Il Touring riapre la cripta del Policlinico

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L’articolo di Simone Mosca è tratto da «La Repubblica» del 4 maggio 2013

Dopo oltre un secolo di abbandono e dopo tre mesi di lavori di restauro terminati lo scorso marzo (costati 300mila euro) riapre al pubblico la cripta della chiesa della Beata Vergine Annunciata in via Francesco Sforza 32. “Adottata” dai volontari del Touring Club insieme alla Basilica di San Satiro in via Torino, sarà visitabile gratuitamente dal lunedì al giovedì, dalle 9 alle 17 (info suwww.apertipervoi.it).

Realizzata insieme alla chiesa su progetto del Richini nel 1637, sono purtroppo andati perduti gli affreschi che la decoravano. Il luogo conserva intatto l’interesse storico. Funzionò infatti come cimitero dell’Ospedale Maggiore fino al 1695, quando furono proibite tumulazioni interne alla mura. Sotto il pavimento ancora oggi si trova la gigantesca fossa comune in cui sono stati sepolti i resti di oltre 130mila milanesi morti durante il ‘600 alla Cà Granda. Importanti documenti scientifici che verranno analizzati dal Laboratorio di Paleoantropologia della Statale.
Lo spazio inoltre venne riaperto nel 1848 durante le Cinque Giornate, quando le truppe del Radetzky impedirono di trasportare i caduti degli scontri fuori dall'ospedale. E difatti qui che fino al 1895, annodi costruzione del monumento di Giuseppe Grandi in piazza Cinque Giornate che cela al suo interno un ossario, sono stati celebrati i 141 patrioti che persero la vita nella battaglia contro gli austriaci.


I milanesi ai tempi di Leonardo. Un clic per scoprire i tuoi antenati.
L'iniziativa: tradotto dal latino il «Registro dei morti» con 15 mila certificazioni. L’articolo di Simona Ravizza è tratto dal «Corriere della Sera» del 20 Maggio 2013

Trascritta l'anagrafe degli Sforza: come si viveva nel 1400

E da oggi per scoprire se abbiamo un omonimo nella Milano di Leonardo possiamo digitare il sito www.policlinico.mi.it/beni_culturali/attivita_progetti/LetteraAiCittadini-DiMilano.php. È un’iniziativa del Policlinico di Milano che, con l’istituzione di un «Laboratorio storico antropologico del Sepolcreto della Ca’ Granda», vuole contribuire al recupero e allo studio delle migliaia di resti umani conservati nelle camere sepolcrali della cripta dell’ospedale e alla trascrizione degli archivi (un’attività per cui serve anche trovare sponsor).
Il centro è diretto dalla Vaglienti, insieme con Cristina Cattaneo del dipartimento di Scienze bio-mediche per la salute. «Il contesto sociale della Milano del Quattrocento, di cui la storia si è limitata in passato a celebrare solo alcuni personaggi, non è più anonimo — ribadisce Vaglienti —. E, grazie alla precoce istituzione dell'anagrafe laica (i Mortuorum Libri, ndr) introdotta dal duca Francesco Sforza a partire dal 1450, è oggi possibile conoscere nome e cognome degli abitanti di Milano, residenti, forestieri e stranieri, che hanno vissuto in città nei secoli passati, a partire dall'epoca di Leonardo da Vinci».

Si alza così il velo sulla vita di officiali e magistrati, religiosi, domestici, poveri, sovrintendenti, fattori, massari, braccianti, meretrici e nutrici. Tra le professioni più diffuse nel commercio, gli offellieti (focacciari), i pollivendoli, gli uccellatori, i distillatori, i bottegai, gli ammazzatopi, gli svuotapozzi, gli stufaioli, i lavandai. Gli artigiani erano setaioli e allevatori di bachi, berrettai, calzai, drappieri e vellutieri. Non mancavano i fabbricanti di cucchiai, i cestai, e vasai e i produttori di aghi.
Uno dei nomi più usati era Giovanni: il riferimento è all'evangelista prediletto da Gesù e il nome era utilizzato soprattutto per i bimbi che nascevano debolucci e, dunque, da affidare a Dio.