Lettera aperta: Presidente Ciampi salvi i Navigli!

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Il lettore Fulvio Vichi riprende in questa lettera una petizione rivolta al capo dello stato da alcune centinaia di cittadini del Ronchetto contrari al cavalcavia Giordani-Enna sul Naviglio Grande (tratto da Il Giorno).

On. Carlo Azeglio Ciampi, i Navigli Grande e Pavese nella città di Milano, celebri in tutto il mondo perché nel sistema geoproduttivo ad essi connesso, si identifica l'origine autentica sia dello sviluppo economico, che della crescita spirituale della città, sono a rischio, e Lei è oggi l'unica Istituzione della Repubblica Italiana che può impedirne il degrado.

Già nell'800 essi corsero il pericolo di scomparire, cosi come il Castello Sforzesco ed altri monumenti. A ciò si oppose Luca Beltrami, il quale insieme ad altri illuminati cittadini, riuscì a strapparli alla ingordigia della speculazione. Ancora oggi, le terre fra i due Navigli Grande e Pavese, coincidenti con la Barona-Ronchetto in zona 6 di decentramento amministrativo, costituiscono una memoria storica vivente «imprescindibile» per conoscere le radici di Milano. E ancora: più che mai oggi funzione primaria per l'igiene e la salute di Milano riveste il «delta verde» delle campagne Barona-Ronchetto, in quanto con il cosiddetto - e finora rispettato - «isolamento tra i Navigli», costituisce la parte avanzata del Parco Agricolo in città, convogliandovi l'aria pura prodotta dalla biomassa dei campi, fin nell'interno delle circonvallazioni. Ciò consente alla città di non soffocare per i suoi stessi miasmi chimici autoprodotti. Tale corridoio eolico sarebbe compromesso irrimediabilmente dall'interruzione di questa porzione di Parco periferico-urbano, giustamente quindi si è sempre evitato di costruire strade di grande impatto tra la circonvallazione esterna della città e la Tangenziale Torino-Milano/Assago che la delimita ad ovest.

Negli anni '70 vi si installarono alcune ecomafie dei rifiuti urbani. Più volte in quegli anni alcuni gruppi di pressione speculativa si sono adoperati per impadronirsene, specie attraverso il consociativismo, sia rivolto verso i politici locali, sia verso i nuovi occupanti abusivi del territorio. Infine, negli anni '80 l'assessore Angelo Cucchi, gravemente ammalato e debilitato nel corpo e nello spirito, cadde nell'inganno e fu indotto a far dichiarare edificabile l'area Martinelli-Coppin: decisione imprudente, da cui ebbe origine lo scandalo Duomo Connection. Tale scandalo portò a sventare il riciclaggio, sull'area tra i Navigli, di capitali illegittimi. Continuarono tuttavia i traffici ecomafiosi senza che il nuovo sindaco leghista vi ponesse rimedio. Anzi questi, appena il Prefetto Rossano, all'inizio degli anni '90, tentò di ovviare all'emergenza ambientale, venendo incontro alle richieste dei residenti in zona, «pretese ed ottenne» dal Governo centrale la rimozione del funzionario, adducendo che non poteva tollerarsi, al Nord, la presenza fattiva di un altro rappresentante dello Stato Italiano.

I nuovi amministratori non fanno meglio per i Navigli: anzi nel '97 sottoscrivono la «penetrazione autostradale» nel delta verde del Ronchetto, mediante la costruzione di un cavalcavia su via Ludovico il Moro, all'altezza del borgo cinquecentesco sede del monumento nazionale Villa Corio (casa di Luca Beltrami, del primo «papa borghese» Clemente XIV, eccetera). Di questi giorni è il gioco di squadra tra l'assessore al Traffico del Comune di Milano e il suo stesso «consulente» al Consiglio di Zona 6. L'uno propone di far passare il traffico delle autostrade attraverso il popolare quartiere residenziale della Barona. L'altro si dichiara contrario e ripropone quale «alternativa del diavolo», il vecchio percorso, sempre bocciato da vent'anni, attraverso il Parco Sud, tra il famigerato ponte al Ronchetto e le altre autostrade. Le chiediamo di intervenire per la salvezza dei Navigli nella città di Milano e insieme anche, ancora una volta, della democrazia in Italia. L'anima di Milano sono appunto i Navigli con la terra storica che essi, come uno scrigno, racchiudono e difendono nel cuore stesso della città. Fulvio Vichi