Se la riscossa della cultura classica viene da Londra

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L’articolo di Marino Niola è tratto da «Il Venerdì» dell’11 ottobre 2013


Il sindaco di Londra rilancia il latino nelle scuole pubbliche. Proprio mentre la scuola italiana considera la cultura classica un inutile spreco di risorse. Boris Johnson, primo cittadino della capitale inglese e autore di un libro intitolato Il sogno di Roma è convinto che la formazione umanistica non può essere limitata a chi ha avuto il privilegio di frequentare scuole private. La pensa così anche l'American Academy of Arts and Sciences, secondo cui è sciocco e dannoso ritenere che gli studi classici siano un lusso. Tant'è vero che la maggioranza dei manager Usa dichiara di considerare le lauree umanistiche un criterio preferenziale nella selezione dei quadri medio-alti.

Invece l'Italia, culla dell'umanesimo, ha dissipato la sua eredità per seguire un modello tecnicistico tarato sulle tendenze e i capricci di breve momento dell'economia. Così mentre la realtà si fa sempre più complessa gli strumenti per comprenderla diventano sempre più rozzi. E ai nostri ragazzi viene negato quel long life learning, quell'imparare per la vita che sarà sempre più indispensabile in un mondo che chiede mobilità, flessibilità, capacità di orientamento e di innovazione, più che una specializzazione secca.

Purtroppo molti genitori, legittimamente terrorizzati dall'idea che i loro figli restino disoccupati, cadono in questa trappola illusoria della professionalizzazione, della spendibilità immediata della laurea. Col risultato di negare ai figli di in-seguire passioni e inclinazioni. E in un Paese che nell'umanesimo ha la sua risorsa economica principale questo è uno spreco irresponsabile. Di chances, di talenti e di democrazia.