Milano underground

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Storia e geografia della rete nascosta sotto strade e palazzi: un itinerario speleologico ancora tutto da scoprire con mappe, torce elettriche, guide esperte. Sulla scorta di un libro che ne svela i segreti.
Viaggio nei sotterranei della città fra bunker, condotti segreti e gallerie
L’articolo di Simone Mosca è tratto da «La Repubblica» del 13 marzo 2008

Su una montagnola verde che sembra spuntare per caso svetta il monumento che Werther Sever dedicò nei primi anni '30 allo scultore scapigliato Giuseppe Grandi, nell'omonima piazza che si apre lungo il rettilineo di corso XXII Marzo. Una torre, una fontana, una statua di bronzo che osserva genuflessa. Ma non è tutto, anzi, il grosso è "sotto". Proprio di fianco alla torre, un po' nascoste, due lastre di metallo che somigliano molto ad una porta, insolitamente priva di maniglia: sembra un'entrata che si spalanca nel sottosuolo.


 



E in effetti, dopo aver chiesto le chiavi al Settore Tecnico Ufficio e Verde del Comune, la porta si apre davvero. La montagnola cela un immenso ricovero antiaereo, pressoché intatto, risalente alla Seconda Guerra e ufficialmente attivo sino al '43, ma poi utilizzato come riparo anche negli anni successivi. E un labirinto di stanze, nessuna luce tranne quella che filtra dall'ingresso e si spegne dopo aver percorso pochi metri. Le torce illuminano il pantano, l'aria umida e viziata, il cemento rinforzato, le scritte perentorie che allora - e ancora oggi ben impresse sulle pareti - cercavano di dare un ordine al terrore dei rifugiati. Poche prati-che istruzioni: non fumare, non introdurre cani, a destra i gabinetti, avanti per l'uscita d'emergenza. C'è almeno uno scorcio rassicurante: nell'armatura cava della torre che poi spunta in piazza Grandi, guardando in alto pare di stare in un poz­zo alla rovescia, dal cui fondo piovono gocce d'acqua.

Una fotografia d'epoca dal sottosuolo della città, ispirata dal volume Milano sotterranea e misteriosa (Mursia), che oggi sarà presentato alle 18 alla Libreria Mursia, via Galvani 24, dai suoi due autori. Il giallista Ippolito Edmondo Ferrario e lo speleologo Gianluca Padovan raccontano, insieme al rifugio dimenticato di piazza Grandi, chilometri di cunicoli e cavità artificiali andate perdute nel succedersi delle generazioni. Senza dimenticare gli anfratti che sopravvivono soltanto attraverso leggende popolari e di cui, forse un giorno, sarà provata l'esistenza. Inestimabile il contributo di Padovan, che da vent'anni si infila per passione nei cunicoli di Milano. In effetti di storie incastrate tra il livello del Duomo e i 123 metri di terra che lo separano dal mare, ce ne stanno parecchie.

Restando alla Seconda Guerra, proprio nella piazza di fronte alla cattedrale il comune cercò di costruire un altro ricovero antiaereo. I lavori proseguirono per tutti i 60 bombardamenti che demolirono un terzo di Milano, ma nel '45 non era ancora terminato. Poco male (tranne per chi non lo ha potuto usare al momento giusto): l'amministrazione lo portò a termine solo l'anno successivo, il primo di pace, calcolando che a quel punto poteva tornare utile per la costruzione a venire di una metropolitana. Giusta previsione: oggi è sede del Atm Point.

Sempre sotto il Duomo, un operaio che si trovò a lavorare nell'abside negli anni '60 giura di aver individuato due pozzi. Uno di 40 metri, l'altro profondo quasi il doppio. Un leggendario contraltare allo sforzo verticale della Madonnina? E poi il Castello. Alcuni dei suoi sotterranei oggi si possono visitare, ma in realtà è imponente la dimensione di quel che resta da esplorare. Un passaggio porta probabilmente da Piazza del Cannone all'Arco della Pace. Un altro, più celebre e che porterebbe al coro di Santa Maria delle Grazie, è legato ad un giallo inquietante: la cripta della chiesa sarebbe stata usata da Gladio per conservare armi nel caso la grande manifestazione comunista che agitò Milano nel '47 fosse sfociata in colpo di stato. Armi che con un altro cunicolo furono trasferite alle Stelline.


E da allora più nessuno ha avuto il permesso di accedere ai sotterranei. Sotto la Stazione Centrale un altro rifugio è invaso dall'acqua, mentre è sgombra ma abbandonata la sala di un cinema. Sotto via Solferino invece si può passeggiare nel letto asciutto del Rio San Momaso, partendo dal Bar Jamaica.