo furibondo dei fratellastri, oltre alla perdita di censo per la fine dei suoi primi mecenati (Ludovico il Moro e Cesare Borgia) e l'incertezza del futuro.


Restano tuttavia molti studi preparatori dai quali possiamo dedurre l'importanza artistica, filosofica, storica e morale dell'opera.
Nel piccolo disegno a penna presso l'Accademia di Venezia "Scaramucce di cavalieri e fanti" ci pare di scorgere il nucleo ispiratore del gruppo di Anghiari - la sintesi formale, criptica, del disegno, ciò che le dà una singolare, sinistra unità, è in realtà un volto orrido che pare putrefarsi sotto i nostri occhi: è la guerra, la fine dell'armonia, del benessere e spesso della vita stessa per tanti. Così la pensa ormai Leonardo.


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Molto studiato per le "dritte" che può rivelare sulle capacità fantastica di Leonardo e molto amato per la sciolta dinamicità, è il carosello di cavalli "a carboncino" della Royal Library di Windsor.


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