Eid-Olon - capitolo 3

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Il luogo dell'acqua

Elena mise guinzaglio e museruola al cane Fog. Gettò un'occhiata allo specchio prima di uscire per controllare che ogni cosa fosse in ordine. Il tailleur Pince-of-Galles, il trucco leggero, il caschetto bislungo di capelli color biondocenere, a sfiorare appena le spalle.

Constatò con un certo compiacimento che anche Fog le si intonava, col suo corto pelo grigio screziato di bianco. Fog l'aveva trovato lei, ferito ed in condizioni miserrime. Suo marito Luigi, veterinario, era stato bravo a salvarlo. Dopo non erano riusciti a liberarsene, ormai l'amavano tutti in famiglia, specie la piccola Miriam, perché Fog aveva verso di loro lo sguardo della gratitudine più profonda, che mai avevano riscontrato in alcun essere umano. Paradossalmente, la prerogativa più bella d'un umanità ideale... era dote di un cane. Ma che cane! Sembrava uno di loro, aveva l'aria di seguire le vicende famigliari con la più costante e protettiva partecipazione.

Dunque da Santa Rita attraversarono Piazza Ohm e, percorrendo la via Morimondo, si trovarono davanti alla chiesa di S. Cristoforo. Al ponte ferroviario, Elena si sporse a guardare il fiume. L'acqua del Naviglio vi si gettava dentro con fragore. Qui sua figlia aveva scattato la foto che tante strane e gratuite polemiche aveva causato.

Tuttavia l'inquadratura non corrispondeva, perché da quel punto la visuale risultava in parte chiusa dagli alti cespugli fioriti dell'argine. Passò sotto il ponte uscendo in viale Cassala. Lo costeggiò sulla destra. Pochi passi, ed uno degli archi presentava un passaggio verso il fiume, dove la donna s'infilò, preceduta dal cane.

Proprio qui Miriam doveva aver scattato la foto. L'acqua gonfia, veloce, ombreggiata dalle folte macchie degli alberi, il fondo pietroso, avevano creato l'illusione di parvenze umane e il sospetto di trucchi poco pertinenti con lo spirito del concorso.

Fog si mise ad uggiolare in modo insolito. Giù in fondo al viottolo era fermo un pittore, col suo cavalletto. Dipingeva a piccoli gesti rapidi, la berretta con la visiera bassa sulla fronte, l'aria concentrata.

Elena non se la sentì di disturbarlo e girò sui tacchi, ripercorrendo i pochi metri fino al ponte, il viale e poi ancora a sinistra, verso la chiesa.

Ma c'era un altro pittore all'angolo di via Ludovico il Moro. E sembrava il gemello di quello che dipingeva giù alla riva. Oddio, identico anzi. Cos'avrà mai questo fiumiciattolo da attirare così tanti artisti?, si chiese la donna nel passargli alle spalle, e tirò forte il guinzaglio, perché il cane era scattato giù dal marciapiedi buttandosi pericolosamente al centro della carreggiata.

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