Eid-Olon - capitolo 6

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Ta-she, la Terra del Lago

"Bene, bene" annuì il Presidente, e passò la parola al Professore, di cui tutti conoscevano la meticolosità negli interventi, lasciandosi sfuggire un sospiro. Arcuri era un uomo spiritoso e non perse l'occasione. "Preferite che sia breve... o bravo?"

"Bravo lo è sempre." "Allora sarò più breve che potrò. Ecco, mi riallaccio al discorso della luce, che ricorreva in quasi tutti gli interventi precedenti, come avrete notato. La luce è l'elemento magico per eccellenza. Si dice che gli antichi Egizi riuscissero, con piccoli fori praticati alla sommità delle piramidi, a 'catturare' raggi di sole che venivano 'condotti', attraverso cunicoli angolati con specchi metallici e prismi vetrosi, fino ai recessi più interni, illuminando così stanze segrete nel cuore sotterraneo di quelle strutture. In certi templi, i sacerdoti facevano apparire immagini anche in movimento, con lo stesso sistema; magari qualcuno collaborava stando 'all'ingresso' o 'sul percorso' del raggio di luce intercettato. Sostanzialmente è il principio della camera oscura. Una magia naturale tenuta segreta perché fonte di potere; così come oggi potrebbe essere segretata, all'incontrario, la facoltà di manifestarsi da parte di essenze ritenute, dai più, pura fantasia. Ma siamo nel campo delle illazioni."

"Appunto, appunto. Cerchiamo di andare al sodo" sbottò Aristide Guido, stringendo significativamente le dita a punta e scuotendole, come a mungere un qualsivoglia suggerimento pratico da un'immaginaria vacca delle Verità. Il funzionario aveva seguito con crescente insofferenza la discussione, che riteneva un'assoluta perdita di tempo. Il suo atteggiamento a tratti era chiaramente ostile. Più volte aveva tormentato il Presidente con occhiatacce e cenni all'orologio.

Ma nulla avrebbe potuto fermare l'Arcuri. Una volta lanciato nella perorazione, come ben sapevano i suoi alunni, il professore entrava in uno stato di grazia durante il quale diventava la voce narrante di un evento ineluttabile, fosse un dramma epico o il teorema di Pitagora oppure l'ultimo episodio di cronaca cittadina.

"In quanto alla tribù di selvaggi... c'erano migliaia di senzaterra che risalivano le coste del Mediterraneo... anche dal medioriente... tra questi, gli esuli della Ta-she, la Terra del Lago, ad ovest della valle del Nilo.

* * *


L'affluente che formava tale lago si chiamava Bahr Jussuf ed ospitava sulle sue rive cacciatori e pescatori sin dall'età della pietra. Anche qui esisteva un culto di Ercole e di un dio-coccodrillo. Un brutto giorno arrivarono i faraoni del Medio Regno. Scacciarono i vecchi abitanti e iniziarono la bonifica del luogo, paludoso e alluvionale. Dunque vi costruirono città e piramidi; la fertile regione prese il nome di el-Fayum. Ma per gli esuli iniziò invece il lungo viaggio alla ricerca di un mondo nuovo in cui vivere. Fu così che i figli di Ra, il Sole Raggiante, giunsero fino a quelle gran piramidi naturali che sono le Alpi. In una località della Val Camonica oggi chiamata Zone, certo restarono stupefatti alla visione delle piramidi moreniche tanto da considerarlo un segno degli dei e nominare "Iseo" il lago color turchese e lapislazzuli sullo sfondo. Alcuni si fermarono lì. Altri preferirono seguire il corso dei fiumi che scendevano verso la pianura. In particolare l'Olona, che in certe stagioni dilagava tra i boschi, per molti chilometri intorno al suo letto. Qui piantarono le palafitte i figli di Ra, e vissero a lungo felicemente di cacciapesca da queste parti, come già sulle rive del Bahr Jussuf."

"Dev'esserci qualcosa di vero" interloquì Erminia "dato che realmente alla cascina Ranza di via Filargo trovarono, molti anni fa, tutto un arsenale di armi dell'età del bronzo. E proprio lì, in precedenza, passava un ramo dell'Olona."

"Precisamente questo che passa da San Cristoforo."

"Dalle oasi radiose alle nebbie della Padania! Ma da dove le tira fuori tutte queste notizie, professore?" esclamò Mauro.

"Il professore ha un metodo" spiegò il maestro Ferdinando, detto Ferdi "come un segugio segue le piste olfattive, così lui segue le tracce fonetiche e linguistiche."

"E come fa con le coincidenze? È facile confondere."

"Metto insieme dieci punti di coincidenza, come per le impronte digitali."

"Quali coincidenze?"

"Coincidenze di vario tipo, immagino, non solo linguistiche."

"Senza fonti scritte?"

"Le impronte linguistico-fonetiche sono più che fonti scritte. Si dice che il linguaggio sia il più gran Regno e la maggior Memoria di tutti coloro che ci hanno preceduto" disse Erminia.

"Professore, ma Lei non insegna matematica? Non fa il linguista di professione."

"Infatti lo faccio per passione. Per questo mi può credere sulla parola: non ho interessi da difendere se non la verità. O meglio, il mio interesse per la verità."

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