Eid-Olon - capitolo 4

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La leggenda del santo passatore

Il sabato seguente, di pomeriggio, la giuria si trovò al completo. Il Presidente, come al solito, procedeva con uno sguardo all'orologio ed uno al libro dei verbali. Avvertì che ognuno aveva diritto di parlare per cinque minuti, in modo da esaurire gli interventi nel giro di una ora o poco più. Cominciò il sindacalista Filippo.

"Io credo che si tratti di un fenomeno di rifrazione, come i miraggi nel deserto. Una sorta di ologrammi di luce casuali, riflessi cui la fantasia vuole dare forme precise. Così facciamo a volte con le nuvole, con le orme, le tracce d'umidità, qualcuno lo fa coi fondi del caffé. Si pensi alla Tecnica Rorshack, la Teoria delle Macchie. Si utilizza nelle diagnosi mentali. Ai pazienti vengono mostrate delle macchie simmetriche, nelle quali essi devono riconoscere delle forme precise. Così vengono alla luce le loro ossessioni. Ciò non toglie che quelle forme siano casuali. Fuori della patologia non c'è senso logico in queste cose... sono illusioni... fumisterie."

Tea e la signora Olga si dichiararono d'accordo. Ma il giovane seminarista, che rappresentava l'opinione delle ACLI, non era del tutto convinto. "Il fotografo cerca di realizzare immagini significative, prova tante inquadrature, infine scatta quando gli elementi sotto la luce vengono a trovarsi in modo da suggerirgli forme almeno in parte riconoscibili. Certo la mente dell'artista influenza l'opera, specie quando si trova di fronte alla materia caotica, da interpretare. È tipico dell'arte."

"L'arte!! Signor Mauro, stiamo parlando di una bimba di nove anni!" gridò la signora Olga, subito zittita dagli altri.

"... E nulla vi si presta meglio delle acque superficiali, che riflettono insieme il cielo, le piante delle rive e le pietre del fondo. La letteratura è piena di esempi. Re Artù vede il tradimento di Ginevra con Lancillotto riflesso nel laghetto di Diana; fate, ninfe, oreadi popolano le fonti ed i ruscelli nei racconti antichi."

Il giovane continuò affermando che, a suo parere, la famosa teoria sulla "memoria dell'acqua" che aveva fatto ridere mezzo mondo a spese dei due scienziati enunciatori, poteva magari intendersi come "memoria dell'(uomo che guarda l')acqua" e vi vede ciò che sa o intuisce. Nel caso di San Cristoforo... Il Presidente alzò l'indice come a chiedere attenzione e lo batté più volte sul quadrante dell'orologio invitando a rispettare i tempi ma i presenti protestarono di lasciarlo continuare: proprio ora che si parlava di San Cristoforo! "Abbiamo detto: la memoria dell'uomo che guarda l'acqua. Ciò che la memoria proietta oggi su queste ombre, è la leggenda di San Cristoforo. È Cristoforo il vero genius loci della Mediolanum più antica. Lui salva il bambino che il serpente d'acqua, simbolo del male, vorrebbe ingoiare. E il tratto d'Olona tra S. Cristoforo, Moncucco, Monte Robbio, Conca Fallata (il Vicus Baroni), attraversa un autentico parco storico-letterario europeo di prima classe, a ben vedere."

"Certo, mi permetto di specificare: S. Cristoforo: le crociate, i Duchi, Reprobus; Moncucco, 'i passatori' appunto; Monterobbio: Napoleone, Hayez, Manzoni; S. Nazaro e Celso, la Regina Carolina del Galles; poi Chiesa Rossa-Conca Fallata, che si legano a Giotto e a Leonardo."

"Già, già, solo il Comune di Milano non se n'è accorto" commentò Mauro e riprese:

"Dai tempi immemorabili, tribù di violenti taglieggiavano i mercanti che dal Ticino risalivano la via Barona e giungevano qui, al nostro fiumicello...

Si narra di un loro capo-sciamano, un gigante, che indossava una pelle d'animale selvaggio, dalle cui fauci a mò di elmo, fuoriusciva la faccia, con un effetto doppiamente bestiale... adoravano un semidio della Forza, una specie di Ercole.

Ma un giorno quel bruto incontrò il bambino Gesù. Lo portò sulle spalle attraverso il fiume e da quel giorno lo portò sempre nel suo cuore, perché, convertitosi, prese il nome di Cristoforo, e cambiò vita, diventando santo. Fin qui la leggenda. E concludo... forse qualcuno ne vede ancora le immagini: l'Orco, il Bambino, lo Sciamano, il santo traghettatore. Come in uno specchio magico, nel fiume. Eid-olon. La loro fisionomia, quintessenza, espressione, vogliamo dire: un'impronta della loro anima?"

Il Presidente si concesse un intervento a sua volta.

"Beh, è il santo più popolare tra i viaggiatori delle nostre valli e monti lombardi, ricchissimi di corsi d'acqua da attraversare. In Valtellina, detta "corridoio d'Europa", ogni paese ha il suo bravo S. Cristoforo sull'altare d'una chiesa o dipinto a fresco sul muro di una "santella"... sono le innumerevoli edicole sacre lungo le piste... dica, dica, signor Filippo!".

"Perché poi, parliamoci chiaro, Cristo-foro per eccellenza è la Chiesa che ne porta ovunque il messaggio!"

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