Le famiglie del Borgo unite per salvare la Villa di Castellazzo

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Il caso: Le antiche corti che furono residenza anche dei marchesi Crivelli
Sospeso lo sfratto per un vincolo della Soprintendenza

L’articolo di Paola D’Amico, è tratto dal «Corriere della Sera» del 27 aprile 2014

Nell’aia della Corte Grande c’è parcheggiata una vecchia Panda color ruggine. Elisa Albricci sorride. «La uso come legnaia. E’ meno umida della casa». I muri delle due stanzette al piano terra dell’immenso Borgo Agricolo, che sorge accanto a Villa Arconati, a Castellazzo di Bollate, dove un tempo hanno vissuto centinaia di famiglie, braccianti, poi allevatori come i suoi genitori, trasudano umidità. «Cosa faranno del borgo?» domanda Elisa. Anche lei, come gli altri trenta abitanti rimasti, ha da tempo uno sfratto.

La proprietà ha, per ora, sospeso l’allontanamento dei pochi residenti. Dal 2011, infatti, la Soprintendenza ha esteso anche alle Corti dei Contadini la stessa tutela culturale e monumentale della Villa e del suo Giardino. E sotto vincolo, come se non bastasse il fatto d’essere in pieno Parco delle Groane, sono stati posti anche i terreni per un’ampia zona attorno al Borgo. Un colpo secco ad ogni ipotesi di speculazione. A chiedere il vincolo, quattordici anni fa (il 24 giugno ‘97) furono alcuni cittadini di Bollate, gli «Amici di Castellazzo», preoccupati che il passar di mano in mano di immobiliari, dopo l’uscita di scena della marchesa Crivelli, potesse tradursi in uno snaturamento dell’insieme. 

Siamo a pochi passi dall’area interessata dai lavori di Expo 2015. Ma qui non ci sono cantieri. Eppure quel poco che è stato restaurato - la fontana e l’antistante la limonaia con la Torre delle acque (e gli ingranaggi nei quali qualcuno vede la mano di Leonardo da Vinci) - è sufficiente a far pensare a questo luogo come ad una Versailles in miniatura. E, poi, ci sono i dettagli meno visibili (come i cassettoni di legno dipinti della villa, che s’intravedono appena da fuori), i giardini alla francese costellati di luoghi evocativi: il teatro di Andromeda, speculare la Statua di Ercole, il teatro di Diana con la fontana dove c’erano i giochi d’acqua, e quello di Nettuno, i grandi viali che portano nel bosco delle querce secolari.

 

Elisa Albricci è una testimone di un passato già decadente ma ancora pieno d’umanità. Lo dice con un gesto, mostrando con orgoglio la piccola foto in bianco e nero della Marchesa Giustina, che la figlia Donna Beatrice Crivelli donò a tutti i contadini quand’ella morì, nel ‘66. La Villa di Castellazzo è un monumento storico unico, “citato nelle incisioni di Marcantonio dal Re nel 1743 e da Carlo Goldoni”. Era poco più di una nobile casa di campagna, costruita sui resti di un antico fortilizio medioevale, quando nel 1610 il conte Galeazzo Arconati ne divenne il proprietario, avviando la realizzazione di quella che sarebbe stata fino alla fine del Settecento la più imponente Villa dello Stato di Milano. Accanto s’ampliò il borgo, con le ampie corti incastonate una nell’altra (Case Nuove, Corte Grande, Corte del Fabbro, Corte dei rustici con le stalle e l’aia).

Negli anni Ottanta, la residenza di Castellazzo è stata venduta dagli ultimi eredi ed è già passata di mano da tre immobiliari. Il borgo è stato anche il set per un film sulla Resistenza «Il sole sorge ancora», ambientato tra la fine del 1945 e i primi mesi del ‘46 (con tra i protagonisti un giovane Carlo Lizzani), oggetto di convegni e dibattiti. I rischi immobiliari sembrano tramontati nel Parco delle Groane a Castellazzo di Bollate, si tratta adesso di conservare la cultura agricola del luogo.

Gli Amici di Castellazzo, hanno avviato anche una sottoscrizione popolare per il restauro della Fontana della Corte Case Nuove. Un atto simbolico per «manifestare la volontà di tutela dell’identità culturale del Borgo». Il portavoce Giancarlo Fecchio spiega: «E’ uno dei più bei paesaggi di Lombardia. Certo la nostra battaglia per i vincoli ha costituito un problema per chi voleva speculare, ma la prospettiva culturale di questo luogo non ha eguali. Adesso però, ottenuta una tutela più stringente, rassicurati gli abitanti, intendiamo proseguire, orientandone il restauro, affinché Castellazzo possa conservare la bellezza del paesaggio e la sua autentica identità storica. Per questo motivo, organizzeremo un Convegno, nel pomeriggio di domenica 22 giugno in Villa Arconati».