Un futuro per Linterno

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Expo e la cascina di Petrarca
Tratto dal <<Corriere della Sera>> del 5 dicembre 2013

La Cascina Linterno, a Baggio, nel risanato Parco delle Cave è di proprietà del Comune di Milano dal 2010. Nel luglio scorso, in un'assemblea pubblica di Zona 7 è stato illustrato il piano dei lavori intrapresi, su progetto del Politecnico, sia per mettere l'opera in sicurezza, dato che c?erano minacce di crolli, sia per completarne il restauro e, come dice un comunicato apparso sul sito agricity.it, per restituire «alla Zona e alla città un nuovo luogo d'incontro per la collettività? (che) entra a far parte del paesaggio agrario milanese».


Tenuto conto che siamo in vista di Expo 2015, dedicata in primo luogo all'agricoltura, non possiamo che esserne felici. Eppure Linterno è diventata un caso. Vediamo perché, Linterno è stata una residenza di Francesco Petrarca (lo dice anche una targa sul muro esterno) per buona parte dei nove anni che il poeta, che proveniva da Vaucluse in Provenza, trascorse a Milano (ospite dei Visconti) dal 1353 al 1362, quando la pestilenza lo spinse a Padova e a Venezia, per poi rifugiarsi nel 1370 ad Arquà, sui Colli Euganei, dove morì nel 1374. Lo sapevate?

Eppure la sua presenza all'Inferno, come si chiamava allora la cascina (dal longobardo In-fern, fondo lontano) risulta da una lettera autografa del poeta arrivata fino a noi, in cui spiegava all'amico Modius de Modiis, segretario di Azzo da Correggio, che aveva preferito lasciare la città (dove aveva risieduto prima vicino a Sant'Ambrogio e poi vicino a San Simpliciano) per «passare alcuni giorni tranquilli in campagna». Anche se Petrarca amava viaggiare, Linterno gli era piaciuta molto, tanto da fermarsi più a lungo che altrove, da ristrutturare l'edificio, da dedicarsi alla diletta orticoltura, da raccogliervi una ricca biblioteca, da ricevere amici come lo stesso Azzo da Correggio e Giovanni Boccaccio. La vicenda petrarchesca a Linterno è stata illustrata, nei secoli, a partire da incunaboli del 1473 e del 1484, dal Libro «Annotationum» stampato a Lione nel 1576, a Pietro Verri nel '700 nella sua «Storia di Milano» giù giù fino ai giorni nostri, quando un gruppo di intellettuali fra cui Carlo Bertelli, Philippe Daverio, Marco Magnifico vicepresidente del Fai, Luigi Santambrogio, presidente di Italia Nostra, firmarono un «Manifesto per Cascina Linterno» che è rimasto più o meno lettera morta.

Il Touring ha ripreso il discorso il 14 novembre con un convegno in cui i temi di Linterno, di Petrarca e di Expo 2015 sono stati ripresi e messi in relazione.Come mai questa disattenzione? Se anche considerassimo Cascina Linterno come un agripercorso di Expo 2015, il suo ruolo non sarebbe esaltato dal ricordo petrarchesco? Vaucluse, Silvapiana, Arezzo e Arquà hanno fatto così, pur avendo forse meno titoli di Linterno. Due progetti di museo sono stati proposti: l'ultimo da Soluzioni Museali illustrato al convegno Touring da M. Cristina Vannini. Non costa molto: comprende un centro di documentazione in rete con le altre residenze petrarchesche, tecnologie visuali per la rivisitazione storica e un dignitoso percorso interno. Vogliamo che le «chiare fresche e dolci acque» di Vaucluse bagnino anche la nostra Expo.
Morganti Franco