Po

Quel sabotaggio sa di segnale a centri di potere

il commento di Enrico Fovanna

COSA C'È dietro il sabotaggio dell'impianto che ha riversato nel Lambro due milioni e mezzo di litri di oli pesanti? Cosa nasconde il più grande disastro ecologico ai danni di acque interne ed ecosistemi fluviali nella storia d'Italia? Un semplice atto di vandalismo appare sempre meno credibile. Vediamo di capirci. L'onda dei veleni nasce a Milano, città che a fatica si è aggiudicata l'Expo sul tema «Nutrire il pianeta». Quasi umorismo involontario, se quel che si sta inoculando nella pianura padana non fosse un dramma. Il danno d'immagine è assoluto, ma nulla in confronto a quello dell'intero ecosistema, fino alle lande remote del Po.

La ricetta degli imprenditori

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Il rudere diventa cascina ecologica modello

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PAVIA - Un esperimento che potrebbe fare scuola e suggerire una strada per rilanciare l'agricoltura
L'articolo è tratto dal <<Corriere della Sera>> del 14 maggio 2011


Mezzana Bigli (PV)
L’hanno chiamata «Gran Kermesse» perché promette «Tre emozioni: vie di cielo, di terra e di acqua». E il programma della giornata di domani, intorno alla Casciba Erbatici, le comprende in questo angolo di Lombardia che guarda Piemonte e Liguria, nel cuore del paese del vicino al Po: prove di volo su elicotteri ed ultraleggeri, navigazione, passeggiate a piedi, in bici, a cavallo (www.cieloterraeacqua.it). “Per dimostrare tutto quello che si può fare in campagna oltre all'agricoltura» dice Federico Radice Fossati. C'è anche suo figlio Nicola nella sfida delle 100 cascine”, di cui Cascina Erbatici è il modello.

Il Lambro, il Po e la nostra stupidità

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La chiazza di gasolio va verso l'Adriatico e la Regione chiede lo stato d'emergenza. Pretendiamo il benessere a tutti i costi, ma se fossimo onesti dovremmo vergognarci, sostiene Ermanno Olmi in un articolo sul Corriere della Sera del 25 febbraio 2010.

 

Io le ho viste le papere che volavano a pelo d'acqua sul Lambro. Due anni fa. Facevo delle riprese nell'area industriale dismessa della Falck a Sesto San Giovanni, dove tutt'intorno ai capannoni si estende una vastissima zona lasciata libera alla spontaneità della vegetazione.

Tanto che, in pochi anni, lungo le sponde del Lambro si è formata una barriera di alberi così fitta e intricata, con cespugli e rovi impenetrabili che proteggono la quiete del piccolo fiume. Addirittura, in qualche slargo erboso, piccoli acquitrini riparati da canne (che si chiamano col nome buffo di Mazzasorda) sono rifugio sicuro di aironi e fenicotteri che vengono a sostare e qualcuno addirittura nidifica.

Un territorio, questo, dove solo alcuni anni fa i mastodonti dell'Industria, con la baldanza di portatori della modernità, prendevano possesso delle terre agricole e per diritto in nome del progresso assoggettavano la Natura al loro primato. Non è passato neanche un secolo e i colossali altiforni di fuoco e ferro giacciono spenti nel mortificante abbandono dell'inutilità. Ed è stata proprio questa decadenza che ha generato un nuovo evento, questa volta non più programmato dall'uomo ma dal suolo medesimo che senza più oppressioni, abbandonato a se stesso, ha silenziosamente ricomposto le sue ferite e trovato l'armonia delle sua condizione primigenia.