Lo spreco della centrale elettrica

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Conca Fallata: la chiusa tecnologica realizzata per produrre energia è in stato di abbandono.
Costata quasi tre milioni, ha funzionato solo per il collaudo
L’articolo di Armando Stella è tratto dal «Corriere della Sera» del 17 dicembre 2012

La chiusa La Conca Fallata sul Naviglio Pavese, in via della Chiesa Rossa è una cascata di erbacce e alghe. Il flusso del Naviglio s'interrompe nel punto in cui dovrebbe spingere, le griglie d'accesso alla turbina sono intasate, rami e sterpaglie fanno da tappo. La centrale idroelettrica è ferma.

L'alternatore: disalimentato. Il sogno dell'energia pulita s'è infranto alla fonte, nel 2006, incagliato nelle promesse di Comune e Regione: «Anche così — erano i proclami dell'epoca — combattiamo l'inquinamento». La Conca Failata iper moderna è costata 2,8 milioni di euro, ma ha funzionato solo durante i collaudi e le fiere: «Avrebbe dovuto rappresentare un salto di qualità nelle politiche sostenibili — osserva il pd Carlo Monguzzi, presidente della commissione comunale Ambiente —. Purtroppo è rimasta un monumento allo spreco di denaro pubblico».

La Conca Fallata è guasta. Ci si arriva seguendo il corso del Pavese, la Darsena alle spalle, percorrendo via Ascanio Sforza fino a via della Chiesa Rossa. La chiusa aspetta i battelli dei turisti, il semaforo è sul rosso, la vecchia casetta del custode è sporcata dai graffiti, il vapore sale dall'acqua e si mescola alla nebbia. C'è una nebbia fitta su questa storia di soldi persi e promesse mancate. Il progetto, affascinante e ambizioso, era stato commissionato ad Aem (poi A2A) per rilanciare il paesaggio fluviale di Milano legando lo sviluppo turistico alle prospettive ambientali. Il restauro delle paratie antiche venne accompagnato da una revisione funzionale del sistema idraulico; identità e innovazione; il solco di Leonardo da Vinci e una traccia per l'energia a impatto zero. «Dobbiamo recuperare l'impianto — sostiene Monguzzi —. Non possiamo permetterci di disperdere un patrimonio della città».

La turbina della Conca Falla-ta dovrebbe sfruttare il salto d'acqua nella chiusa e, in teoria, avrebbe una buona capacità di produzione energetica: due milioni di kilowattora l'anno (a pieno regime), quanto basta per illuminare 500 case e 20 chilometri di strada tra Milano e Pavia. Non ci fossero le erbacce, qualcuno pagherebbe meno la bolletta della luce. Ma cinque metri cubi di alghe, tagliate ogni giorno dal Consorzio Villoresi per tenere pulito il fondale, ingrossano il flusso d'acqua e ostruiscono le griglie. Il problema può apparire banale, ma per anni è risultato insormontabile. Ci sono stati degli errori di progettazione da parte di Aem? Probabile. Ma poi? Il gestore ha tentato di «filtrare» il Naviglio Pavese a monte dell'ingresso della chiusa, quattro anni fa, posizionando un rastrello di assi di legno per setacciare le erbe galleggianti. Ma l'esperimento è fallito. Da allora, poco o nulla.

La città che scava le nuove Vie d'Acqua per l'Expo del 2015 può permettersi di trascurare i suoi canali storici? Lo scandalo della Conca Fallata (nome sfortunato, si dirà) è stato sollevato nelle ultime settimane da Aldo Ugliano, il combattivo presidente della Zona 5. Nei prossimi giorni la commissione Ambiente risponderà all'invito e farà un sopralluogo in via della Chiesa Rossa per verificare la funzionalità dell'impianto e avere risposte da A2A: «E inaccettabile che un'opera pagata dai milanesi venga abbandonata al suo destino — conclude Monguzzi —. La turbina può consentirci di recuperare energia pulita e risorse. Ne abbiamo bisogno». Di fare luce sulle responsabilità, in attesa dell'elettricità per i lampioni, magari, anche.