Eid-Olon - capitolo 8

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I nuovi barbari

La domenica mattina la mostra aprì alle otto e la gente cominciò ad affluire, affollandosi in coincidenza con l'uscita da ogni messa. Il Presidente si aggirava tra i visitatori, fingendo di osservare i quadri, per poter captare qua e là dei commenti spontanei. Il quadro classificato al primo posto era un bello scorcio della chiesa dall'alzaia, dai toni caldi, con il campanile in particolare evidenza.

Al secondo posto, una prospettiva dal sagrato verso Porta Genova, l'angolo della chiesa e il ponticello grazioso con subito alle spalle, incombente, il ponte in ferro, ingentilito però dalla nebbiolina, e il cielo che già ingrigiva. Il terzo premio era stato assegnato invece ad un bianco e nero fotografico, tecnica oramai rara ma sempre in grado di sorprendere col prezioso gioco dei toni. Tuttavia l'attenzione della gente s'appuntò su quel soggetto di cui s'era tanto parlato, ma sottovoce, perché a nessuno piaceva passare da credulone o visionario. Osservavano avidamente. Tanti però dichiaravano di non vedere niente e non si curavano di nascondere la loro delusione. A mezzogiorno il Presidente tenne un breve discorso; ringraziò gli sponsor, consegnò le medaglie ai vincitori ed i buoni-acquisto, assegnati dal Comitato Esercenti di S. Cristoforo a loro insindacabile giudizio, infine invitò tutti al rinfresco "in piedi", consistente, data l'ora, in aperitivi e snack. Poi avvenne l'imprevisto.Quella notte stessa, i locali furono visitati dai vandali. Segnarono metodicamente tutte le opere con vernice spray. Anche i cassetti nell'ufficio risultarono scassinati: mancava una modesta somma, oltre ad alcuni negativi di foto che vi si trovavano in deposito. I danni comunque non furono gravi per gli olii, che un restauratore ripulì perfettamente, mentre, per le foto, il Circolo s'impegnò a farle ristampare utilizzando i negativi rimasti in mano agli autori. Passarono alcune settimane. Il Presidente voleva parlare con il corniciaio, e tornò a S. Cristoforo, verso sera."Tutto sommato, è stata un'esperienza positiva, anche se non tutto è andato liscio" pensava. "La gente ha partecipato; gli sponsor hanno ricavato un bel po' di pubblicità; il quartiere ha ricordato con orgoglio le proprie origini, il Cenacolo degli Artisti ha potuto dare un quarto d'ora di celebrità ai suoi migliori elementi. Il Circolo ci ha guadagnato alcuni bei quadri, acquisiti come da regolamento al patrimonio dell'Associazione. Ed anche quest'anno sta per tornare la Santa Pasqua."

Ma c'erano brutte notizie al negozio di cornici. L'artigiano doveva chiudere; qualcuno aveva acquistato quegli spazi per ristrutturarli in abitazioni. Il corniciaio si stava organizzando per trasferirsi fuori Milano. Non c'era motivo di parlare del concorso, acqua passata.

"Eh, tutto cambia, tutto" commentò tristemente il Presidente, che in fondo era un gran sentimentale. Intanto un cliente fece in tempo ad informarli che l'architetto Dionigi e Aristide Guido avevano fondato insieme una società chiamata "Vicus", che si sarebbe installata nel vecchio palazzo di proprietà comunale affacciato sull'Olona.

Vicus? E cosa vorranno farci con una roba simile qui a S. Cristoforo? Rimuginava il Presidente mentre, uscito dalla Cascina Palazzo, passava in rassegna i negozi di via Ludovico il Moro, se per caso non ci fossero altre novità. Sembrava tutto in ordine. Qualcosa, però, nell'insieme dei suoni e delle voci che costituivano il rumore di fondo, "la voce" di S. Cristoforo, era cambiato, o forse, mancava.

* * *

POCHI PASSI, e vide il cancello a pannelli di ferro che chiudeva completamente la visuale sul fiume. Il fragore del salto d'acqua ne risultava smorzato e deviato e non la vinceva sul boato del traffico urbano. Il vecchio fiume non luccicava più tra le margherite gialle grosse come girasoli. Una quinta naturale s'era chiusa davanti S. Cristoforo, e S. Cristoforo non era più lo stesso. Era come togliere l'angelo dal Riposo in Egitto di Caravaggio: restavano i protagonisti, il luogo era quello, ma era scomparsa la musica e la visione del trascendente. La Grazia non illuminava più l'opera dell'uomo...

"Milano ha sempre messo dietro un muro qualsiasi cosa bella. Milano ha paura della bellezza condivisa, ha paura che scateni guerre come Elena di Troia. Hanno sequestrato il fiume. Peccato!"

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